17 settembre 2023

Perdono, ma non dimentico!

Perdono, ma non dimentico”, quante volte abbiamo sentito o ci siamo ripetuti questo adagio ormai entrato a pieno titolo nel gergo popolare. Un modo molto elegante per comunicare che momentaneamente si depone l’ascia di guerra, ma al prossimo sgarro o errore la punizione sarà inesorabile e sarà aggravata dagli interessi! Quel “non dimentico”, infatti, dimostra ancora un astio, un rancore che sono i figli prediletti dell’odio e della rivalsa! Perdonare, almeno secondo la Scrittura, significa dimenticare: Dio, una volta assolti i nostri peccati, li getta alle spalle e per lui siamo creature nuove, purificate, pronte a rimetterci in cammino sulla strada della conversione permanente. Dio non cova il risentimento, non medita vendette: il suo respiro è il perdono! 

Per l’uomo, invece, il perdono è l’esercizio più difficile da compiere perché presuppone un’umiltà fuori misura, una mitezza eroica, un autocontrollo quasi perfetto!

In effetti perdonare, per molti, significa quasi “coprire” il male subito, abdicare ad una giustizia che è sempre garante della vittoria del bene. Come se il perdono fosse una mano tesa verso il prepotente, l’arrogante, l’aguzzino, l’iniquo! Una sorta di connivenza con il male!

In realtà perdonare significa concedere a chi ha sbagliato la possibilità di riconoscere il proprio errore, anche di emendarlo, ma di non venire bollato, schiacciato o perseguitato da esso: il cristiano è consapevole che l’uomo è qualcosa di più dei gesti che pone in essere, dei peccati che compie! Perdonare significa concedere una rinascita umana e spirituale, l’occasione di dimostrare di essere migliori dei propri atti. 

Umanamente - lo sappiamo bene - tutto questo è difficile da concretizzare! La nostra propensione al male, la nostra paura di essere considerati dei pavidi e degli sconfitti, il nostro desiderio di primeggiare sempre, di gustare la vittoria su tutto e su tutti, ci porta, invece, a vendicarci, a rispondere con la stessa moneta! E non ci rendiamo conto di ingigantire ancora di più questo male nel nostro cuore, come in quello di chi ci ha fatto il torto! Un fiume in piena che, senza quasi accorgerci, travolge tutti, rendendo la nostra quotidianità sempre più nervosa, violenta, arrabbiata. 

Per vivere, dunque, nella logica del perdono e della misericordia dobbiamo imparare a sincronizzare il battito del nostro cuore con quello di Dio. Il suo respiro con il nostro!

Pietro che sente dentro di sé tutta la distanza tra il messaggio d’amore del suo Maestro e la sua capacità di misericordia e di riconciliazione mendica da Gesù un chiarimento, un aiuto, una parola che possa illuminare il “lato oscuro” del suo cuore. L’apostolo ha compreso che solo con Cristo l’uomo può trovare la forza e il coraggio di superare sé stesso, di perdere qualcosa di sé perché confortato dalla promessa di guadagnare ciò che è imperituro: la felicità, la vita eterna, quella bellezza divina che completa e dona pienezza all’esistenza!

La fede, questa capacità di abbandonarsi a Dio, mettendogli nelle sue mani la propria vita, conduce l’uomo ad essere ancora più uomo, ad arricchire la propria umanità: essa non promette solo un oltre di felicità e di gioia, ma assicura fin da subito una vita intensa e piena, ricca di stimoli al bene, a relazioni autentiche.

Il perdono – ed è questo il messaggio di questa domenica di metà Settembre - nasce anche dalla scoperta di essere continuamente perdonati dal Signore: se c’è uno che mette in pratica l’invito a perdonare settanta volte sette al giorno, quello è proprio Gesù! Se davvero provassimo a pensare quanta pazienza Dio ha nei nostri confronti, quante occasioni ci offre per riprendere con gioia e fierezza il nostro cammino… forse riusciremmo ad avere occhi un po’ più indulgenti nei confronti del nostro prossimo. Invochiamo da Lui misericordia, ma noi per primi siamo pronti a donarla?

Infine non dimentichiamoci che il perdono fa bene anche a chi lo concede! Il rancore, infatti, non fa altro che ricordare alla vittima ciò che ha subito: è, in ultima analisi, una amplificazione, una attualizzazione del male. Il rancore continua a mantenere vivi gli effetti del torto subito e quindi genera sofferenza, dolore e un legame malvagio con il prepotente.

Grazie al perdono l’offeso si libera dalle maglie del rancore e quindi dagli effetti del male a cui è soggiogato. Il perdono è un grande esercizio di libertà e di profonda serenità interiore. Perdona e ti sentirai meglio!

 

Claudio Rasoli


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commenti


harry

20 settembre 2023 10:18

"Perdono ma non dimentico", potrebbe anche voler dire che perdono perché ho subito un torto, ma non dimentico nel senso che assumerò le legittime difese necessarie a non subire un ulteriore torto, dopo che ho perdonato. Chi ha perdonato ha "deposto l'ascia di guerra" che non ha mai brandito, ma, probabilmente, non l'ha deposta la controparte!

harry

20 settembre 2023 11:19

"Perdono ma non dimentico", potrebbe anche voler dire che perdono perché ho subito un torto, ma non dimentico nel senso che assumerò le difese necessarie e legittime per non subire un ulteriore torto, dopo che ho perdonato. Chi ha perdonato ha "deposto l'ascia di guerra" che non ha mai brandito ma, probabilmente, non l'ha deposta la controparte!