5 febbraio 2024

Paolucci innamorato della bellezza, anche quella dei violini

È scomparso nella notte Antonio Paolucci, una delle personalità più importanti della politica culturale italiana e tra gli storici dell'arte più significativi del secondo Novecento. Lungo e qualificatissimo il suo impegno istituzionale: ex sovrintendente al Polo museale fiorentino, ex Ministro dei Beni Culturali negli anni '90 con il governo Dini, ex direttore dei Musei Vaticani; come ha ricordato oggi Cristina Acidini, presidente dell'Accademia delle Arti del Disegno ed ex sovrintendente del Polo museale fiorentino, «Antonio Paolucci è stato un uomo di straordinario valore civile e morale, dirigente dei più alti ranghi della tutela del patrimonio storico artistico e del restauro in Italia, una delle figure più nobili di un nuovo umanesimo». 

Accanto alle testimonianze più qualificate apparse in queste ore sui quotidiani nazionali, si desidera offrire un modesto ricordo personale per rammentare anche il particolare impegno di Antonio Paolucci per gli strumenti musicali ed una sua non comune sensibilità mostrata nel corso degli anni per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio musicale.  

Tra le molte occasioni citabili, due sono particolarmente significative: una del 1993 a seguito dell’esplosione di via dei Georgofili ed una più recente, del 2018, in occasione del restauro di due strumenti musicali sinistrati dal sisma delle Marche del 2016. La prima circostanza del 1993 lo vide particolarmente attivo, come sovrintendente fiorentino, nella verifica dei danni al mezzanino di Palazzo Vecchio vicinissimo alla tristemente nota via dei Georgofili ove il 27 maggio 1993 fu fatto esplodere un ordigno che causò la rottura di diverse finestre del Palazzo Vecchio con conseguenti e significative lesioni delle vetrine espositive che lì conservavano gli strumenti musicali antichi del Museo del Conservatorio Cherubini di Firenze. Pronto ed immediato fu il suo intervento, coordinato con l’allora conservatore della Collezione del Conservatorio, prof. Vinicio Gai, che consentì ai beni musicali di pregio di essere messi in sicurezza. Non molti anni dopo, in qualità di Ministro dei Beni culturali e Ambientali, fu tra i promotori di una ricollocazione della collezione del Conservatorio Cherubini – che comprende anche la notissima viola tenore di Antonio Stradivari del 1690 – presso la Galleria dell'Accademia avvenuta il 15 maggio 1996 (Antonio Paolucci si dimise da Ministro il 18 maggio 1996).

Altro ricordo, più recente, la presenza di Antonio Paolucci il 9 aprile 2018 a Milano presso il Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” ove fu presentato il restauro di due strumenti musicali ad arco restaurati a Cremona a seguito del danneggiamento del sisma delle Marche del 2016. Una operazione di restauro complessa, precedentemente illustrata presso l’Academia Cremonensis alla presenza del soprintendente Gabriele Barucca e del sindaco di San Ginesio Mario Scagnetti, della quale Antonio Paolucci si interessò e volle sapere storia, procedure e particolari, mostrando un vero e non comune interesse per gli strumenti musicali antichi. L’incontro al museo diocesano di Milano fu anche l’occasione per ricordare il ruolo, ricoperto anni prima, di Commissario straordinario per la basilica di San Francesco di Assisi, quando Paolucci coordinò il recupero della basilica per il Giubileo del 2000 tra un generale sentore di utopia misto a scetticismo e incredulità: una delle più grandi lezioni che l’Italia ha saputo offrire al mondo in tema di conservazione e restauro artistico post-sismico.

In questa giornata mesta appare dunque doveroso il ricordo di uno studioso capace di appassionare e di trasmettere un altissimo senso di meraviglia davanti all’analisi di un'opera d'arte generalmente intesa, sia che si trattasse di arte figurativa, di un paesaggio, o di una qualsiasi manifestazione della natura o dell'uomo in grado di trascendere l'ordinario.

Ciò che ha consegnato agli studiosi di beni culturali è la domanda “che cos’è la bellezza?”, la cui risposta, o semplicemente un modestissimo tentativo di trovarne una, potrà dare ancora motivazioni sufficienti alle giovani generazioni per approcciarsi con cura e dedizione all’analisi dei capolavori dell’arte, ai temi della conservazione, della tutela, della salvaguardia del patrimonio culturale della Nazione. Un amore appassionato per l’arte nel suo complesso e un lucido resoconto di cosa significa avere cura dei beni culturali: questo, se si vuole, il testamento spirituale di Antonio Paolucci.

Fabio Perrone


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