21 aprile 2024

Verso il voto. Non etica della politica. Ma cinismo della politica

L’etica politica è entrata nel dibattito elettorale cittadino. Bel tema. Tosto. Ma anche furbata. Luciano Maverick Pizzetti, top gun del Pd, schierato con le truppe del candidato sindaco Andrea Virgilio, è andato giù pesante. Non ha badato a spese. È intervenuto a piedi giunti sul rinnovo del Consiglio di amministrazione di Padania acque in programma il 9 maggio.

Su questo appuntamento, una quindicina di giorni fa, l’ex parlamentare ha sganciato il missile tattico chiamato etica politica. 

«L’ex deputato (Pizzetti ndr) ha definito “esproprio di un diritto maturato in sede democratica” l’eventualità che il rinnovo del consiglio di amministrazione avvenga prima delle elezioni dell’8 e 9 giugno “Mi auguro proprio che questo passaggio non ci sia”, conferma oggi, “e lo dico in nome del buon senso, ma anche per una questione di etica politica. Non si fanno operazioni che impegnano amministrazioni che arriveranno tra brevissimo e saranno chiamate ad esercitare la loro legittima funzione» (Cremonaoggi, 10 aprile).

Evocare buon senso ed etica politica è un mezzo per vincere facile. È astuzia banale e populista. È metodo antiscientifico - neutralizzabile con minimo sforzo - per attaccare l’avversario. Per incassare un punto ininfluente.  È belletto scadente. 

È la grande illusione di sedurre spettatori considerati ingenui, convinti della loro incapacità di smascherare la millanteria. 

L’etica, ma anche il bene e il male in politica hanno confini labili.  Mutano in continuazione.  Dipendono dalle circostanze e dalla storia. Dall’evoluzione della società.  Dalla cultura e dall’antropologia. Dagli interessi in gioco.  Da un amplesso tra idealità e opportunismo. 

Sono argento vivo. Sfuggenti e cangianti. Oggi qui e domani là.  

L’etica politica è ballerina.  Quella democristiana è quasi scomparsa. Quella comunista, del Pci, è rimasta nei ricordi di nostalgici boomer e di qualche vintage della generazione X. Nei film di Nanni Moretti

In passato, senza arrivare al giurassico, sarebbe stata impensabile una perfetta sintonia d’intenti tra un ex deputato Pd e un consigliere regionale, nonché segretario provinciale in carica di Fratelli d’Italia. L’etica politica l’avrebbe impedito.

Nei giorni scorsi l’impensabile si è avverato. Il top gun Pizzetti, su un F16, e il carrista Marcello Ventura, su un Abrams ultima generazione, si sono coalizzati per assestare uno scossone alla governance di Padania Acque.  La crociata con protagonisti i partiti e la marginalizzazione dei sindaci, unici ad avere voce in capitolo e diritto di voto, ha poco da condividere con l’etica politica.  Molto con la spartizione dei posti nel consiglio di amministrazione.

Pizzetti, maldestro, ha girato la frittata in padella. Il rispetto dello statuto sarebbe un affronto all’etica politica. E perché?  Viene da ridere. Quale etica politica? Quella funzionale ai suoi obiettivi? 

Dura lex, sed lex vale sempre, anche quando interferisce e intralcia un Risiko con le mosse già concordate. Ed è lo statuto che conta. Preciso e definito.

Al contrario, l’etica politica è mutevole. Gassosa. Volatile. Con le porte girevoli di un hotel. Henry Kissinger era un professore a modificarla. Ad adattarla agli interessi degli Stati Uniti. Un prestigiatore. Anzi, l’etica non gli apparteneva.

Trascinarla nel dibattitto per il rinnovo di un consiglio d’amministrazione di una società pubblica è una forzatura. Un atteggiamento gesuitico, poco confacente ad un bucaniere della politica.

Utilizzare il grimaldello dell’etica politica per condizionare e forzare la nomina di un consiglio di amministrazione di un’azienda pubblica è un azzardo. Un proiettile con uranio impoverito. Può provocare danni a chi lo spara.  La guerra del Kosovo insegna.

La difficoltà nel definire la diversità degli schieramenti, oggi fluidi e indecifrabili, complica la questione dell’etica politica.

Per orientarsi ci si può affidare alla destra e sinistra di Giorgio Gaber, classificazione che compie trent’anni. Un po’ vecchiotta. Ma non tanto.

«Una donna emancipata è di sinistra. Riservata è già un po' più di destra. Ma un figone resta sempre un'attrazione. Che va bene per sinistra e destra».

Il coinvolgimento dell’etica politica, implica la coerenza di chi la recluta. E viene difficile credere che Pizzetti, benché uomo tutto d’un pezzo e con la schiena dritta, nel suo ruolo di politico sia sempre stato ligio a questo principio. 

Ragion di stato, di partito, di schieramento, di realpolitik non si conciliano con i San Domenico Savio inchiodati al grido: «La morte ma non il peccato».  Ma poco importa. È comprensibile. Cambiare idea non è uno scandalo. L’incoerenza non è un peccato. Soprattutto in politica.

Il tradimento del referendum sull’ubicazione dell’inceneritore a San Rocco non si sposa con l’etica politica.

I milioni di lire buttati nel canale navigabile non rientrano nell’etica politica.

Il mercimonio delle compensazioni ambientali, non si confà con l’etica politica.

La raffica di nomine romane e milanesi e qualcuna cremonese alcuni mesi fa, che da sempre vengono effettuate prima del termine della legislazione non si collocano, per analogia con la questione sollevata per Padania Acque, nell’etica politica.

Pizzetti non è un santo anacoreta, ma un capitano di lungo corso. Ha solcato mari tempestosi e affrontato bufere tremende. Conosce più di altri le regole e i meccanismi della politica e dei partiti.  Sa che l’etica non è in cima alle loro priorità. Qualche volta, un orpello. 

Sa delle camarille, degli accordi sottobanco, degli anfratti oscuri dove si scambiamo favori tra partiti e si decidono carriere.  Pratiche legittime e accettate dalla galassia della politica. Dai vertici agli attendenti. Ma per associarle all’etica è necessaria una doppia dose di Maalox.

«Il tema (del biometano, ndr) è che la strada è ancora lunga, serve la VIA (Valutazione Impatto Ambientale, ndr), che dovrà essere rigorosa. Dopodiché immagino che si ricorrerà ad altri strumenti, ricorsi al Tar, ad esempio, che sono assolutamente nei diritti dei cittadini (Pizzetti intervistato da Cremonasera, 29 marzo).

Rientra nell’etica politica abbandonare i cittadini a se stessi? Fuggire da una responsabilità politica?  Cari cremonesi, l’iter burocratico-ammnistrativo è questo.  Aspettiamo e vediamo cosa accadrà. Se butta male, sono cazzi vostri. Se volete e avete soldi da gettare andate in tribunale. 

È etica politica privilegiare la produzione industriale e non potenziare la salvaguardia della salute dei lavoratori? Con un’espressione obsoleta, è etica politica monetizzare la salute?   È etica politica la richiesta di alzare le soglie di rischio da inquinamento per non penalizzare le aziende? È etica politica costruire un nuovo ospedale-astronave e relegare in cantina la prevenzione, Cenerentola della sanità? È etica politica cedere Lgh ad A2A?

Un marxista tra etica e ragione sociale, opta per la seconda. In caso contrario, sarebbe un marziano. 

Pizzetti, che politicamente è cresciuto in questo ambiente e ha bevuto latte colorato di rosso, da che parte si colloca? Non è importante saperlo, ma l’esempio evidenzia la flessibilità dell’etica e la strumentalità della chiamata in causa dell’etica per la nomina di un consiglio di amministrazione.

Etica, deontologia, morale, tre termini, tre concetti, tre problemi troppe volte citati senza una differenziazione che li caratterizzi, rientrano nel calderone degli argomenti dell’ultima spiaggia. Frasi di principio, sono esentate da spiegazioni logiche.  Intercambiabili, sono buone per tutte le occasioni.  Ridondanti, sono qualunquismo vestito a festa. Foglia di fico che non copre nulla.

L’arruolamento dell’etica politica sollecitato da Pizzetti per la battaglia su Padania Acque è questo. Nulla di più.  Una patina di dignità ad una richiesta di cambiamento che sarebbe stata più accettabile e comprensibile se non condita con l’etica e il buon senso. Se pronunciata senza un linguaggio da primo della classe, riconoscimento che non è usurpato. Pizzetti è un top gun. Lo ha dimostrato in passato.  Ma sarebbe stata cosa buona e giusta  non farlo pesare.  Qualche volta anche Maverick non centra l’obiettivo. Tutto qui. Non etica della politica. Ma cinismo della politica.

 

Antonio Grassi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Stefano

21 aprile 2024 06:57

Ma quando mai l'etica è appartenuta alla politica? E poi le compensazioni ambientali sono la conferma che il danno ambientale si fa'.

Pierpa

21 aprile 2024 11:48

Invocare l'etica dopo A2A, ospedalino, autostrada cr-mn, idolatrando qualsiasi modetnità. Direi che a Maverick, delle antiche origini e scuole di partito, è rimasto lo stile da Commissario Politico. E l'etica è come il grigio, va bene contutto

alfredo

23 aprile 2024 07:08

che fatica leggere articoli simili.......

Tommaso

25 aprile 2024 08:19

Bel tema, quello sollevato dal dott. Grassi.
La cosa che fa più orrore è millantare l’etica in politica (sapendo che non è mai esistitita e mai esisterà, ma al massimo è un obiettivo utopistico), soprattutto se serve, come prologo, ad accettare uno Stato Etico in sostituzione a quello di Diritto. Già qualche avvisaglia l’abbiamo avuta negli anni della cosiddetta pandemia per fare accettare alle masse glebalizzate l’infame tessera verde per lavorare (e per molto altro) -in barba all’art.1 della Costituzione e successivi. E cosa dire della somministrazione a livello globale di un siero genico mai giunto alla fase finale della sperimentazione in presenza di cure efficaci mai adottate, anzi, ostracizzate ufficialmente? Ci siamo dimenticati della Tachipirina e vigile attesa?. Quale etica dunque nella politica e nella scienza oggi che si sono fatte beffe dell’autorizzazione sanitaria condizionata prima delle inoculazioni di sostanze dai possibili effetti collaterali mai esaminati fino in fondo? E dello “spintaneo” consenso informato (quello sostanzialmente per lavorare e portare la pagnotta a casa)? E cosa dire dell’ Italia che “ripudia la guerra” che manda armi ad un Paese estero, non UE e non NATO, facendola così per procura? E cosa dire delle migliaia di bambini palestinesi uccisi a Gaza? Ma di quale etica andiamo parlando? Già basterebbe il Diritto internazionale a fermare tutto. Ma i marchesi del grillo imperialisti si possono permettere la qualunque. Nel nostro piccolo, anche nel nostro territorio, piccoli pretoriani difendono e replicano questo sistema.
Dice bene Grassi, destra e sinistra sono categorie superate da trent’anni. Gaber se ne era già accorto allora (ma non solo lui). Per dirla col filosofo Diego Fusaro, lo scontro ideologico si è oggi spostato fra basso e alto. Il primo problema è che il 99% della popolazione mondiale non ha percezione dei soprusi perpetrati dai detentori del potere (cioè l’1%), padroni, oltre che di quasi tutte le ricchezze, anche dell’informazione (che assume i canoni della propaganda) e degli enti locali, nazionali e sovranazionali di interesse pubblico. Solo per citare l’OMS, la partecipazione pubblica tramite gli Stati aderenti è marginale rispetto ai privati e ai loro interessi. Così nell’informazione, nell’economia e nella finanza a livello mondiale. Da qui ne consegue il secondo problema: la crisi delle democrazie occidentali, ormai eterodirette dalle lobbies.
Sia chiaro, non ce l’ho con le lobbies, in quanto portatori di interessi privati, ma rivendico la presenza più importante e trasversale che ci sia, la lobby del popolo, dell’interesse pubblico. E non mi si venga a parlare di elezioni e democrazia rappresentativa. Lo scollamento fra rappresentanti e rappresentati è quasi completo (vedasi il continuo ed inesorabile calo di partecipazione al voto). Rimane solo un’immagine di quell’ideale e, ahinoi, pure riflessa!
Ma non tutto è perduto…