Vazquez, le prove (tiratele fuori se ci sono), il razzismo, l'etica e la gogna mediatica
Il razzismo è un problema che tocca tutti e in tutti gli ambiti della quotidianità, da quella sociale e quella professionale. Va affrontato, va combattuto, ma non va "spettacolarizzato" come sta accadendo nei confronti di Franco Vazquez, in relazione ai fatti accaduti lo scorso 15 febbraio. Tutto sarebbe accaduto al termine della sfida tra Bari e Cremonese, valida per la 26ª giornata di campionato. E solo ieri, il giudice sportivo dopo aver preso visione del rapporto dei collaboratori e della relazione aggiuntiva richiesta alla procura federale, ha squalificato il giocatore grigiorosso Franco Vazquez per 10 giornate effettive, perché al termine della gara avrebbe rivolto al calciatore avversario Dorval, un insulto razzista. Il giocatore, attraverso un comunicato della società aveva negato subito di aver insultato l'avversario e ieri, dopo aver preso atto della decisione del giudice sportivo, la Cremonese ha comunicato che difenderà il proprio tesserato, in tutte le sedi e in tutti i gradi di giudizio possibili.
Nel merito c’è molta curiosità su quanto sia stato effettivamente constatato dal giudice sportivo, attraverso le "ulteriori testimonianze" raccolte dopo attenta indagine suppletiva dalla procura federale. Se si scarta l’ipotesi della terna arbitrale, che si era già frettolosamente avviata verso gli spogliatoi e dell’allenatore del Bari Longo che, nell’immediato post-partita, ha aizzato la stampa ed infiammato i social, attraverso una testimonianza "per sentito dire", restano audio, video o testimonianze (ovviamente plausibili), elementi comunque spuntati solo in un secondo momento. Toccherà quindi ai legali della società grigiorossa, verificare la bontà delle prove accusatorie e quindi agire di conseguenza in difesa del proprio tesserato.
Nel merito di quanto accaduto, vale la pena ricordare il caso di "Acerbi VS Juan Jesus" quando in Inter-Napoli del 17 marzo 2024, il brasiliano del Napoli avrebbe comunicato sul campo all’arbitro, di aver ricevuto un insulto da parte del difensore dell’Inter. Facendola breve, per il giudice sportivo il fatto non fu confutabile in quanto, a parte la testimonianza dello stesso Juan Jesus, non ci furono sufficienti prove per dimostrare la colpevolezza di Acerbi, non riuscendo a raggiungere il livello di ‘ragionevole certezza’ richiesto in casi di questo tipo. Ovviamente parliamo di un palcoscenico diverso, con interpreti diversi e con interessi diversi.
Di fatto, fu accertato che Acerbi rivolse un "qualche tipo di offesa" a Juan Jesus, ma dall’esame degli elementi probatori che a disposizione (testimonianze esterne e riprese della partita) non si riuscì a verificare che si trattava di insulti razzisti.
Detto questo, quello che di primo acchito lascia l’amaro in bocca e fa riflettere, è la ‘gogna mediatica’ che sta subendo Vazquez da parte dei media, dalle "testate nazionali a quelle di quartiere". Uno stillicidio non meno grave delle accuse che sono state accostate al tesserato grigiorosso, senza prendere minimamente in considerazione tutto quello che verrà sicuramente prodotto per cercare di dimostrare, l’estraneità dei fatti da parte del giocatore.
L’esposizione al ‘pubblico ludibrio’, che ovviamente va da caso a caso (dal tennis al calcio per esempio) fa la gioia al numero sempre più consistente di "imbecilli socialmente inutili", che fomentano il libero arbitrio di chi santifica o demonizza una persona, non tanto per il colore della pelle, ma per quello della maglia o per i propri interessi (utili od inutili che siano).
Gli innumerevoli insulti perpetrati attraverso la rete verso i tifosi di fede grigiorossa per "bandiera presa", sono la conferma che il razzismo e l’imbecillità non hanno provincia ed andrebbero condannati a prescindere dai colori della pelle e della maglia, sia che si espletino sui social, sul campo o anche in conferenza stampa.
Che dire, calcio e comunicazione vanno sempre più spesso a braccetto per la scarsa etica e la povertà dei contenuti, va da sè che i risultati si vedono e non solo sul campo.
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commenti
andrea
12 marzo 2025 16:52
Concordo su tutto, aggiungo peraltro che il bravo e valido giornalista Luigi Garlando nella sua rubrica su gazzetta dello sport dal nome "la sveglia" scrive testuali parole : "Stroppa, mister della Cremonese, che andò nello spogliatoio del Bari a chiedere scusa è già un buon passo."
Se Giovanni Stroppa sia effettivamente andato negli spogliatoi a scusarsi questo non è dato da sapere, o meglio personalmente è la prima volta che lo leggo. Se fosse vero quello che scrive Garlando a questo punto qualcosa di grave deve essere successo.
Leggo sempre volentieri i suoi articoli che ritengo appassionati e competenti.
Grazie
Stefano
13 marzo 2025 22:20
Totale solidarietà al nostro calciatore che tra l'altro ha negato il fatto. Quindi la sua parola contro quella di quell'altro per cui una squalifica così grave senza che sia stato fatto un benché minimo processo, mi pare semplicemente assurdo. Queste sentenze al contrario aizzano a diventare razzisti. Per cui ribadisco la totale solidarietà a Vasquez e la totale antipatia a quell'altro giocatore che ha inscenato questa grande cazzata così dannosa per il nostro giocatore e la nostra squadra per cui quando dovessi vedere allo stadio quell'altro giocatore, quel Dorval, lo fischiero',dall'inizio alla fine, a prescindere!!!