Tre clamorosi fallimenti: ambiente, modello urbano, sicurezza. Però hanno ringiovanito Cremona, basta vedere l'età media delle baby gang
Magari bastasse fare cadere qualche testa per rimettere le cose a posto e fermare la scia di sangue che allarma Cremona. La testa più gettonata risulta al momento quella dell’assessore Santo Canale. Ma temo che il problema non sia riuscire a ‘cambiare canale’ bensì, per restare in metafora televisiva, riuscire a ‘cambiare programma’. E la vedo dura. Partiamo dall’ovvio. Quand’anche qualche inadeguato venga rimosso, la comunità non s’illuda di essere approdata a più sicuri lidi. Il capitolo più impegnativo e divisivo è di là da venire. E non è detto che verrà. L’ inatteso Far west all’ombra del torrazzo ha ovviamente concentrato l’ attenzione collettiva sui singoli episodi di violenza. Ha cioè mobilitato l’emotività sui fatti specifici ma non ha mobilitato in egual misura volontà analitica sul retrostante sistema che sta a monte dei più clamorosi incidenti di percorso.
Lo scarto fra quel che a occhio nudo emerge a valle e quel che invece si cela a monte è il cruciale snodo critico su cui si giocherà la reale buona volontà di una classe dirigente che non può continuare a eludere l’evidenza. E alludo all’usurata pratica di ribaltare le responsabilità su una comunità locale che, non sapendo o non volendo integrare, crea le premesse di derive violente. Vero è piuttosto che nei fatti recenti si assommano una quantità di fallimenti ascrivibili a classi dirigenti che, da tempo trasferite su Marte, operano in funzione di modelli astrattamente perfetti e concretamente rovinosi.
Un primo fallimento riguarda le mutilazioni via via impresse alla fisionomia cittadina. Il nucleo storico è stato privato della linfa vitale garantita dal commercio di vicinato che non solo offriva a portata di mano quel che ormai va cercato nella cintura extraurbana dei centri commerciali ma presidiava il territorio tenendolo illuminato, frequentato, attraente e rassicurante. Solo ora, a disastri conclamati, si chiede ai commercianti “cosa possiamo fare per aiutarvi”. Domanda tardiva dopo avergli fatto per decenni terra bruciata intorno, moltiplicando concessioni ai grandi insediamenti commerciali, ingolositi dal piatto di lenticchie dei conseguenti oneri di urbanizzazione. Oggi un centro storico buio e spopolato comunica l’immediata sensazione visiva che all’avanzata di tracotanti bande che puntano al controllo del territorio corrisponda l’arretramento delle precedenti frequentazioni. Ogni vuoto è destinato a venire riempito. E al bonario profilo di gastronomie, mercerie o pelletterie si sostituiscono, con ben altre incognite diurne e notturne, i kebab e gli h24. E intanto, grazie a qualche scrivano di corte addetto a convertire lacrime di coccodrillo in lapidarie promesse di legalità e sicurezza, maggioranza e opposizione navigano a vista illudendosi di placare le proteste e tamponare l’emergenza. Mesi di amletico travaglio prima di varare il famoso Daspo.
“Daspo o non Daspo? Questo è il problema”. Il vero problema è che l’intera costruzione propagandistica della ‘smart city’ intelligente, moderna e attenta ai deboli, si rivela per quel che è: aria fritta sia pur abilmente speziata. La famosa città attenta ai deboli è stata talmente ben pensata che molti anziani rifiutano il ricovero ospedaliero per non trovarsi al ritorno la casa occupata, che ormai disertano i parchi pubblici, che per la spesa quotidiana non sanno a che santo votarsi. Sono stati desertificati tutti i consuetudinari ambiti in cui le solitudini individuali trovavano sollievo nella vita di relazione. Attila non avrebbe saputo far meglio.
Ma passo ora, dalle sintetiche constatazioni, alla grande domanda. Sono realisticamente prevedibili, oltre che auspicabili, più efficaci sinergie fra apparati di sicurezza e amministrazione comunale in vista di una città più vivibile? La domanda coinvolge il gigantesco tema dell’ immigrazione e dei sistemi di accoglienza. I cremonesi, gente tranquilla, lievemente scettica, non particolarmente interessata ad apprendere le tecniche della guerriglia urbana, vorrebbero vivere in pace. Ma sulla strada di questa legittima aspirazione, irrealizzabile senza significativi ripensamenti in materia di accoglienza, si para un notevole ostacolo. E questo ostacolo riguarda nientemeno che la composizione sociale del famoso ‘zoccolo duro’ in cui il Partito democratico, inamovibile asse del governo locale, pesca il suo attuale elettorato. Un bacino che negli ultimi anni ha compensato le fughe del tradizionale elettorato coi consensi provenienti dal complesso sistema che gravita e vive sull’ immigrazione, più o meno legittimamente puntando alle risorse messe a disposizione da Comuni, Regioni e governo centrale. Un’articolata struttura che comprende la potente filiera delle cooperative, le innumerevoli figure di affidatari, tutori, educatori, case famiglia e molto altro. Non tutto, specie in relazione al delicatissimo e costosissimo capitolo dei minori non accompagnati, che sta dissanguando le casse comunali, appare chiaro e convincente come dovrebbe. Qualche dubbio riguardo alla tenuta stagna dei sistemi di protezione e alla sorte di alcuni minorenni o presunti tali è oggetto di imbarazzanti ipotesi. Le mine e le insidie sono infinite anche per l’inevitabile contiguità di tante situazioni col sistema criminale che, dopo averli traghettati da noi, presenta il conto. Riscatto che questi disperati saldano come possono per lo più diventando manovalanza del malaffare.
Al netto del dovere di solidarietà che nessuno nega, purché compatibile con la sopportabilità economica e sociale, i costi del capitolo immigrazione sono in ogni senso pesanti. A sua volta lo sviluppo di un sotterraneo e brutale sistema di nuovi schiavi, non giuridici ma di fatto, è destinato a generare un sottobosco sociale dalle esplosive potenzialità conflittuali.
E con questo i fallimenti sono tre: ambiente, modello urbano, sicurezza. Ma non sarò tanto ingenerosa da negare che almeno una promessa è stata mantenuta. Volevano “ringiovanire” Cremona. A giudicare dall’età media delle baby gang direi che ci sono riusciti. Fin troppo.
Nella foto il centro storico di Cremona due venerdì fa alle 18,15
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commenti
Innominato
3 marzo 2025 11:25
Il.Pd ha fallito in tutto ha distrutto Cremona ha pensato solo ai suoi interessi e ha dimostrato la sua assoluta incapacità
Giuseppe FRANZOSI
3 marzo 2025 11:39
Ecco e comunque anche qui il solito dire senza cercare soluzioni. Chiedere il perché in una città di 70mila abitanti ci siano 23 negozi di media struttura/commerciale è forse troppo?Chiedere perché se si vogliono fare spettacoli in centro bisogna/essere per forza amico degli amici?
Pierpa
3 marzo 2025 12:10
Situazione non cremonese e non italiana, ma diffusa in tutto "l'Occidente". Centri storici dai quali si espellono i residenti e i negozi di vicinato, per la bramosia dei proprietari (che non vengono da Marte, ma spesso sono locali) in vista di stratosferici guadagni da locazione; i centri storici occupati da sportelli bancari, fin quando le banche per ridurre i costi chiudono sportelli e diventano "on line"). Quando il latte è versato i farisei ci piangono sopra, o magari vanno a farsi uno spritz: l'unica cosa che non manca nei centri città, diventati a-storici, sono i bar o pub, come si ama definirli. La città, sonnolenta e asfittica di giorno, vive (si fa per dire) di notte. Una volta si diceva che di notte ci sono in giro fornai e ladri. Oggi anche i fornai sembrano estinti,i ladri non so, i balordi prosperano. Non credo sia solo un problema di manette.
Maria
3 marzo 2025 18:07
E stata fatta un analisi perfetta vorrei che Cremona tornasse la città di una volta
Marco
3 marzo 2025 18:34
Ha toccato temi importanti ma elude una riflessione: perché siamo davanti ad una migrazione di massa dai paesi Africani?Affrontano i viaggi della morte per cercare di scappare da un continente che le multinazionali di tutto il mondo sfruttano, dove le milizie vengono armate da nazioni che non esistono a fare scatenare colpi di stato in cambio di sfruttamento delle miniere d'oro o minerali rari oppure manodopera da tenere in schiavitù.
Scappano da carestie , malattie e morte, nonostante gli aiuti umanitari .
Non faremmo tutti altrettanto?
Si scappa anche dai paesi arabi dove i diritti sono negati in nome di una interpretazione arbitraria della religione a servizio della politica e dove i diritti e le aspirazioni dei giovani e delle donne sono soffocati nella violenza.
E' stato calcolato che circa 1/3 degli albanesi e' emigrato, seguito a ruota fai romeni e questo perché in cerca di salari più alti .
I cinesi per motivi economici e per la repressione e il controllo sulla loro società
Tutto ciò porta a problemi di accoglienza, integrazione, rispetto delle leggi, supporto sociale,adeguamento scolastico per inserimento lavorativo.
La volontà non deve essere però unidirezionale e su questo non bisogna mostrare le incertezze che sono state cavalcate fino ad oggi da una politica incapace di capire cone in buona parte gli immigrati non siano stati visti come una risorsa ma come fonte di guadagno, magari anche da parte dei propri connazionali.
Stefano
4 marzo 2025 00:02
A proposito di albanesi ne conosco che parlano di un italia che non è più quel bel paese di una volta per cui vennero qui e già stanno pensando alla possibilità di un rientro in patria e un altro che propone la pena di morte toccando anche argomenti come quello dei suoi compatrioti resisi protagonisti dell aggressione al kebab e forse anche altrove. Dice che noi avendo lasciato troppo campo libero alle sinistre che hanno sfasciato il senso di giustizia in Italia, quindi il valore della pena, hanno permesso il proliferare di queste bande incontrollate di giovinastri che non solo in quanto impuniti si sono sentiti come nel paese del bengodi della delinquenza, ma hanno anche gettato una cattiva luce sui loro connazionali bravi lavoratori in Italia.
Marco
4 marzo 2025 06:58
I silenzi assordanti delle comunità arrivate in Italia in merito agli innumerevoli atti criminali connessi dai loro connazionali sono esplicativi.
Arrivano da paesi dove si prende quello che c'è per sopravvivere.
E' anche vero che tanti vorrebbero tornare nelle loro nazioni dove investono i loro risparmi grazie all' economia locale debole.
Pierpa
4 marzo 2025 12:31
Ok, gli immigrati. Ma per il fatto del kebabbaro mi pare abbiano beccato anche un cremonese. L'idiozia dei perdigiorno dediti ad alcol e stupefacenti non ha nazionalità. Quanti ne beccano alla guida, che provocano incidenti, non hanno patente nè assicurazione, hanno solo qualche bustina di coca e sono anche italiani?
Stefano
4 marzo 2025 16:10
Vero. Ma pare che oltreil 40% della popolazione carceraria sia straniera a fronte di una percentuale di stranieri sulla popolazione globale italiana dell 8%. Ah dimenticavo, questo dato me lo ricordava quel secondo albanese che ho citato. Si vede che le brave persone tra loro sono meglio informate di noi su come vanno le cose.
Manuel
4 marzo 2025 21:37
Guarda che criminalità e mafia c’erano ben prima dell’immigrazione. Dillo al tuo amico albanese e ricordagli che in Albania è stata soppressa da parecchio tempo la pena di morte.
Fai sapere pure, al tuo amico albanese, che anche i partiti di centrodestra hanno fastidio per la giustizia ed infatti hanno, in questi due anni e mezzo, cancellato l’abuso d’ufficio; durante altre esperienze di governo avevano accorciato i tempi la prescrizione, avevano allungato la condizionale, etc., etc.
Ricorda al tuo amico albanese come l’Italia sia il paese delle amnistie e degli indulti (uno dei migliori al mondo, storia repubblicana) e pure questo governo ci sta pensando.
Stefano
5 marzo 2025 07:34
Per forza mafia e criminalità c'erano anche prima. Fa'parte della natura dell'uomo, certi uomini. È un dato di fatto come lo è che con l'arrivo in massa degli immigrati irregolari,questa criminalità è di molto aumentata. Così anche l'uso di droga. Come dimenticare quella veglia funebre (così la fecero passare) alla casa dell'accoglienza a base di spinelli? In casa della chiesa con la c minuscola. Ah già ma nella loro usanza consumare spinelli durante una veglia funebre era normale, abituale. Poi su quello che si fa 'a destra, su tante cose non sono d'accordo
Marco Pelloni
4 marzo 2025 21:03
Articolo ed analisi molto interessante.