29 aprile 2022

Ucraina: negoziare la pace non prolungare la guerra!

“Quello che emerge nella maggioranza dei commentatori italiani ( giornalisti od esperti chiamati nei talk show) è la non comprensione della logica di fondo che ispira la posizione dei pacifisti sulla guerra in Ucraina che è quella prevista dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite: diritto a difendersi nei confronti dell’invasore da parte dell’esercito ucraino  ma adozione immediata di tutte le misure necessarie per imporre la tregua e ristabilire la pace, dunque impegnare ogni sforzo per evitare il prolungamento di una guerra con il suo lascito di morti, violenze, odio e vendette. Una guerra voluta e decisa da Putin, certo, che sarà pagata dal popolo russo ma soprattutto stravolgerà la stessa società ucraina che, con il prolungamento della guerra, non è detto sappia rinascere dalle macerie uguale o migliore di prima, certo più sofferente e impoverita, forse più esasperata e indurita, forse più esposta alle tentazioni della vendetta, della rivincita, di un nazionalismo aggressivo al posto del legittimo patriottismo. Accanto a queste tremende possibili conseguenze, preoccupazione dei pacifisti è che si torni con troppa facilità a considerare le armi come una soluzione e il negoziato come superfluo tanto decisiva è solo la vittoria sul campo di battaglia.  Che si consideri la pace come eccezione e la guerra come normalità, come fenomeno inevitabile nella storia umana anche futura,  come connaturata al caos delle controversie internazionali, dimenticando l’Onu e la via diplomatica  e giuridica della soluzione politica dei conflitti. Non è un caso che gli Stati dell’Unione Europea aderenti alla Nato  siano stati chiamati ad aumentare le spese militari e ad accelerare la corsa al proprio riarmo, mentre non si sono minimamente preoccupati di rilanciare l’autorevolezza dell’Onu e adeguarne le procedure di risoluzione politica e diplomatica del conflitto in corso. Vero è che l’emarginazione del ruolo dell’Onu non è da oggi e che è stata ben tollerata e praticata in tanti casi: quello palestinese, kurdo, birmano, saharawi, somalo, eritreo, yemenita, siriano, afghano…ma la guerra nel cuore dell’Europa dovrebbe spingere soprattutto noi europei a utilizzare al meglio una nostra razionale autonomia politica, le nostre capacità giuridiche, le nostre competenze e strutture diplomatiche, le  intelligenze e conoscenze dei nostri Centri di ricerca strategica. Il Centro dati di Uppsala sulla storia dei conflitti ci dice che solo il primo mese di conflitto offre ancora ampie possibilità per un accordo di pace negoziato. Dopo due mesi di conflitto le possibilità di reciproche concessioni diminuiscono drasticamente e la guerra si incancrenisce. Per questo non dovremmo  favorire l’escalation militare e lasciarci trascinare da Putin nell’ebrezza- hubris- dell’uso violento della forza, con l’esaltazione della potenza delle armi fino a prefigurare il gusto della vittoria finale. La denuncia dei pacifisti del rischio di un insensato prolungamento della guerra, imputabile  non più solo a Putin, riceve ora la conferma da parte di Biden e del Pentagono  che intendono alimentare la guerra in Ucraina fino alla vittoria finale: 33 miliardi di dollari per armamenti appena stanziati che si vanno ad aggiungere ai 6 miliardi versati finora. Ecco allora spiegata l’insofferenza o addirittura la rabbia che  muove tanti conduttori televisivi e tanti commentatori e giornalisti che vedono sgonfiarsi le loro certezze sulla disponibilità a negoziare solo da parte del Governo ucraino. No! La guerra si è ormai trasformata in guerra per procura e gli ucraini non combattono solo per la propria libertà ma per gli interessi economici dell’Occidente e per le ambizioni geopolitiche degli Stati Uniti. Dispiace che a cogliere la natura di questo peggioramento siano soprattutto generali italiani in pensione. Dispiace che il Presidente del Consiglio Draghi finga di contrapporre pace e condizionatori quando l’Italia, da un lato, per alimentare l’energia elettrica degli italiani e delle imprese italiane paga il gas russo per almeno altri due anni e, dunque, finanzia il Governo di Putin, dall’altro dona armi alla resistenza ucraina quasi per discolparsi della propria doppiezza.  Perché non ammettere queste contraddizioni? Perché non ammettere che gli interessi europei non coincidono con gli interessi degli Stati Uniti? Perché non dire chiaramente che europeismo e atlantismo non sono la stessa cosa e che  l’europeismo, se vuole avere uno sviluppo serio, deve emanciparsi dalla subalternità all’atlantismo? Questioni di importanza epocale, veri nodi strategici che la lealtà alla Nato, tornata tanto di attualità in Italia, non può nascondere. Proprio per questo è interessante capire le ragioni di fondo che spingono  tanti critici a polemizzare con la marcia Perugia-Assisi, con le posizioni dell'Anpi o con quelle del segretario della Cgil Landini. Ragioni che non possono essere ricondotte solo alla loro dipendenza da una editoria che in Italia è profondamente intrecciata con interessi economici e di potere che poco corrispondono ad un giornalismo libero e indipendente. Sarebbe sbagliato semplicemente liquidarli con la definizione "servi del potere, servi della Nato" ripagandoli della stessa moneta che riservano quando banalizzano e distorcono le posizioni dei pacifisti sul primato della forza del  diritto rispetto a chi sostiene il diritto alla forza, sulla specificità storica del 25 Aprile italiano, sul diritto del popolo ucraino e delle sue minoranze ad una autodeterminazione e sicurezza garantiti a livello internazionale.  Certo il rilancio esplicito dell'atlantismo che ha accompagnato la nascita del governo Draghi ha pesato e pesa tuttora nell'orientare i media e far passare in secondo piano la sfida dell’integrazione politica dell’Europa, la necessità di una Federazione europea che sia autonoma dalla Nato e dalla logica ferrea dei blocchi contrapposti e che sia attiva nel disarmo convenzionale e nucleare su scala mondiale.  Per andare più a fondo nel analizzare le posizioni dei tanti sostenitori del bellicoso dio Marte, rispetto ai pacifici figli di Venere, dei ritrovati estimatori di Clausewitz vorrei portare due possibili spiegazioni: una di cultura politica, una seconda di storia politica. 

Quella di cultura politica riguarda il fatto che il pensiero geopolitico dominante in Italia sia ingabbiato in una logica duale: “o sei con me o sei contro di me”. Insomma improntato più ad una filosofia  schmittiana che kantiana, quella del bisogno della figura del nemico piuttosto che quella della composizione universale delle differenze e dei conflitti. Del resto questo è già chiaramente individuato in pensatori laici come Aldo Capitini, inventore della marcia Perugia-Assisi; da pensatori cattolici come don Primo Mazzolari,  antifascista, partigiano e poi dubbioso sull'indispensabilità della Nato. Mazzolari è chiarissimo in "Tu non uccidere" nel condannare la logica di blocco, tutto quello che alimenta e giustifica la logica di blocco, la corsa al riarmo e il rafforzamento  degli apparati dei blocchi politico-militari contrapposti. Ma questo non significa allora equidistanza: significa che per costruire la pace devo e posso andare oltre la logica del blocco al quale pure appartengo, abbracciando un punto di vista che si ispiri ad un Diritto internazionale superiore al mio diritto nazionale, al mio diritto di stare dentro una mia Alleanza politico-militare preferita. È la linea di Kelsen, è la linea che porta al primato del Diritto internazionale, alla Carta fondativa delle Nazioni Unite e poi alla creazione del Tribunale penale internazionale permanente che non è Norimberga, il Tribunale dei soli vincitori. È la linea politica, non solo etica, di papa Francesco e di una Chiesa che in Italia si sta emancipando dal conformismo di tanta classe dirigente di fatto da sempre al governo del Paese e dal collateralismo con il sistema di potere più consolidato. Tra le poche autorità ancora a credere che la logica del taglione, dell’occhio per occhio e del dente per dente, non debba dominare sempre e per sempre la storia umana. In questo quadro preoccupante va ripensata, riformata, rilanciata l’Onu, unica fonte di diritto internazionale; non accantonata e disprezzata come sta accadendo da troppo tempo e resa irrilevante da un anacronistico potere di veto esclusivo privilegio delle Potenze vincitrici della Seconda Guerra mondiale, tutte e cinque Potenze nucleari. Se la Russia, con l’invasione dell’Ucraina, si è posta non solo fuori ma contro il Diritto Internazionale, gli Stati Uniti non dovrebbero approfittarne per puntare a sostituire un ordine globale di sicurezza mondiale da condividere con tutti, compresi i paesi del Sud del mondo più Cina e India,  con un ordine deciso dalla forza e deterrenza delle proprie alleanze politico-militari filo-occidentali: dunque un multilateralismo democratico dei volenterosi contro le autocrazie del mondo e al posto dell’Onu.  

L'altra ragione riguarda la storia d'Italia più recente, con la lunga stagione democristiana a gestire il Governo e il potere di fronte alla conventio ad excludendum nei confronti del PCI. La lunga subalternità agli Stati Uniti e alla Nato non è mai stata compensata da una dignitosa e forte autonomia nazionale resa possibile in altri Stati europei da sinistre socialiste e socialdemocratiche di governo. Anche dopo il crollo del muro di Berlino e dell'Urss, la breve stagione dell'Ulivo non è riuscita in Italia a formare una vera e grande sinistra di governo al punto che i D'Alema, i Veltroni e i Bersani si sono persi dietro l’illusione delle “terze vie” e sono così arrivati i giovani Renzi e  Letta che, nonostante le loro differenze, in forza di una sorta di onda lunga della D.C., attualmente rappresentano  due diverse versioni italiane dello stesso Macron neocentrista.  E dopo il debole riformismo conservatore di Giorgio Napolitano, ex destra PCI, arriva alla Presidenza della Repubblica il saggio e moderato ex democristiano Sergio  Mattarella, costretto al bis dall' assenza di prospettive e da un quadro politico in continuo ripiegamento. Non c'è nulla oggi nella politica italiana che sia lontanamente erede di Moro e Berlinguer nella ricerca di equilibri democratici più avanzati. Nulla che sappia rispondere ad una crisi sociale ed ambientale che nazionalismi e populismi possono solo cavalcare ma non affrontare, che le attuali tecnocrazie  intendono gestire come accettazione di disuguaglianze inevitabili e come  semplice adattamento climatico. Basti pensare alla buona gestione tecnica della pandemia, ma al nulla di fatto per quanto riguarda l’accesso universale dei poveri della Terra ai vaccini e ai farmaci salvavita . La drammatica assenza di una nuova classe dirigente in Italia si porta dietro una battaglia delle idee poco consistente e una evidente difficoltà del giornalismo indipendente ad emergere. La parabola conservatrice e atlantista del quotidiano  La Repubblica ( e non solo) è impressionante. Rimane fuori dal coro Limes e il suo direttore Caracciolo che, se pure ispirati alla dottrina del "realismo geopolitico", sanno distinguere tra Resistenza italiana e quella attuale in Ucraina, ugualmente legittima, ma diversa ovviamente nel contesto internazionale e sanno chiedersi quale sia lo sbocco di una guerra che è anche guerra per procura. Ci sono o non ci sono concessioni possibili? Quali le finalità del governo di Kiev negli  inevitabili negoziati con la Russia? E non si dica che spetta solo a Zelensky e al suo governo decidere, visto che il supporto degli Stati Uniti (non tanto quello della UE) è più decisivo che mai, visto che a Ramstein Biden ha voluto chiamare a raccolta a sostegno dell’Occidente una coalizione di “volenterosi” satelliti per pesare ancora di più sia politicamente che militarmente sul piano mondiale. Tutto questo per aiutare i negoziati o prolungare la guerra? ” 

 

Marco Pezzoni


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commenti


Nessuno

29 aprile 2022 11:10

Quello che leggo qui è opera di uno che non conosco, ma che si permette di criticare personaggi di reale spessore (Draghi come Cofferati) e/o democraticamente eletti e le loro posizioni.

Se uno viene a casa mia buttando giù la porta per potersi accapparrare la mia proprietà, col cavolo che mi metto a negoziare: mi difendo. Non gli offro il salotto, un balcone e la cantina se mi lascia in pace. E se i vicini si offrono di aiutarmi, l'aiuto è ben accetto. Non è tanto difficile da capire, ma se si vedono complotti ovunque, beh...

Antonio

29 aprile 2022 20:03

Tante parole ma alla fine non ci dice come fare a trattare con uno spietato e sanguinario dittatore, quindi poteva risparmiare inchiostro e tempo…

Sebastiano

30 aprile 2022 12:09

I nostri ultimi 70-80 anni di pace in Italia rappresentano lo 0,0007% della storia dell'homo sapiens che, prima della ruota, ha inventato la clava. Non ci piace la guerra, eppure la nostra storia non è una storia di pace, ma di guerre, iniziando dallo sterminio dei Neanderthal e da Caino che uccide addirittura il fratello. Oggi non è diverso da ieri, con tutto il rispetto per chi sostiene una pace, di fatto impossibile.

Matteo

30 aprile 2022 19:29

È quantomai necessario mobilitarsi per la PACE!
Dovremmo ormai essere consapevoli che la guerra non può portare a nulla di buono. Ricordiamo sempre: "Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra!".

È vero che nel profondo l'uomo ha lo spirito di Caino, ma esso non deve prevalere: più che l'operato poco chiaro di Draghi bisognerebbe dare ascolto alle profetiche parole di papa Francesco che non ha timore a riconoscere la pazzia dell'utilizzo delle armi (e del riarmo a spese nostre, o perlomeno dei contribuenti onesti).
Come cremonesi dovremmo conoscere bene l'eredità mazzolariana e il profondo pacifismo che ha saputo esprimere, in special modo nell'opera "Tu non uccidere" del 1955.

Nessuno

30 aprile 2022 19:42

Condivido totalmente l'articolo. Credo che il problema di storia e di cultura politica sia addirittura più ampio, e coinvolga una certa visione delle democrazie occidentali specie negli ultimi trent'anni. Giusto a partire dalla fine dei blocchi, quando ci sarebbe stato un disperato bisogno di una visione europeista fieramente illuminista, consapevole, guida del diritto internazionale e xon il coraggio di fare il passo politico per diventare Stati Uniti d'Europa.
Questa carenza di progetto accompagna il deteriorarsi della democrazia sostanziale, quella che una volta si diceva ''progressiva''. Di fronte a folli criminali come Putin , quale capacità di contrapporre la vera logica umana della dignità e della legge è possibile utilizzare, avendola scientificamente erosa per decenni?

Nessuno

30 aprile 2022 19:47

Condivido molto gran parte dell'articolo.
Il problema di storia e cultura politica è grave e la sua mancata consapevolezza ne alimenta gli effetti negativi.
Di fronte a un criminale come l'aggressore Putin, come si può davvero agire se si è wrosa per trent'anni quella che schiamazzi ''democrazia progressiva''? Se gli Stati Uniti d'Europa non sono mai nati, fieri della loro morte in culla nella logica dei blocchi?

Carla Bellani

30 aprile 2022 20:09

Ogni guerra è sempre una catastrofe umana per la povera gente che viene macellata per la mania di potenza geopolitica di capi che usano la guerra come un modo per fare politica perchè è troppo intelligente per loro usare la diplomazia e il diritto internazionale. Non sono così evoluti! Almeno avessero la clava! Invece hanno le atomiche e ci stanno portando alla devastazione totale. Che problemi hanno risolto le guerre in Iraq, Siria, Afganistan e tante altre? Davvero credete ancora che le armi risolvano i problemi? Per fortuna ci sono i pacifisti a ricordarci che le armi ci portano verso il baratro! Aprire gli occhi prima che sia troppo tardi per tutti!

Roberto Cigala

30 aprile 2022 21:38

L'articolo fa una analisi corretta della situazione ed è pienamente condivisibile, la classe dirigente, non solo italiana ma europea dovrebbe essere in grado di elaborare ed agire una strategia diversa da quella utilizzata sino ad ora per bloccare la guerra in ucraina e non alimentarla. Quando avverrà forse sarà maturo il concetto che l'Europa necessita di una unità e autonomia politica e non solo economica. Speriamo non sia troppo tardi.

Daniele

30 aprile 2022 23:40

Condivido ogni parola. Se gli ucraini hanno il diritto di difendersi, tutto l’occidente ha il dovere di porre le basi per una trattativa e cosi portando la pace. Solo la pace può rendere giustizia anche ai torti subito.

Anna Lucia Maramotti

1 maggio 2022 05:58

Leggo l'editoriale di Pezzoni e quello che più mi convince è l'analisi socio-politica e culturale. Non entro quindi nel dibattito, ma quello che ritengo doveroso aggiungere è che il qualunquismo, che oggi più che mai imperversa, ci deve preoccupare. La legge del taglione è talmente imperante da far dimenticare le conseguenze della guerra, conseguenze che già possiamo ampiamente constatare. La morte sembra essere per i guerrafondai un mero incidente collaterale. La legge del più forte è negazione dell'intelletto. Purtroppo i valori non negoziabili, di cui la cultura europea è depositaria, per chi è incapace a mediare debbono lasciare il posto alla forza dei muscoli.
Aver ricordato da parte di Pezzoni che l'uomo è "animale" sociale e culturale comporta rivendicare la dignità della persona. Quando ad essa si abdica rimane solo la ferocia dell'animale.

Antonio

2 maggio 2022 13:23

Come sopra, inchiostro e tempo sprecato, e in questo caso direi anche come al solito…

Cesare Vacchelli

1 maggio 2022 10:40

“Per salvare l’Ucraina dobbiamo porre fine alla guerra, e per porre fine alla guerra abbiamo bisogno di un compromesso in cui la Russia si ritira e la Nato non si allarga. Non è difficile, eppure gli Stati Uniti non accennano neanche all’idea, perché sono contrari. Gli Stati Uniti vogliono che l’Ucraina combatta per proteggere le prerogative della Nato”. Guerra Russia-Ucraina, l’economista Jeffrey Sachs: “Dagli Usa nessun segno di compromesso, più riluttanti di Mosca a una pace negoziata” “L’Unione europea dovrebbe muoversi in modo molto più deciso per favorire un accordo di pace. Un embargo totale su petrolio e gas probabilmente getterebbe l’Europa in una recessione. Non lo consiglio. Non cambierebbe in modo decisivo l’esito della guerra e non influirebbe molto su un accordo di pace, ma danneggerebbe l’Europa pesantemente”.

Nessuno

3 maggio 2022 10:26

Con la visione delle case private sventrate dai russi, ed i morti civili lasciati a marcire per strada o nelle fosse comuni, c'è chi prende puntualmente l'occasione per incolpare gli Stati Uniti di queste atrocità. Ma davvero? Ditemi di quale scrigno di saggezza avete accesso, per favore, così posso capire anch'io. Putin è per caso nato nello Utah?