Non è in pericolo il "saper fare liutario" ma serve la difesa del "Made in Cremona" e l'anticontraffazione
È stato presentato in Regione Lombardia il PROGETTO DI LEGGE N. 121 di iniziativa dei Consiglieri regionali Ventura, Garavaglia, Baffi con oggetto “Promozione e valorizzazione della Liuteria Cremonese”. Un atto importante sotto diversi profili per ulteriormente valorizzare, tutelare e promuovere la storica tradizione della liuteria cremonese che ha reso la Lombardia un faro di eccellenza dell’artigianato nel mondo nel corso dei secoli.
Come si legge nella Relazione illustrativa al PDL 121 “Questo atto si è reso necessario a cagione della minaccia sempre più preponderante della contraffazione degli strumenti musicali di simil pregio, a nocumento – non più tollerabile – non solo degli esperti del settore ma altresì dei consumatori vittime del cd. “Italian sounding”. Siffatta minaccia ha assunto dimensioni e diffusione tali, anche, nella stessa provincia di Cremona, da non essere più tollerabile, pena il rischio di fallimento per diverse botteghe di liuteria”.
Un passaggio importante che pone alcune riflessioni.
Il mercato globale della contraffazione è in crescita e sta lentamente raggiungendo un valore di 500 miliardi di dollari, rappresentando quasi il 3% del commercio mondiale. Questo valore, già di per sé allarmante, tende a crescere costantemente, alimentato dalla crescente domanda di beni “posizionali” a prezzi accessibili e dalla facilità con cui i falsificatori possono operare in un’economia globalizzata. In Italia, la contraffazione rappresenta una grave minaccia economica e sociale e rischia di mettere in crisi alcuni comparti indicati comunemente “di eccellenza” e che contraddistinguono il saper fare tradizionale. In base ai dati resi disponibili dall’Osservatorio Nazionale sulla Contraffazione, il mercato interno del falso vale oltre 15 miliardi di euro e causa, a livello nazionale, la perdita di oltre 120.000 posti di lavoro annui. Questo impatto negativo è esacerbato anche dall’importazione dall’estero di prodotti contraffatti, che trovano un ampio mercato nel nostro Paese (anche nelle Fiere di settore). La globalizzazione e la facilità di commercio internazionale hanno incrementato significativamente l’importazione di falsi che entrano nel nostro Paese e vanno ad occupare importanti fasce di consumo non solo interne ma anche europee ed extraeuropee. Oggi, ed è un dato noto da tempo all’interno della categoria dei liutai, è possibile acquistare un violino “in bianco” di provenienza estera per 200 euro, rifinirlo a Cremona e rivenderlo come “Made in Cremona” per cifre fino a 50 volte superiori il valore di costo.
Se da una parte c’è una massimizzazione del profitto per chi si dedica a queste pratiche commerciali, dall’altra c’è l’occupazione di spazi mercantili con prodotti spesso di bassa qualità e non artigianali che, se scoperti a seguito di contenziosi per aliud pro alio datum o ridotti e/o mancati risarcimenti assicurativi, ingenerano sfiducia sull’interno comparto e minano il valore immateriale del “Made in Cremona”, branding costato nel tempo alla comunità liutaria e a quella territoriale immense risorse in termini di investimento, promozione e comunicazione.
Cosa succede quando Oltreoceano o in Giappone viene “scoperto” un violino con un “falso” certificato cremonese? Attualmente nulla. Che possibilità concrete ha un liutaio operante a Cremona di difendere autonomamente il proprio lavoro rispetto ad azioni contraffattive condotte ai suoi danni anche fuori dai confini nazionali? Attualmente nulle o, qualora perseguite, si mostrano prive di efficacia in rapporto alle energie economiche profuse.
Son passati più di 10 anni da quando, il 22 ottobre 2014, furono dibattuti questi temi nell’aula magna della Scuola Internazionale di Liuteria durante la tavola rotonda dal titolo Il falso di liuteria nell’era digitale e nel commercio elettronico. Oggi la situazione non è di molto migliorata ed anzi, fuor di perifrasi e secondo i dati disponibili, è di molto peggiorata anche a causa dell’inerzia o della voluta sottovalutazione del fenomeno.
A giudizio di chi scrive il “saper fare liutario cremonese” non è oggi in pericolo sotto il profilo della trasmissione dei saperi, come invece risultava esserlo un secolo fa con la scomparsa delle botteghe di liuteria dalla città di Cremona e la contestuale necessità di rifondare un sistema formativo locale che, in mancanza di liutai cremonesi, ha dovuto chiamare fino agli anni Settanta come docenti alla Scuola Internazionale di Liuteria liutai provenienti da Parma o da Milano. Inoltre attualmente, sotto il Torrazzo, sono attivi più di 200 liutai, venti volte quelli che erano iscritti alla Camera di Commercio di Cremona negli anni Settanta. Dunque non è in pericolo la trasmissione dei saperi; è, semmai, in pericolo la riconoscibilità dei prodotti realizzati, la difesa della loro qualità sui mercati e l’uso corretto delle certificazioni che risultano indifese rispetto a fenomeni contraffattivi interni ed esterni.
Cosa manca dunque per una effettiva tutela degli artigiani-liutai che operano correttamente?
Sul piano interno manca un Organismo indipendente per il Controllo della produzione artigianale liutaria cremonese. Un Organismo capace, con un lavoro serio ed indipendente di natura ispettiva e di vigilanza, di ridare fiducia ai mercati riducendo o, per lo meno, arginando tutti quegli spazi borderline ove oggi è più facile svolgere contraffazione. Affinché il funzionamento dell’Organismo possa essere efficace, dovrà essere costante nel tempo ed autonomo rispetto alle associazioni liutarie costituite in modo da poter operare nell’interesse collettivo della comunità liutaria, generalmente intesa, negli ambiti della tutela, della supervisione, del monitoraggio, dell’anticontraffazione e della gestione delle segnalazioni al fine di un attivo supporto tecnico al “Saper fare liutario”, riconosciuto dall’Unesco.
Sul piano esterno, invece, pare ormai indifferibile il rafforzamento dell’assetto normativo anticontraffazione, la repressione con maggiore energia del fenomeno della contraffazione sul territorio nazionale e nel mondo virtuale, la prevenzione della violazione dei diritti di proprietà intellettuale e dell’uso fraudolento dei marchi, l’innalzamento del livello di conoscenza sui rischi e sui danni che il mercato del falso crea a livello imprenditoriale locale, sociale e di riconoscibilità dei prodotti. Servirà anche andare oltre i confini nazionali per prevenire ed ostacolare l’Italian Sounding con apposite azioni informative e/o nuovi patti commerciali.
La sfida futura, per mantenere alto il valore del brand “Made in Cremona”, sarà quella della qualità controllata, certificata e garantita dei prodotti che possa infondere fiducia in chi desidera acquistare liuteria cremonese non potendosi recare personalmente a Cremona o non avendo un rapporto diretto con i liutai costruttori. I marchi devono essere portatori di valori immateriali riconoscibili e supportati da azioni concrete, altrimenti restano solo rappresentazioni grafiche sulle quali si continuerà ad investire creando, paradossalmente, il miglior brand a costo zero per chi usa in liuteria e senza controlli il “Made in Cremona” in ambito contraffattivo, traendone impunemente il massimo profitto.
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