Piante: monumenti vivi
Credo sia palese ai più che le scelte delle amministrazioni vengono realizzate nei periodi estivi. Sembra che l’assenza dei cittadini costituisca, per così dire, un lasciapassare delle vacanze che dovrebbe mimetizzare o minimizzare interventi la cui legittimità è, per lo meno, controversa. Due sono le considerazioni che fanno capo ad una psicologia spicciola: “Occhio non vede …” con quel che segue!; al contempo: “cosa fatta capo ha”. Questa sembra essere la strategia in uso.
Forse però, rispetto alle ferie, un po’ di ritardo nell’operazione di abbattimento degli alberi ha consentito la vigilanza di molti cittadini. Più voci si sono levate. Si è trattato non di semplici lamentele, ma di puntuali osservazioni che hanno fatto riferimento alle procedure seguite dal Comune. Non a caso i consiglieri dell’opposizione hanno puntualizzato come non siano stati ottemperati vari passaggi che il Comune avrebbe dovuto seguire.
La contrarietà rispetto all’eliminazione, posta in essere in questi giorni, di tante essenze arboree, sorge prevalentemente dall’impossibilità di verificare se quanto è stato decretato trovi conferma nella realtà dei fatti. La mancanza di un confronto, la prosecuzione nell’attuare il piano, la totale disattenzione a quanto tanti cittadini hanno osservato sono solo alcune fra le condizioni che inducono a percepire una lontananza incolmabile fra l’amministrazione e la cittadinanza. Oltre qualche osservazione, che non argomenta puntualmente le scelte poste in essere, sembra che il disinteresse per l’opinione pubblica regni sovrano.
Il metodo dell’Amministrazione lascia perplessi soprattutto dopo che si è chiesto un fattivo confronto. La normativa, come già si è fatto cenno, è stata trascurata e si sono omessi passaggi fondamentali. Si debbono tenere in debito conto le osservazioni delle associazioni e dell’opposizione. Ignorarle non è certo segno di democrazia. Su questo punto è indispensabile un confronto. Il dibattito non deve riguardare la complessiva scelta dell’abbattimento degli alberi, ma l’attenzione va rivolta a ciascuno di essi.
Sin qui la questione ha riguardato gli ecologisti, ma vi è un tema specificamente urbanistico che va affrontato. Ciò che lascia parecchio turbati è ben altra questione che supera i confini della nostra Città e fa riferimento alla legislazione nazionale. Gli alberi costituiscono un patrimonio monumentale. Bene hanno fatto coloro che si sono appellati alle condizioni ambientali della nostra Città. Il tema della salute è certamente prioritario ed il verde è preposto alla sua salvaguardia. Ma c’è di più. Si deve osservare infatti che, come gli edifici identificano un ambiente cittadino, analogamente le piante costituiscono un patrimonio paesaggistico urbano. Nei nostri viali non ci si aspetta di vedere, ad esempio, un pino marittimo!; ben altre sono le essenze autoctone. Queste di per sé, con la loro presenza, identificano non solo il territorio, ma anche la sua storia. Mentre narrano come l’ambiente si sia modificato per cause diverse, segnalano l’uso cui esso è stato sottoposto dall’uomo. Chiedersi, ad esempio, perché e come i due viali principali di Cremona, viale Trento e Trieste e viale Po, abbiano trovato un equilibrio fra architettura e piantumazione è questione che non può separare i due termini. Non capire questo significa negare a priori la storia della nostra Città e il suo evolversi. Soprattutto significa non comprendere perché il “viale” sia divenuto un’importante struttura urbana che si coniuga con la trasformazione della Città a partire dall’abbattimento delle sue porte. Il viale a Cremona è struttura che segnala la sua trasformazione e il cambiamento antropologico che la Città ha subito dalla fine del XIX secolo agli inizi del secolo successivo.
A tale proposito mi è caro ricordare come Roberto Pane, uno dei maggiori teorici del restauro, particolarmente attento alla complessità della città, sottolineava l’importanza monumentale degli alberi. L’Architetto napoletano, uno degli esponenti maggiori del restauro critico ed amico ed estimatore di Benedetto Croce, osservava infatti come la presenza degli alberi costituisca l’approccio che i cittadini hanno avuto e hanno nei confronti della natura. La presenza delle piante documenta un rapporto sottile fra generazioni. Tradizioni secolari, osservava Pane, sono rispettose delle piante perché “narrano”, perché testimoniano eventi passati, perché costituiscono segnali che nella coscienza collettiva sono divenuti degli archetipi identificativi la città. La pianta di per sé definisce un “sito”, un luogo che costituisce memoria della stessa vita sociale. Nel momento in cui viene abbattuta vien meno una testimonianza “viva”. L’identità della città non è solo nel singolo edificio, ma nell’agglomerato urbano di cui le piante costituiscono elemento caratterizzante. Non a caso la stessa terminologia distingue una strada da un viale!!. I viali hanno una funzione urbanistica che delimita lo spazio pubblico da quello semi-privato (marciapiedi). Creano condizioni filtro fra l’abitato ed il percorso stradale. Sono luoghi privilegiati per le passeggiate e conseguentemente il tempo viene scandito in base al ritmo di un passo che consente di guardarsi attorno. Non è certo il caso di fare riferimento alle grandi città europee, ma, per lo meno, il buon senso comune suggerisce di avere “cura” dei nostri alberi. Si è detto infatti che gli alberi sono “monumenti”, è opportuno quindi ricordare che il termine monumento fa riferimento alla sua etimologia latina: moneo, che significa “ricordo”. Si è fatto riferimento alla memoria in quanto un albero, mentre la conserva, testimonia il fluire del tempo. L’albero è vivo. L’ecologia ha significato quando la s’intende come valorizzazione della vita. Si tratta dell’ecologia integrale. Qui mi taccio perché ben altri ha trattato il tema: Papa Francesco.
Mi sia ancora consentita solo un’osservazione: si parla di piante autoctone che debbono essere salvaguardate e poi?. Poi ci si riempie la bocca facendosi paladini dell’ambiente e della salvaguardia del verde. Da ultimo, si arriva all’abbattimento delle nostre piante senza un appello che democraticamente interpelli il cittadino e, da quanto si può evincere, neppure lo Stato. Eppure le istituzioni preposte a tale scopo esistono: perché non rivolgersi a chi per studio e per competenza diretta del territorio ha il compito specifico di salvaguardarlo?
È quesito che rimane tale, ma ciò che non si vorrebbe è che si ripetesse quanto accaduto per San Domenico. A motivo di un solo pilastro che avrebbe dovuto essere messo in sicurezza, è stato demolito l’intero complesso. Ora, ci auguriamo che la necessità di abbattere qualche pianta non comporti un depauperamento complessivo del nostro patrimonio arboreo.
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commenti
Vittorio Foderaro
25 agosto 2021 05:48
Il mio giardino storico, mondo incantato, la mia città defraudata e sempre più degradata. Altrove giardini verticali, a Cremona bitume a piacere.
Diego Venosta
26 agosto 2021 13:19
...."bitume a piacere" e se invece quello lo utilizzassero per sistemare le strade piene di buche tipo via G. Pedone- via S. M. in Betlem !!!
Annamaria Menta
25 agosto 2021 08:18
Intervento assolutamente condivisibile, ormai dovrebbe essere chiaro che chi non ha memoria del proprio passato (storico, urbanistico, naturalistico....) compromette il futuro proprio e dei propri discendenti.
E i "boschi verticali" sono la peggior foglia di fico degli Attila contemporanei.
Maria Grazia Nicolini
25 agosto 2021 14:22
Cara Anna,
E’ con dolore che scrivo questo commento Ho votato un sindaco che ero certa avrebbe difeso il verde della città e mi trovo a 83 anni a meditare sulla possibilità di incatenarmi alle splendide piante della mia via. Le robinie di via Serio, sane, frondose, rigogliose ma destinate al taglio si trovano proprio di fronte alla mia abitazione, sono cresciute con le mie figlie e hanno difeso negli anni la nostra casa dalle torride calure padane e dall’inquinamento. Sono monumenti naturali da tutelare, conservare, ringraziare, perfino da venerare. Mi auguro che la scellerata decisione venga sospesa. Ti ringrazio per il tuo intervento. Un affettuoso saluto
Maria Grazia Nicolini
Antonio
27 agosto 2021 08:47
Per cosa verrà ricordata questa amministrazione, intendo cose belle...................................................................................................................
non mi viene in mente nulla...
Ada Ferrari
27 agosto 2021 10:19
Mi associo a tutto quanto: ogni albero abbattuto è un amico perso e quante perdite ha subito anche la sezione del viale Trento Trieste che fiancheggiata il complesso di San Luca. Mi chiedo se la mattanza continuerà fino alla completa desertificazione di Cremona
Michele de Crecchio
27 agosto 2021 12:17
Tanti anni or sono, giovanissimo, mi capitò di essere incaricato, tra molte altre incombenze, di fare anche l'assessore al verde pubblico. L'allora capo di tale servizio si presentò una mattina con la proposta di abbattere tutti (!) gli alberi che adornavano un noto viale cittadino, alberi che giudicava a rischio di crollo. Rimasi perplesso e convocammo una riunione tra tutti i capi-giardinieri (allora il Comune ne aveva a disposizione non pochi, esperti e appassionati. Si decise di tentare un intervento di parziale potatura che riuscì a salvare quasi tutti gli alberi giudicati a rischio. Non credo di sbagliarmi affermando che gran parte degli alberi allora salvati decorano ancora oggi il viale. Aggiungo solo un dettaglio che ricordo con simpatia. L'intervento su di un albero dovette essere rinviato perché una coppia di gazze vi aveva realizzato il proprio nido e preferimmo non disturbarne l'attività matrimoniale.
Jeppetto
2 settembre 2021 17:51
Adesso non rispettano più le attività dei cittadini, figurarsi quella dei volatili!...
anna maramotti
4 settembre 2021 08:19
Ottimo commento e molto saggio. Personalmente temo anche che decidano d'abbattere il torrazzo perché in caso di un eventuale terremoto costituirebbe un pericolo. Speriamo poi che non radano al suolo la città. Che faranno in seguito dei cittadini? I cittadini non hanno neppure le ali.
Benito Fiori
10 settembre 2021 06:46
Ringrazio la prof.ssa Maramotti per il suo interessante intervento con cui evidenzia la superficialità di questa Giunta e della sua maggioranza manifestata con la ormai vexata quaestio del taglio degli alberi in città. Due gli ordini di motivi: il primo, per la ignorata importanza della cura e del mantenimento del patrimonio arboreo cittadino quale contributo alla loro salute e alla loro qualità della vita degli abitanti cremonesi. Il secondo, per il disprezzo per un dovere dmocratico come quello di una corretta e preventiva informazione e confronto pubblico su una scelta di tale importanza come uqella del taglio delle piante. Una curiosità resta. Quel legname che fine fa? È solo un costo, oppure ci sono dei "profitti"? E, se sì, a chi viene venduto?