Piazza del Duomo è il genius loci della cremonesità. Tuteliamola
La piazza del Duomo di Cremona è molto più di una spazio pubblico, è memoria identitaria della nostra Città. Tutti gli edifici storici, che la qualificano, sono di per sé monumenti che assieme dialogano per testimoniare come da quel nucleo urbano siano scaturiti i caratteri sociali e civili della cremonesità. Forse questo termine è in una certa misura cacofonico, ma ugualmente rende bene il ruolo che lo caratterizza. In un momento come questo, in cui la globalizzazione sta imponendo l’anonimato anche all’architettura, la nostra piazza indica come la matrice culturale si faccia immagine, diventi sito, sia espressione del genius loci. Ebbene proprio del genius loci è doveroso parlare per piazza del Duomo.
Solitamente s’intende per genius loci una qualità intrinseca alla natura dell’ambiente. A tale proposito come non ricordare Virgilio? Nel nostro caso specifico la piazza s’impone per definire il valore dell’edificio pubblico del Comune che si confronta col valore della sacralità del Duomo. La sua maestosità e quella del Battistero si armonizzano con la grandiosità degli edifici civili: il Comune e la Loggia dei Militi.
Siamo consapevoli che nell’istituzione del comune non corrisponde quella della democrazia, intesa come partecipazione di tutti i cittadini alla cosa pubblica, ma altrettanto siamo consapevoli che, senza tale forma giuridico-amministrativa, non sarebbe maturata la concezione di cittadinanza che tutti vuole partecipi: appunto il governo del popolo. Qualcuno avrà un sussulto pensando come a tali pensieri elevati non sempre corrisponda un fare politico degno di tale nome. Non si può dare certo torto! Ma l’archetipo della democrazia sta proprio nel comune. Nel confronto fra diverse posizioni, che attestano anche differenti interessi, si rendono concretamente palesi i segni della storia. La dialettica è fonte di dibattito fecondo in cui due parti contrapposte si pongono come contrari, ma poi ci si avvede che sono tali perché hanno individuato un comune orizzonte. È questo comune orizzonte a definire l’intrinseca qualità e specificità di un’epoca. Oggi se noi parlassimo di guelfi e di ghibellini, di bianchi e di neri saremmo anacronistici, ma in quella contrapposizione si svela il carattere politico di un’epoca. Altra è la contrapposizione che caratterizza la nostra società: destra e sinistra.
Così, piazza del Duomo ben attesta la sua origine storica, ma allude anche ai secoli che nel tempo sono sopraggiunti e ne hanno visto trasformazioni: un inanellarsi di eventi ci ha portato ad oggi. Non a caso insisto con tale denominazione della piazza. Non si dimentichi come in quella chiesa fossero al contempo presenti liturgia e assemblee dei maggiorenti per decidere le scelte politiche della città. Inoltre, è proprio la cattedrale a testimoniare la scansione storico-artistica, economico-civile, socio-culturale di Cremona, mentre si pone come baluardo sempre attento alla fede.
Oggi noi cittadini ci troviamo eredi di un patrimonio culturale. Spetta a noi salvaguardarlo da qualsiasi evento che, in un modo o nell’altro, possa offenderlo o tanto peggio depauperarlo. Gli assembramenti di oggi contrastano con l’identità della piazza. Piazza del Duomo chiede d’essere osservata con attenzione. La piazza non può essere ritenuta e usata come contenitore di eventi, ma va fruita. Mi piace ricordare che in latino il verbo fruor indica “godere”. Dire che si assiste ad un evento in piazza non significa semplicemente calpestarne il selciato, ma comporta saper guardare e mettersi in quello stato d’animo interiore che ci rende partecipi di una memoria che coniuga il passato al presente. Non si tratta solo di ricordare, ma di maturare consapevolezza di essere eredi e, come tali, custodi di un patrimonio di cui noi dobbiamo essere i conservatori. Il ruolo del cittadino è proprio quello del conservatore che sa fruire delle testimonianze del passato perché è rispettoso di tali beni in cui la sua stessa identità si riconosce. Talvolta si parla di “amor patrio”, ma in cosa consiste se non nel riconoscimento di un patrimonio storico-culturale in cui noi siamo stati educati? Il patto che unisce le generazioni è la cultura, nel caso dell’architettura la condivisione di un patrimonio comune che ci rende cittadini di un luogo: nel nostro caso di Cremona.
Ma c’è un aspetto ulteriore. La piazza del Duomo è dominata dal Torrazzo. Si salgano via via i gradini e l’orizzonte cittadino si espanderà. La piazza pian piano si fa piccola dall’alto e concentricamente lo sviluppo urbano si affaccia ai nostri occhi. Si vedono le nostre campagne. Il presente evoca il passato. La storia si squaderna entro l’orizzonte che fa coesistere passato e presente. Mi viene spontaneo citare il libro di Antonio Leoni le cui fotografie scattate salendo il Torrazzo hanno declinato i tempi della Città entro l’orizzonte della coscienza che sa declinare la storia entro un'unica visione: quella del sapere che si apre alla fruizione estetica.
Piazza del Duomo è il genius loci della cremonesità. Così è, tale conserviamocela non solo per sentirci ricchi, ma per esserlo davvero in quanto condividiamo un patrimonio comune: quello d’essere cremonesi. Riprendiamo le osservazioni di Monsignor Alberto Franzini che sempre ha voluto tutelare la piazza del Duomo. Le sue parole ancor oggi suonino come monito.
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commenti
L'innominato
9 maggio 2023 14:16
Ma i Vescovo dove e' ? Ibernato o succube ?
Michele de Crecchio
9 maggio 2023 21:20
Parole, a mio parere, opportunamente richiamate dalla professoressa Maramotti, quelle a suo tempo già enunciate, in modo santo e saggio, dal compianto monsignor Franzini. Mi chiedo solo per quale misteriosa ragione si debba ancora oggi continuare a ripeterle e a giustificarle ad ogni piè sospinto, obbligando la nostra già scarsa dotazione di materia grigia a doversi ancora tornare ad impegnarsi su tematiche già da tempo esplorate per ogni possibile verso e consentendo alla stessa preziosa e rara risorsa così di venire molto meglio utilizzata su tematiche ben più complesse ed urgenti.
mario dadda
10 maggio 2023 21:34
Più che giusto , perchè parlarne ancora ? Perchè questo tema deve essere ritenuto appannaggio di quattro intellettuali babbioni ? Possibile nessun rigurgito di rifiuto collettivo ?
Ada Ferrari
10 maggio 2023 07:51
Condivido ogni riga. Il vero patto fra le generazioni è la cultura e questa parola non è una sciacquatura di bocca che ognuno interpreta come meglio aggrada al suo personale tornaconto. Grazie della riflessione.
Marco Ermentini
11 maggio 2023 17:02
Ha perfettamente ragione Anna Maramotti, la piazza è la perfetta stratificazione della memoria della comunità. È una delle piazze più rilevanti del nostro paese, un tesoro di testimonianze, il nostro compito è quello di custodire con affetto un patrimonio fondamentale per il nostro futuro…
Pierpiero
15 maggio 2023 03:41
Leggo questo splendido articolo, unito a quello di Ada Ferrari, solo ora , al mio rientro in Italia.
Leggo altre firme illustri nei commenti, di persone competenti che conoscono il valore della parola "cultura". E mi domando perché restino inascoltate, assieme a quelle di cittadini meno istruiti o conosciuti ma che amano profondamente questa città e ne rispettano la sua storia, Abbiamo altri spazi aperti, ad iniziare dalla vicina Piazza Littoria (ops, scusate, qui avrei aperto un altro fronte ma lo chiudo subito, ora Piazza Stradivari), abbiamo le Colonie Padane, abbiamo il Ponchielli. Esistono spazi dove gli spettacoli possano realizzarsi. Magari non vedrei bene due pseudo artisti al Ponchielli ma Ranieri di certo sì. Perché violentare di decibel Piazza del Duomo? Abbiamo già problemi con il Palazzo Comunale, perché peggiorarli? Piazza del Duomo è di tutti, cremonesi e non, e tutti debbono poterla ammirare nel suo splendore e rispettarla. Pallidi amministratori comunali in primis.
P.S. Conservo religiosamente il libro di Antonio Leoni, è uno dei suoi tanti atti d'amore verso questa città. Ricordo ancora quando mi parlò del progetto che intendeva realizzare con i suoi scatti e attesi con trepidanza (e una notevole tristezza perché l'opera uscì postuma) quel libro.
Le fotografie sono splendide ma non dimentico il grande apporto culturale di chi curò i testi di quell'opera.
Claudio
22 maggio 2023 11:35
Condivido appieno le note della prof Maramotti, perché mi domando è vi domando perché usare Piazza duomo e non piazza Stradivari o ancor meglio piazza Marconi ? Le due piazze sono state create per dare risalto agli eventi da organizzare in centro città. Ma sono piazze di privati che nn vogliono concederle a chicchessia? No sono piazze del comune e della comunità quindi di tutti noi. E pur vero che piazza stradivari ospiterà eventi musicali e feste varie per questa estate ma Pzza Marconi NO non si può…… ma perché ???? E grandissima e spaziosissima l’organizzazione di un evento la renderebbe più integrata con la città ecc ecc fatemi saper cosa ne pensate grazie ciaoooo