18 maggio 2022

Se vuoi la pace, prepara la pace

Siamo nel bel mezzo della guerra in Ucraina, una guerra atroce, che massacra tante persone innocenti e rade al suolo intere città e paesi. 

E’ una guerra di legittima difesa contro il crudele invasore russo, certamente da condannare perché è la Russia di Putin ad aver aggredito l’Ucraina. Ma per coloro che stanno sotto le bombe questa guerra resta una immane tragedia. Una “pazzia” dice papa Francesco. 

La storia è piena di guerre fatte per cause ritenute giuste. Mentre è facile ritenere che la guerra di aggressione non possa rientrare nella tipologia delle guerre giuste, risulta più difficile escludere come guerra giusta una guerra difensiva.  La “guerra giusta” è una dottrina che ha avuto una lunga storia evolutiva nei secoli. E’ stata  oggetto di studio della teologia fino all’età moderna, poi della filosofia del diritto, del diritto internazionale e delle scienze politiche che l’hanno radicata nella cultura e nella prassi politica. Per questo ogni tanto si ripresenta nella storia.

Nei decenni scorsi ha preso il nome:

di guerra umanitaria -prima guerra del Golfo - 1990

per la democrazia, in Afganistan - 2001- 2021

di guerra preventiva in Iraq, per fermare di Saddam - 2003 – 2011-

per fermare l’Isis in Siria -2011

Ma chiediamoci: tutte queste guerre, giustificate da una “giusta causa”, hanno davvero risolto  i problemi che si proponevano di rimuovere? Come sono ridotti oggi l’ Afganistan, la Siria, l’Iraq e altri Paesi? 

Lo stesso può dirsi delle guerre del passato.

La prima guerra mondiale definita “inutile strage” e che per il presidente Wilson doveva portare la pace, ha poi portato in Europa dittature feroci che hanno scatenato la seconda guerra mondiale con almeno 50 milioni di morti, un’ Europa in macerie e l’ atomica sul Giappone. 

E dopo, sono arrivati altre centinaia di conflitti e altri milioni di morti. Tuttavia, anche se la guerra è una modalità di intervento arcaica e inefficace, come dimostrato da decenni di ricerche sui conflitti, la guerra è  ritenuta ancora un modo di fare politica, una prassi legittima per chi governa, del tutto in linea con la dottrina militare del generale prussiano Klausewitz. 

Eppure, oggi esistono sistemi giuridici, Istituzioni internazionali, canali diplomatici legittimati a prevenire  e risolvere i conflitti senza fare guerra. Li aveva rilanciati e riproposti nella sua “Agenda per la pace” il segretario Onu Boutros Ghali nel 1992, ma gli Stati hanno preferito andare in ordine sparso in materia di sicurezza mondiale, arrivando perfino a delegittimare la stessa Onu, mettendola in pratica fuori gioco. Così, il mondo oggi, con le oltre 150 guerre in corso, assomiglia sempre più a un far west dominato dagli sceriffi di turno più armati, potenti o superpotenti.  

Non è mancato, però, nella storia chi ha cercato di delegittimare il principio della guerra giusta per spingere l’umanità a evitarla e prevenirla in tempo e, se innescata, a spegnere l’incendio sul nascere per ridurne i danni collaterali che sono poi migliaia di morti, distruzioni e miseria, catene di odio che si proiettano nel futuro. 

Lo ha fatto Erasmo da Rotterdam, pensatore umanista del ‘500, considerato il primo grande pacifista cristiano, che ha gettato le basi di un percorso poi proseguito nei secoli con personaggi della caratura di Tolstoj, Martin Luther King che hanno teorizzato e praticato la lotta non violenta in alternativa al conflitto. 

A maggior ragione, oggi, in un mondo in cui l’uso di armi ad alta tecnologia sono in grado di distruggere in modo indiscriminato interi popoli e porre fine al pianeta, il principio della guerra giusta fatica a reggere. 

Lo sostenevano già nel 1955, al tempo della guerra fredda, Bertrand Russell, Albert Einstein ed altri grandi scienziati in un loro manifesto. Denunciavano apertamente che ogni conflitto era una porta aperta a un’escalation nucleare catastrofica per tutti (uno scenario per altro possibile anche oggi) e ponevano l’umanità di fronte a un dilemma: o abolire la guerra o mettere fine al genere umano

Un dilemma che aspetta ancora una risposta. Pertanto, se oggi si vuole dare una prospettiva alla storia umana, occorre andare oltre la guerra giusta: occorre abolire la guerra. “E’ l’ora di cancellarla dalla storia dell’umanità prima che sia la guerra a cancellare l’umanità” dice papa Francesco.

Lo ripeteva con insistenza anche Gino Strada, che di guerre ne ha viste tante. All’accusa di essere un “utopista” per questa sua posizione, lui rispondeva: “Oggi non siamo ancora riusciti a debellare il cancro, ma questo non ci porta a sostenere l’inutilità della ricerca, degli investimenti in questo campo. E nessuno liquida la lotta contro il cancro come un’utopia da abbandonare. Questo, vale anche per la guerra, che è il cancro dell’umanità. La guerra, come il cancro, continua a esistere, e dovrebbe essere un impegno condiviso da tutti i livelli il trovare  l’antidoto per debellarla. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, ma uccide il paziente.” 

C’è per fortuna in Italia e in Europa, una società civile organizzata che lavora dentro i conflitti per una loro soluzione non violenta: nell’aiuto umanitario, coi corpi civili di pace, nelle operazioni di peace keeping, making e building, nella diplomazia dal basso, ma soprattutto nell’essere sul terreno a fianco delle vittime. Sono forze che stanno preparando l’antidoto alla guerra e, per un principio di sana politica democratica, andrebbero ascoltati e rafforzati, non marginalizzati, se non anche ostacolati. 

Ci sono in Italia e in Europa movimenti di società civile impegnati contro il disarmo, anche nucleare, come la campagna ICAN insignita del premio Nobel per la pace per aver promosso il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, entrato in vigore lo scorso anno, ma non ratificato dagli Stati nucleari, Italia inclusa.

C’è la campagna Banche armate per dissuadere a servirsi delle Banche che finanziano le armi. 

C’è un impegno internazionale per la riforma dell’Onu, ci sono tante altre proposte finalizzate a smilitarizzare la cultura, l’economia, la politica. Un fertile movimento, che ricerca, studia, costruisce pratiche di nonviolenza attiva nei vari contesti.

Se vuoi la pace prepara la pace”. E’ il loro motto e anche il nostro. 

Pax Christi Cremona

 

                                       

Carla Bellani


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commenti


Marco Pezzoni

21 maggio 2022 12:09

Sono d'accordo con l'articolo di Carla Bellani. Oltre al pacifismo nonviolento, darei molta importanza al pacifismo istituzionale, così lo definiva Norberto Bobbio. Tra i contributi più interessanti in questa direzione quello di Luigi Sturzo, sacerdote antifascista che, esule a Londra nel 1929, scrive "La Comunità internazionale e il diritto di guerra" proponendo di metterla fuori legge nel diritto internazionale.