6 settembre 2024

Orientarsi in città con lo stradario del degrado: che distanza tra istituzioni e cittadini!

Le cronache di decenni fa raccontano che nella Milano del maggio 1945, dopo le giornate convulse che chiusero la Seconda guerra Mondiale, per orientarsi in città ci si doveva arrangiare. Gli Alleati cominciavano a prendere il controllo dei gangli strategici cittadini – come a Cremona e nel resto di quella Italia appena liberata – mentre i servizi comunali, nel bene o nel male, avevano subito quantomeno un rallentamento a causa di quel vuoto, e successivo passaggio, di potere nella gestione cittadina. Si racconta che i milanesi avvezzi alle battute avevano coniato una sorta di “stradario urbano informale” che si basava su quella nuova situazione che si era venuta a creare in città, ad esempio: “La stazione Centrale? Trova il gruppo di soldati neozelandesi nelle tende e sei arrivato”, oppure “La sede dell'Università? Basta incontrare il drappello di soldati brasiliani ed è proprio lì dietro”, “I francesi non più davanti alla Scala, adesso sono davanti a Palazzo Marino, davanti al Teatro ci sono gli australiani, mentre se incroci gli scozzesi sei a due passi dal Duomo”, un modo di certo originale per orientarsi in una città dove il degrado, visto il periodo storico, era ovviamente palpabile, una città che doveva ritrovare determinati equilibri tenendo presente come evolvere dalla situazione in cui si era trovata.

Le cronache locali sono, da tempo, piene di segnalazioni, richieste o obiezioni sullo status di un degrado, sotto vari punti di vista, di una città che mostra diverse criticità oltre a quelle che già storicamente si presentano. Segnalare, chiedere, far presente, sia con strumenti personali o attraverso le pagine di qualche periodico determinati problemi è cosa importante, è fondamentale per quel rapporto che forma il collante di una società sempre più rivolta a vedere determinate aspettative ridursi, è democratico e a volte liberatorio insomma, può diventare un passaggio necessario per riuscire ad affrontare meglio un problema. E' la base di partenza per una convivenza tra cittadini e istituzioni che origina la possibilità di rendere pubbliche determinate magagne nel tessuto cittadino, la libertà di parola e di espressione, all'interno dei termini legali, rappresentano il fulcro di una bilancia che dovrebbe mettere in equilibrio le necessità quotidiane di un cittadino con le scelte fatte nei confronti dello stesso. Il problema è quando determinate situazioni di degrado urbano, a volte macroscopiche altre volte fortunatamente molto più piccole, vengono bellamente ignorate nonostante le segnalazioni o, peggio ancora, vengono affrontate soltanto perché rese pubbliche, è peggio perché racconta di una distanza tra istituzioni e cittadini che quel collante farà sempre più fatica ad avvicinare. Trovarsi in una città e dare indicazioni del tipo “dopo il ponte crollato da due anni giri a destra” oppure “se trova la spazzatura del mese scorso per strada deve girare a sinistra” non ha lo stesso senso di un contesto storico di 80 anni fa quando gli Alleati entrarono nelle varie città del nord Italia, non è così brillante come le musiche delle cornamuse scozzesi e le motivazioni di fondo non sono di certo le stesse. Non è formativo di un rapporto fiduciario tra le persone e le scelte di tutti i giorni di coloro che possono attuarle, il dover tornare a chiedere, implorare o far presente che alcune cose non funzionano ha un gusto aspro, al limite del fastidioso, perché racconta, con una narrazione poco piacevole, di come un rapporto di fiducia possa incrinarsi a volte in maniera difficile da recuperare. Si dice che nel Reame il problema non è mai quando il popolo protesta contro il Re ma quando ironizza sull'operato del Re e della sua corte, a quel punto vuol dire che problemi vecchi e nuovi si stanno accavallando, con il rischio che, una volta presa la decisione di affrontarli, le persone non si attivino per trovare una soluzione che riporti in equilibrio quella famosa bilancia.

Ascoltare, capire e cercare di programmare ciò che accade in una città è il primo passo per affrontare le segnalazioni che, spesso, arrivano da privati cittadini o dai media, è importante osservare una città nella sua interezza e non concentrarsi sulla vivibilità soltanto di alcune, o poche, zone, per poi quasi dimenticarsi di altre aree o di altre tematiche. Non si vince il campionato sperando soltanto negli autogol degli avversari. La vivibilità quotidiana non sta nel non avere problemi, ma nel non sentirsi lasciati soli davanti a questioni che, magari, ci toccano in maniera differente da altri ma che sono comunque rivolte al benessere cittadino nella sua completezza, fatto che genera un piccolo passo avanti nel rapporto e nel dialogo tra le parti. In un mondo perfetto – probabilmente la realtà più noiosa che esista – nella cronaca non troverebbero spazio le proteste e le segnalazioni ma, per fortuna, viviamo in un mondo imperfetto, dove il confronto può rendere una maggiore fiducia tra coloro che vivono all'interno di un tessuto sociale. Non si chiedono miracoli, quelli non li fa nessuno, ma una attenta e presente gestione dei passaggi che, se ignorati, danno origine a quel degrado che finisce, troppo spesso, sulle pagine personali o dei vari quotidiani di vario tipo. 

Marco Bragazzi


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commenti


evvai

6 settembre 2024 20:57

Non ascoltare : è questo il perfetto (uno dei tanti) segnale di continuità tra questa amministrazione e le due sciagurate precedenti!

Stefano

8 settembre 2024 08:51

A proposito di segnalazioni di disagi..il tratto di via Trebbia che dà su via Eridano, fondamentale svincolo per chi deve recarsi sulla circonvallazione e sulle deviazioni adiacenti, chiuso ormai da mesi, per quanti altri mesi resterà chiuso al traffico ma aperto solo ai caprioli che dovessero poi buttarsi nei canali o a qualche lupo di passaggio?