21 marzo 2024

Una vendetta postuma della corporazione: come andrebbe raccontata invece una vita di lavoro

Dispiace che il lungo ed astioso articolo del Corriere spari, con pretese di scoop, volutamente alle ombre, ed è ovvio perché è un articolo che ha il fine preciso che diremo alla fine, senza servire  affatto a comprendere i problemi della giustizia a Milano.

Ho lasciato l’Ufficio 4 mesi fa, per questo la chiamo una vendetta postuma, studiata all’”interno”.  senza alcuna misura cautelare pendente, nessuna intercettazione, nessuna archiviazione, nessuna sentenza fuori termine, non una carta in giro, nemmeno una liquidazione del gratuito patrocinio per un avvocato e con tutti i processi di rilievo per la collettività o conclusi o fissati. Non ho mai ricevuto in questi anni da PM o avvocati difensori, nemmeno di persone offese, richieste di sollecito o lamentele per qualche fascicolo urgente in attesa.  Questo per non parlare, non dovrei farlo io, dei grandi processi di interesse collettivo terminati nella soddisfazione di tutte le parti, da Monte dei Paschi alle violenze degli ultrà interisti al fenomeno dei trapper, da tristi e complesse colpe mediche ad un monumentale giudizio abbreviato per mafia, la cd cosca Aquilano, concluso, in un contesto difficilissimo di scontro tra accusa e difesa, con molte assoluzioni in solo 3 mesi nell’estate 2023 e senza pretendere mesi di esonero dall’arrivo dei fascicolo di ordinari come chi  mi aveva preceduto nel corso delle indagini. Nemmeno un giorno, i capi ufficio lo sanno benissimo e tacciono E, per concludere, la Loggia Ungheria con 65 parti civili finito in fotofinish una settimana prima del congedo. 

Ovviamente nell’ufficio come il Gip, sotto organico da quando è nato, lo ha scritto molte volte anche il presidente del Tribunale, non ci sono “ruoli zero”, molti fascicoli restano in attesa e transitano da chi esce a chi subentra. Ma se stai attento sono quelli di seconda e terza linea, non rilevanti in termini di pericolosità o di efficacia preventiva, spesso nati morti e destinati a fare poca strada con le regole e le limitazioni introdotte dalla riforma Cartabia: quelli che nei corridoi chiamiamo scherzosamente “carte buone per un’amnistia”, ( per inciso sarebbe una buona idea) carte senza sbocco, che non hanno un futuro significativo in un’aula. Ci sono quelli che  arrivano anche da altre sede giudiziarie quasi prescritti e con la sorte segnata, quello con 44 imputati che cita con enfasi il Corriere ad esempio, un falso in supporti DVD  arrivato a Milano già in agonia da un’altra sede. Spesso ci sono richieste zoppicanti presentate dai PM, non è una critica, tanto per fare statistica e liberare stanza di un po' di carte, un fenomeno che dopo la riforma dovrebbe pian piano attenuarsi liquidando all’origine i processi inutili. Se il Corriere vuole possiamo esaminare i miei fascicoli uno a uno e credo che poi dovrebbe scrivere un articolo ben diverso. 

Non c’è nessuna pendenza urgente o impegnativa nel ruolo che ho lasciato, un’autostrada sgombra per chi è chiamato a succedermi e che ha goduto anche dell’omaggio del mio archivio informatico e del completo know how per tutti i fascicoli. Lasciando l’ufficio a dicembre avevo fissato fascicoli sino a maggio, non oltre. Si fa così, sembra un dettaglio ma è quello che smonta tutta la malevola narrazione del Corriere , perché non ci sovrappone mai a chi subentrerà, di cui non si conoscono tempi, modi, e organizzazione del lavoro che vorrà darsi, soprattutto se è una collega con una recentissima maternità.  

Quando ero arrivato nel 2017 avevo trovato una richiesta di misura in carcere pendente per 35  accusati di associazione per delinquere transnazionale, ma non me ne lamento. L’ho fatta e basta.

Nell’articolo si leggono anche frottole, ne cito solo una : l’elenco dei processi è stato redatto regolarmente dalla Cancelleria su mia richiesta  e messo a disposizione dell’Ufficio il giorno stesso del mio congedo. Poi non ci sono 900 archiviazioni pendenti ma zero, ripeto zero, tutte fatte e firmate. Semplicemente il nostro ufficio archiviazioni, per la mancanza di personale che conosciamo, non le ha ancora  “registrate” e sono ferme addosso a una parete … 

E so bene, anche questa è una astuzia giornalistica, che oggi parlare di Codice rosso ha un forte effetto evocativo. Ma tutti i seri processi in Codice rosso, potenzialmente pericolosi, erano già stati fissati o definiti e rimanevano solo vecchi conflitti in famiglia da tempo risolti e a volte da non riaccendere, piccoli episodi datati e accuse a stranieri o persone offese irreperibili, in nessun modo definibili come priorità. Infatti, grazie ad una selezione attenta e intelligente dei singoli casi, in danno di vittime che avevano presentato denunce non è mai successo niente a differenza, purtroppo, di altre sedi giudiziarie.

Per intendersi in termini di numeri, senza ingannare i lettori, ogni PM, certo senza sua colpa, ha di norma in ufficio anche 1000 fascicoli. Io nel 2022 io ne chiusi più di 280, poco sopra la media dell’ufficio, poi avevo deciso su ben 158 misure cautelari  e qui avevo invece il numero largamente più alto di tutti, e solo negli ultimi giorni di servizio avevo definito qualcosa come 1150 archiviazioni. Ed è normale che ai nuovi arrivati quando non ricevono il ruolo di un magistrato in uscita si redistribuisca qualcosa per il semplice fatto che non hanno ancora neanche un fascicolo. 

Di cosa si parla quindi con toni scandalistici ? Di niente

I fascicoli in stand by presso tutti, dico tutti, gli uffici del Tribunale di Milano sono una quantità enorme, decine e decine di migliaia, se non fosse così non ci sarebbe il PNRR e gli allarmi continui di tutti i capi ufficio. E a volte quelli che restano indietro non sono il genere di fascicoletti che mi vengono attribuiti. Ricordo richieste di misura cautelare urgenti anche in materia di criminalità organizzata pendenti in uffici a pochi passi da me da oltre un anno,  sentenze depositate dopo mesi e mesi, appelli, anche per processi importanti anche di criminalità amministrativa,  ancora pendenti dopo 3 anni. E a me non è mai accaduto. 

Può sembrare elevato  dal punto di vista meramente numerico  il residuo lasciato ma non è nulla, sul piano quantitativo e qualitativo, in confronto alle migliaia e migliaia di fascicoli  conclusi in questi anni. Quella che mi ha colpito è solo un’operazione di fredda disinformazione giudiziaria che gioca sull’inesperienza del lettore medio.

Ripeto, nessuno, nè accusa nè difesa, si è mai lamentato con me e questa è la cartina di tornasole, insuperabile. Anzi tantissimi avvocati hanno mostrato rincrescimento per il fatto di non trovarmi più, sempre “garantista” e disponibile ad ascoltare tutti, in aula come GIP o GUP, sopratutto nei giudizi abbreviati, rito  che non a caso tantissimi con me sceglievano con un aumento esponenziale, sul piano qualitativo dell’impegno.  Sfido chiunque, l’autore dell’articolo per primo, a dimostrare il contrario. Se qualcuno volesse scrivere di una lamentela nei miei confronti si troverebbe con la pagina bianca.

Ci sarà invece di certo dietro tutto questo qualche invidia, lasciata, inevitabilmente, in eredità. E anche qualche rancore a lungo coltivato. Sopratutto perché io ho spesso osato criticare, da giudice non “associato” e anche sulle colonne del Dubbio, e queste sono aggravanti, il mio mondo di appartenenza. Alla fine, in un modo o nell’altro, i dissenzienti si colpiscono, e possibilmente alle spalle.

Non ho mai chiesto medaglie, non ho mai fatto domande per passare ad un ufficio non di prima linea e neanche per diventare capo ufficio perché senza in tasca la tessera di una corrente sarebbe stata una domanda inutile. Anche dopo Palamara da noi non è cambiato niente. E anche perché non mi piaceva, per non rischiare di imitare quei capi tra noi che si vedono cinque mattine la settimana e poi si dedicano con maggior soddisfazione ai loro incarichi universitari. 

So che non mi devo rimproverare alcunché, dopo essere andato in congedo con 80 giorni di ferie arretrate e aver passato negli ultimi anni quasi tutti i sabati e le domeniche in ufficio. Lo sanno tutti, i cronisti di giudiziaria e anche le guardie del Palazzo che mi salutavano, anche con un certo stupore, a tardissima, proprio tardissima sera, anche notte. Forse è questa la “sorpresa” di cui parla l’articolista.

Per concludere, il Corriere si è rifiutato di pubblicare un articolo di questo genere. Non ne dubitavo.

 

                                                                                     

Guido Salvini


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


PierPiero

24 marzo 2024 11:41

Pare che la narrazione sia diversa, a seconda di chi la racconta...
Ai posteri (e a chi cale) la sentenza.

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/24_marzo_21/il-giudice-in-pensione-e-i-processi-non-fissati-la-richiesta-di-rettifica-di-guido-salvini-e-la-risposta-di-luigi-ferrarella-77df1426-f63d-4bf5-aa4d-95ac00c92xlk.shtml