Adele Uggeri, la prima maestrina montessoriana. A Cremona la prima sezione all'asilo Martini fu voluta dall'assessore Alessandro Groppali
L’anno scorso si è ricordato il 150° anniversario della nascita di Maria Montessori, nata il 31 agosto 1870 a Chiaravalle, in provincia di Ancona, pedagogista ma anche filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana a cui si deve il celebre il metodo educativo che prende il suo nome. Ma per Cremona si è trattato di un doppio anniversario, in quanto l'11 ottobre 1920 è stato anche il centenario della prima scuola montessoriana, la “Casa dei Bambini” istituita dalla maestra Adele Uggeri nell'asilo Martini. Adele Uggeri era stata una delle prime allieve dei corsi magistrali sistematici inaugurati nel 1914 dalla Società Umanitaria di Milano, grazie al sodalizio che si era creato tra il segretario generale Augusto Osimo e Maria Montessori, per la formazione di nuove educatrici che applicassero il nuovo metodo. Si era diplomata nell'anno scolastico 1916-17 dopo aver frequentato un corso molto importante, affidato per l’insegnamento della pedagogia scientifica ad una delle migliori allieve della Montessori, Anna Fedeli. Il corso era avviato al più grande successo quando Anna Fedeli si ammalò gravemente e dovette sospendere l'insegnamento, il corso dovette essere sospeso e soltanto sette allieve, su un totale di trenta, poterono sostenere gli esami. Una di queste era appunto Adele Uggeri, un'altra era Anita Vidali, che andò a lavorare nelle Casa dei Bambini dell'Umanitaria ubicata all'interno dell'Asilo Profughi di Monza, ed una terza era Elisa Berthier che si formò per lavorare nella Casa dei Bambini di via Virle 2 a Torino.
A Cremona la decisione di istituire una sezione speciale per impartire l'insegnamento secondo il metodo Montessori in uno dei quattro asili comunali era stata adottata dalla Commissione già il 10 marzo 1918, ma non era stato possibile darvi corso per mancanza di locali. Solo dopo la riapertura dell'asilo Martini, l'11 ottobre 1920 il tema venne nuovamente affrontato proponendo di aprire la sezione il 1 novembre ed affidarne la gestione alla maestra Adele Uggeri, senza alcuna spesa per l'Istituto degli asili infantili che non fosse quella per l'assunzione di un assistente o una bambinaia da affiancare all'insegnante. La nuova scuola veniva aperta al piano terreno dell'asilo Martini per un anno di prova, utilizzando materiale già acquistato in precedenza. Lo stessa amministrazione degli asili, d'altronde, aveva sostenuto con 300 lire la formazione di Adele, che già era assunta come maestra, ed altre 250 lire erano state messe a disposizione della Società Umanitaria, in modo che potesse frequentare il corso a Milano. La giunta comunale aveva poi stanziato altre 350 lire a beneficio dell'Opera Pia, per l'acquisto del materiale completo necessario all'applicazione del metodo Montessori, ordinato alla Società Umanitaria. Infatti la produzione del materiale era affidata alla “Casa di Lavoro” di Milano, nata accanto alla prima “Casa dei Bambini” di via Solari nel 1907 per iniziativa della filantropa Alessandrina Ravizza, esponente di spicco dell'Unione Femminile, per offrire ai disoccupati, coerentemente con i fini statutari dell'Umanitaria, un'assistenza fondata sul principio del lavoro, non sull'elemosina. La Casa di Lavoro si strutturava in quattro diversi reparti: cartotecnica, confezione/riparazione biancheria, scritturazione di indirizzi/copisteria, giocattoli cui era stata affidata la produzione, su larga scala, dei materiali Montessoriani. La Casa di Lavoro di Milano, rimase il principale produttore e fornitore del materiale Montessori, sia a livello nazionale che internazionale. Ogni asilo o scuola elementare che volesse applicare il metodo Montessori ed ogni persona che desiderasse dar vita ad una nuova Casa dei Bambini aveva necessariamente bisogno dei materiali: essi costituivano la condizione di possibilità per l'applicazione del metodo stesso, che vede il bambino agire liberamente ma all'interno di un ambiente preparato, dove trova i materiali specificatamente pensati per il suo sviluppo.
Adele Uggeri, oltre che essere la prima maestra ad applicare il metodo Montessori a Cremona, era anche rappresentante degli asili infantili nella Commissione per il riordino degli asili in seguito alla riunificazione con il Comune di Duemiglia, rappresentato dalla maestra Luigina Serventi.
Il metodo Montessori trovò grande diffusione soprattutto grazie alla Società Umanitaria. Era il luglio del 1908, infatti, quando il Consiglio Direttivo della Società Umanitaria deliberò l'istituzione, in via sperimentale, della prima Casa dei Bambini di Milano. Inaugurata il 18 ottobre dello stesso anno, essa trovò sede all'interno del quartiere popolare di via Solari, edificato dalla Società Umanitaria in una zona allora all'estrema periferia sud occidentale di Milano. Doveva essere un quartiere operaio modello, dotato di un serie di strutture ed attività volte alla promozione culturale e sociale, come il teatro, la biblioteca popolare, una sede dell'Università popolare, la scuola di disegno, i corsi professionali femminili, la palestra, il ristorante, i servizi e i lavatoi comuni, il ricreatorio per i bambini e i ragazzi del quartiere. Fu proprio in questo contesto che l'esperimento montessoriano prese vita, per la prima volta, nella città di Milano:. Dove l'Umanitari decise di adottare per l'asilo infantile del quartiere, il metodo Montessori già attuato, dall'anno precedente, nel quartiere popolare di San Lorenzo a Roma. Il grande successo della Casa dei Bambini di via Solari spinse l'Umanitaria a ripetere quell'esperimento inaugurandone il 21 novembre 1909 una nuova nel secondo quartiere popolare dell'Umanitaria in viale Lombardia, una zona periferica fuori Porta Venezia affidandone la guida a Anna Fedeli. Dal 1911, inoltre, l'Umanitaria cominciò ad organizzare un primo breve corso magistrale curato da un'allieva della Montessori, Teresa Bontempi, che aveva già frequentato un primo corso sperimentale a Villa Montesca e che aveva istituito, nel territorio del Canton Ticino, numerose Case dei Bambini, curandone anche la formazione del personale.
Il primo corso magistrale sistemico, inaugurato nel 1914, fu fondamentale per il movimento montessoriano italiano, perché contribuì grandemente alla diffusione del Metodo in diverse aree d'Italia e rappresentò l'occasione, per l'Umanitaria, di sanare la situazione estremamente insoddisfacente delle sue Case dei Bambini che, dopo un primo periodo in cui il Metodo era stato applicato in modo esemplare, si trovavano ora completamente prive di educatrici competenti. Nacque così una nuova Casa dei Bambini in via San Barnaba, una struttura modello, in cui si formarono, attraverso il tirocinio, quelle nuove educatrici che, negli anni successivi permetteranno all'Umanitaria di aprire numerose altre strutture montessoriane, come, negli anni della Grande Guerra, quella ubicata nell'Asilo Profughi di Monza, la Casa dei Bambini nell'Istituto dei Derelitti di Milano, e, nel dopoguerra, quella di Cremona.
Qui, fin dal 1907, era sorta la prima sezione distaccata della Società Umanitaria milanese insieme a quella di Piacenza, seguite, nel 1908, dalle sezioni di Brescia, Verona, Padova, Biella, Udine e Bergamo. Rispetto ad altre sedi (come quella di Verona, che lamentò in più occasioni lo scarso appoggio, soprattutto finanziario, da parte di Enti e istituzioni locali), la Sezione di Cremona fu voluta espressamente dall'amministrazione cittadina nella persona dell'assessore Alessandro Groppali, eletto tra i primi nove consiglieri, e in pochi mesi poteva contare su un corpo sociale di 500 soci. Presto tra i consiglieri si aggiunsero anche rappresentanti del mondo cooperativo, come Primo Taddei, segretario della Federazione Provinciale delle Leghe Contadini (1913) e il valore della sezione venne riconosciuto dai sussidi ricevuti dai Comuni limitrofi, fra cui Gussola, Martignana, Pieve San Giacomo, Pescarolo, Torei dei Picenardi.
Ad un anno dall'avvio delle sue attività, stando a quanto riportato su "L'Umanitaria" del 31 dicembre 1908, "la Sezione ha istituito un Ufficio di assistenza legale che ha trattato 45 cause, un Ufficio di collocamento che ha ricevuto 87 offerte di mano d'opera e ne ha soddisfatte 32, ha creato 4 bibliotechine viaggianti nei paesi della Provincia, ed ha iniziato un Ufficio di emigrazione".
Ma forse una delle iniziative più interessanti della Sezione, rispetto al "pacchetto standard" a cui doveva attenersi ogni singola sede (emigrazione, collocamento, cooperazione, assistenza), fu la Scuola per infermieri istituita nel 1911, inizialmente denominata "Scuola per l'assistenza agli infermi"; nel primo anno fu frequentata con assiduità da 70 persone tra uomini e donne, di cui "ottennero la promozione 29 alunne e 21 alunni", senza contare "le 25 suore infermiere, che superarono felicemente gli esami di promozione". Due anni dopo, nel 1913, tutti gli iscritti superarono gli esami, con punteggi molto alti, spingendo la Commissione dei Primari a "rinnovare il voto che gli allievi non addetti agli ospedali debbano frequentare i corsi della Scuola laica per infermieri", per fare pratica per il maggior tempo possibile.
L'azione della Sezione non si limitò ovviamente solo a questo. Molto intensi e duraturi furono i rapporti con il mondo cooperativo, sia per quanto riguardava l'assistenza medico-legale, sia per trovare lavoro alle cooperative in città e nel circondario, dove l'opera dell'Umanitaria era garantita dalla sottosezione di Casalmaggiore (pratiche riguardanti liquidazioni di indennità, applicazione delle leggi sociali, collocamento di operai, ispezioni contabili). Altrettanto importante l'impegno per il collocamento di manodopera (297 persone collocate tra luglio e settembre del 1911, 424 collocamenti nel 1920, 1.464 domande di lavoro ricevute nel 1922, con 177 collocamenti effettuati), un po' meno significativa l'azione nel campo dell'emigrazione, nonostante una incessante lotta "per impedire che i nostri lavoratori diventassero istrumenti di speculazione per certe imprese losche, nulla curanti e poco riguardose dei trattati internazionali: abbiamo vigilato - scrivevano nel 1923 - e fatto in modo di impedire che detti arruolamenti si effettuassero".
Soppressa dal fascismo, la Sezione rappresentò un caposaldo dell'opera dell'Umanitaria in Lombardia.
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