21 aprile 2024

Quella di Gesù, una voce rassicurante...

“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. È interessante notare nel breve Vangelo di questa quarta domenica di Pasqua, dedicata alla preghiera per le vocazioni, che le pecore restano incantate semplicemente dalla voce del loro Pastore, indipendentemente da quello che egli dice: non sono importanti i comandi, ma solo il suono della voce. Quel suono, infatti, ha qualcosa di familiare, di intimo, di rassicurante: preannuncia una presenza che difende, protegge, promuove ed esalta. È la stessa esperienza del neonato che quando riconosce la voce della madre si calma se sta piangendo o si entusiasma se è quieto nella sua culla! Non è rilevante quello che sta dicendo la madre, importante è che la sua voce lo raggiunga e lo avvolga come in un abbraccio e gli ricordi che non è solo, ma c’è, accanto, una persona amorevole che lo cura o lo accompagna.

Per vivere questa esperienza, di totale affidamento e abbandono, le “pecore” devono avere conosciuto profondamente il loro pastore, devono aver constatato la sua profonda abnegazione per questo compito, il suo impegno costante nel difendere il gregge dall’assalto dei lupi e dei briganti e nella ricerca di pascoli abbondanti. Essa sanno che il loro pastore non le tradirà mai, egli non è come il mercenario che di fronte ai primi pericoli fugge dimenticandosi delle proprie responsabilità. Per il gregge il pastore offre tutta la propria vita, si lascia coinvolgere fino in fondo, condivide con le pecore gli impervi sentieri di montagna o le assolate stradine polverose della campagna, la pioggia battente o la neve abbondante, l’ira dei contadini o le violenze dei malviventi.

Le pecore si fidano perché il loro Pastore non le manda allo sbaraglio, ma le accompagna, non facilita la strada, ma la percorre con loro, non toglie la fatica, ma la condivide.

Oggi distinguere i seduttori dai maestri e come distinguere i mercenari dai pastori!

Il maestro è colui che non dà mai la risposta pronta, ma offre quelle nozioni e quegli strumenti che permettono alla persona di fare una scelta chiara e consapevole. Egli non cela le difficoltà, la necessità di compiere dei sacrifici, la complessità del cammino per giungere al bene, l’importanza di darsi delle mete alte, una progettualità che superi il presente e guardi al futuro. Il maestro rammenta sempre il valore del sacrificio e la grandezza della sofferenza che è spesso l’unica via per umanizzare il cuore. Il maestro non condiziona, non attrae a sé, non crea dipendenza, ma fa di tutto perché il discepolo diventi autonomo e intraprenda la propria strada con entusiasmo e buona volontà. Ma c’è comunque nelle situazioni difficili e inedite. Nel maestro non ci sono secondi fini se non la ricerca del bene per il proprio allievo. Il maestro ad un certo punto scompare perché l’allievo cammini con le proprie gambe.

Tutt’altra cosa è il seduttore: egli fa di tutto per creare dipendenza, per legare l’altro a sé così da usarlo per i propri scopi e quindi trarne vantaggio. Al seduttore non interessa nulla della persona a cui si affianca: egli mira solo a manipolarle! Offre gioie istantanee, effimere, che al momento sono particolarmente piacevoli, ma a lungo andare rendono il cuore solo più arido, insicuro, assoggettato al pensiero dominante. I seduttori di oggi sono i cosiddetti influencer che già dal nome dovrebbero essere guardati con sospetto. L’influencer apparentemente condivide la propria vita con gli altri così da diventare una figura familiare, rassicurante, sempre pronto a rendere l’esistenza dei followers più leggera e spensierata. In realtà queste “star digitali” creano legami virtuali (ma cosa sanno dei loro seguaci?) solo per trarne profitto: per qualcuno è solo una questione di egocentrismo e di vanità, per altri è il piacere di poter condizionare e controllare il pensiero di tante persone, ma per la maggior parte si tratta solo di una mera operazione economica, grazie a contratti milionari con aziende di abbigliamento o di oggettistica.

La sfida grande è quella di riconoscere nella quotidianità il seduttore dal maestro, colui che ci presenta una vita facile, comoda e omologata, da colui che ci richiama continuamente alla nostra responsabilità, al primato della coscienza, alla ricerca del bene non solo per sé stessi, ma anche per gli altri!

Le pecore ascoltano volentieri la voce di Gesù, ne sono affascinate, perché sanno che qualsiasi cosa quella voce trasmette è per il loro bene e per la loro felicità, non effimera e passeggera, ma che affonda le sue radici nell’eternità.

Claudio Rasoli


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commenti


Stefano

24 aprile 2024 16:55

E quella della chiesa? Totalmente assente in tante situazioni di sofferenza, totalmente impotente e quindi una presenza fallimentare visto il dilagare del male della corruzione dello sfruttamento, della finanza sempre più rapace proprio nelle società sedicenti cristiane. Ah già ma c'è sempre l aldilà. Chi l'ha visto?