L’8 per mille e quello strano patto tra Stato e Chiesa
Sono laico ma non ho nessuna ostilità nei confronti della Chiesa cattolica. Riconosco, al di là degli insegnamenti propriamente religiosi e delle posizioni teologiche, un suo grande ruolo in una società, come quella di oggi, confusa e frammentata, la capacità di offrire insegnamenti morali che certamente non toccano solo i fedeli, l’impegno profuso per i più deboli, i malati, gli stranieri.
Pensiamo agli oratori che, accessibili a tutti, sono uno dei pochi centri di aggregazione rimasti, altrimenti rimarrebbero solo forse i centri commerciali e i luoghi della movida. Ricordiamo anche i luoghi di assistenza cattolici diffusi su tutto il territorio destinati agli anziani e ai disabili
Intanto, l’argomento ha a che fare con la Chiesa, è tempo di dichiarazione dei redditi e ogni cittadino troverà come sempre nello stampato il riquadro dedicato alla scelta dell’8 × 1000 dell’intero gettito fiscale.
Le alternative sono una crocetta per lo Stato, oppure per la Chiesa cattolica o anche, da alcuni anni, per le comunità religiose, gli ebrei, gli ortodossi, gli evangelici, i buddisti, che hanno siglato Intese con lo Stato che regolano l’attività dei loro ministri di culto, la celebrazione dei matrimoni, le sepolture e tutte le loro attività sempre nel pieno rispetto della libertà religiosa riconosciuta dalla Costituzione. Per inciso non ci sono i musulmani perché la frammentazione delle autorità religiose islamiche e la difficoltà a siglare con esse una Intesa che rispetti il principio della laicità delle istituzioni non lo ha ancora reso possibile.
L’ultima alternativa è ovviamente lasciare il riquadro in bianco, l’indicazione infatti è facoltativa, e così, anche per scarsa informazione, fa la maggioranza dei contribuenti.
In concreto lo scorso anno circa il 10% ha indicato lo Stato, oltre il 27% la Chiesa cattolica, in passato il divario era anche maggiore, mentre poco più del 3% è andato a uno degli altri culti. Comunque la maggioranza dei contribuenti, e cioè oltre il 60%, non ha indicato nessun destinatario.
A chi va la frazione di imposte, quel 60%, di chi non ha espresso alcuna scelta? Molto probabilmente l’enorme maggioranza di coloro che non hanno apposto alcuna crocetta e hanno lasciato che le cose vadano come devono andare pensa che quella frazione vada comunque allo Stato che del resto è il destinatario della dichiarazione dei redditi presentate dai cittadini e in un sistema moderno è il naturale percettore delle imposte.
Ma non è così e qui, è inevitabile dirlo, sta l’inganno.
Infatti la quota di imposte corrispondente alle scelte non espresse viene ripartita in uno strano modo che ha una logica sua propria.
La quota corrispondente alle scelte non espresse, e cioè il 60%, viene assegnata infatti in modo proporzionale rispetto alla percentuale delle scelte espresse in quell’anno.
Questo significa che la Chiesa cattolica, a cui favore le scelte espresse sono quasi il triplo rispetto a quelle dello Stato, incamera circa tre quarti di quel 60%. Quindi con il 27% delle scelte in suo favore la Chiesa cattolica introita alla fine buona parte del gettito globale, esattamente il 67% nel 2024.
Questo enorme vantaggio è reso possibile da fattori culturali, di informazione e a vere e proprie scelte politiche.
La Chiesa infatti informa molto i suoi fedeli della necessità di siglare la sua casella e questi lo fanno in modo compatto. Lo Stato invece, per una sorta di tacita intesa a non fare concorrenza al Vaticano, non ha mai spiegato come il sistema funzioni e non ha quasi mai sollecitato la firma in suo favore. Pochi così scelgono lo Stato e soprattutto la mancanza di informazione pubblica favorisce quella grande maggioranza di astensioni dalla scelta che avvantaggia la Chiesa.
Così ogni anno in forma mascherata vengono dirottati dallo Stato alla Chiesa centinaia di milioni di euro, 700-800 milioni, dei contribuenti che non sanno nemmeno di partecipare ad una sorta di finanziamento occulto. Un finanziamento ancora più imponente se si pensa che quel 10% espresso in favore dello Stato è stato per legge utilizzato, soprattutto in passato, non solo per interventi straordinari come le calamità naturali o il rischio antisismico ma anche quando necessario per il mantenimento e il restauro di luoghi religiosi.
La legge n. 222 del 20 marzo 1985 che stabilisce questa singolare ripartizione è stata approvata dal governo Craxi, nel quadro dell’aggiornamento dei Patti Lateranensi, probabilmente per ingraziarsi una parte del mondo cattolico. Per ora di una modifica del meccanismo dell’8 × 1000 non si parla. Nei giorni scorsi al contrario la CEI cioè i vescovi italiani, hanno innescato una polemica inutile. Ha protestato perché nella dichiarazione dei redditi del 2025 per la prima volta il modulo specifica come destinatario delle somme che saranno devolute allo Stato le comunità per il recupero dei tossicodipendenti. Come se lo Stato volesse togliere “voti” alla Chiesa informando, come suo diritto, i cittadini di tale destinazione. Tra l’altro molte di queste comunità sono gestite proprio da rappresentanti della Chiesa.
Ma questa situazione, una legge che alcuni giuristi hanno definito una “mostruosità giuridica”, non è accettabile in uno Stato che vuole dirsi laico. Le contribuzioni alla Chiesa devono essere volontarie e non nascondersi in una norma che nessuno conosce o è in grado di capire.
La Chiesa può rinunciare a questo privilegio. Con il suo impegno, dedizione ed esperienza nel campo dell’assistenza, non ha bisogno di leggi di favore.
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commenti
Daniro
12 giugno 2025 19:51
Il pezzo non fa una piega e chiarisce bene il meccanismo che privilegia in modo surrettizio la chiesa cattolica. Lo Stato non ha mai avuto alcuna intenzione di correggerlo, chissà mai perché, e forse agli italiani poco importa che quasi un miliardo di euro di fondi non esplicitamente indicati finisca nelle casse del Vaticano (peraltro con rendicontazioni non del tutto esaustive) invece che andare a servizi sociali, ai territori, ad interventi pubblici. Una delle tante, troppe, anomalie italiane.
Pierpa
13 giugno 2025 17:47
Benedetta Costituzione, citata ad ogni piè sospinto e mai applicata. Grazie statista (?) Craxi, all'imperitura memoria.
Francesco Capodieci
14 giugno 2025 18:39
Non condivido la forte critica espressa dal dott. Guido Salvini in ordine al sistema dell'8 x 1000. La legge del 1985 ha stabilito che la ripartizione dell'8 x 1000 del gettito IRPEF venga fatta in base alle scelte liberamente espresse dai contribuenti, all'atto della dichiarazione dei redditi. Si può optare per lo Stato, per la Chiesa cattolica o per una delle dodici confessioni religiose non cattoliche che partecipano alla ripartizione della somma complessiva, il cui ammontare supera il miliardo di euro. Si può anche non barrare la casella dell'8 x 1000, accettando così, di fatto, le opzioni degli altri. Lo stesso avviene alle elezioni (politiche, europee, regionali, amministrative): anche se si registra una bassa percentuale di votanti, i seggi in palio vengono comunque attribuiti, in base alle scelte fatte da quanti hanno esercitato il diritto-dovere di elettori. Alle Europee del 2024, a esempio, votò in Italia solo la metà degli aventi diritto, ma ugualmente furono ripartiti fra le varie forze politiche, in base ai voti ottenuti, tutti e 76 i seggi spettanti al nostro Paese, e non soltanto 38 (la metà di 76). Penso che sia giusto applicare lo stesso criterio all'8 x 1000: se il 60% dei contribuenti non esprime alcuna scelta, non sarebbe equo ridurre del 60% la 'torta' da ripartire fra Stato, Chiesa cattolica e altre confessioni. Opportunamente, invece, secondo la legge vigente, la 'torta' rimane inalterata e la ripartizione viene fatta sulla base delle opzioni di quei 40 contribuenti su 100 che hanno barrato la fatidica casella della dichiarazione dei redditi: 27 su 40, pari a circa il 67%, hanno scelto la Chiesa cattolica, ed è quindi giusto che alla Chiesa spetti il 67% dell'importo totale. Non vedo al riguardo alcuna 'mostruosità giuridica'.
Manuel
14 giugno 2025 23:35
Fintanto la legge sostiene ciò, nulla da eccepire, ma non è detto che tale legge rimanga immutata per l’eternità.
Del resto, col 5x1000 lo Stato adotta criteri diversi di distribuzione.