Per Cremona, va bene la modernità ma tutelando l'identità
Nel tempo numerosi cambiamenti hanno modificato l’identità di Cremona. Basti citare la riconfigurazione del centro storico che, fra distruzioni e interventi di presunta modernità, ha perso i caratteri che lo connotavano.
Ma questa è storia e, se su di essa si possono esprimere giudizi anche trancianti, si deve prendere atto che il tempo non è reversibile. Poco serve battersi il petto o cospargerci il capo di cenere, oggi è necessario e doveroso avere uno sguardo rivolto al presente che va oltre l’immediato e tiene conto del futuro. Vanno progettati e posti in essere processi di salvaguardia e al contempo di sviluppo che consentano a Cremona di contemperare le attuali esigenze con quelle intrinseche alla sua identità. Da quest’ultima si deve ripartire: in essa si trovano i segni forti cui è necessario porre attenzione. Oggi si ha la sensazione che il passato sia avulso dalla realtà. Fortunatamente la città è viva: al di là dei malumori si avverte un concreto bisogno di riannodare le fila con la storia.
Sin qui i buoni intenti, ma di “buoni propositi è lastricato l’inferno”. È quindi d’obbligo essere concretamente propositivi. La città è primariamente museo di se stessa. La sua storia è ripercorribile solo nella sua reale consistenza urbana in cui le sue opere, grandi o piccole che esse siano, vanno mantenute e salvaguardate negli spazi che ad esse competono. La storia non si fa neppure con dotte citazioni, ma conservandone le memorie. Per comprendere qualsiasi opera, che appartiene alla città e la caratterizza, è doveroso mantenerne la contestualizzazione. Un’opera è realmente fruibile nell’ambiente in cui essa si è storicizzata. Se ogni bene ha una propria “naturale” collocazione, la città invoca di non essere stravolta. La città, “il luogo sacro alle muse”, deve continuare a testimoniare la sua cultura. Il museo, come è stato pensato dopo la rivoluzione francese, è una sorta di antologia. Il museo ha una propria ragion d’essere solo quando le opere ivi collocate hanno perso gli spazi per i quali erano state realizzate. In altri casi il museo costituisce di per sé una violenza alla storia.
Proprio per mantenere viva la città nella sua identità diviene necessario porre attenzione a due proposte di progetti oggi di particolare attualità: il cappotto degli edifici e i pannelli fotovoltaici sui coppi. Premesso che la realizzazione dei cappotti può essere giustificata solo là dove i muri esterni non abbiano spessori utili alla coibentazione naturale, diviene d’obbligo valutare i pro e i contro prima d’incorrere in scelte che, sui lunghi tempi, potrebbero mostrarsi inopportune per non dire peggio. Analogamente i pannelli fotovoltaici non vanno istallati su edifici del centro storico. I tetti rossi di Cremona vanno mantenuti nella loro specificità. Scelte mimetiche costituiscono di per sé un “falso storico”. Un edificio è tale nella sua congrua identità tecnico-costruttiva che ne ha consentito le scelte estetiche. Lo smaltimento dei pannelli, quando questi diverranno obsoleti, non è certo questione da sottovalutare.
Ma veniamo ad un terzo tema: quello dell’ambiente. Scelte sui tempi brevi, che oggi sembrano la panacea di tutti i mali, vanno valutate rispetto ai tempi lunghi. Scelte operate in vista di rimedi veloci, si possono tradurre in fallimenti a lungo termine. La questione merita uno studio che vada ben oltre interessi immediati. Vanno valutate con rispetto le posizioni scientifiche di chi non condivide proposte che valutano solo il hic et nunc. L’attenzione al “qui ed ora” ci ha portati all’attuale disastrosa situazione che affligge l’ambiente. Gli slogan lasciano il tempo che trovano. Di questo dovremmo esserne tutti consapevoli. Non va dimenticato che è latente il percolo che il “green” si trasformi in “grey”.
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commenti
Danilo Codazzi
14 febbraio 2021 13:19
Concordo con l'analisi in generale. Dai tetti del centro storico , farei togliere pure le antenne tv, rami secchi di una tecnologia che se ne sta andando . Ma vorrei spostare il discorso più nello specifico . Restaurare le mura medioevali della città, esempio porta Mosa , che andrebbe ripulita, in cui ci si portano i turisti raccontando la storia di Zaneen de la Bala, con rievocazioni in costume.
Fare concerti estivi sotto le mura darebbe ossigeno alla città e si racconterebbe ai giovani cosa è stata Cremona nei secoli.La questione merita un più attento studio e soprattutto volontà di farcela
anna
14 febbraio 2021 22:26
Condivido pienamente il progetto di far conoscere la storia di Cremona attraverso un approccio coinvolgente delle sue testimonianze storiche. E' indubbiamente il modo migliore per catturare l'interesse, la curiosità e il desiderio d'approfondire.