Pensieri a due ruote. La bicicletta nel Cremasco tra meraviglia e fatica
Un ennesimo libro scritto per i fans della bicicletta, quello del Gruppo Antropologico Cremasco? Per nulla: ci tocca da vicino. Tutti.
“Pensieri a due ruote” è un’intelligente disamina a 360 gradi delle straordinarie ricadute positive dell’uso della bici, ricadute che hanno dilatato a dismisura le nostre potenzialità umane. Un racconto, in altre parole, di quanto abbiamo guadagnato tutti con tale mezzo di locomozione, nonostante le paure, le diffidenze e le preoccupazioni (di carattere non solo morale, ma anche medico) delle origini.
Una forzatura un confronto con l’IA?
Senza dubbio (le due tecnologie sono abissalmente distanti, come abissalmente differenti sono gli effetti; la tecnologia, poi, nel frattempo, è diventata tanto dominante da orientare le nostre stesse scelte), ma non del tutto fuori luogo: la storia della bicicletta è una prova di come si può fare di una tecnologia un buon uso, smentendo clamorosamente le preoccupazioni iniziali nei confronti dei “mostri metallici”. Un buon uso che, invece, non abbiamo fatto dell’automobile: pensiamo alle tante, troppe, vite umane che vengono falciate (oltre un milione ogni anno nel mondo!), per non parlare della miriade di individui che vengono ridotti a vere e proprie larve umane.
Faremo ancora un buon uso a proposito dell’IA? È troppo presto per dirlo: la nuova tecnologia sta vivendo solo la sua fase aurorale.
Ma una cosa è certa: toccherà a noi guidarla per potenziare le nostre peculiarità umane, riducendo, ad esempio, le componenti negative del lavoro (fatica e ripetitività), esaltandone quelle positive e, contestualmente, liberando, grazie all’incremento della produttività, sempre più tempo da dedicare alla nostra creatività e alla nostra partecipazione alla cosa pubblica.
Toccherà a noi, con la sua applicazione all’agricoltura, guidarla al fine di contenere il tasso di inquinamento. Toccherà a noi, magari, azzerare i morti sulle strade proprio grazie al pilota automatico (quindi all’IA).
Un libro davvero stimolante, “Pensieri a due ruote”.
Vi troviamo tutto quanto “ruota” intorno alle due ruote: l’originario appannaggio di benestanti (il costo di una bici all’inizio del Novecento equivaleva a ben 100 giornate lavorative di un operaio!), l’opera svolta da Gino Bartali nel sottrarre ebrei alla criminale furia nazi-fascista, le tensioni politiche esplose dopo l’attentato a Togliatti nel 1948 poi smorzate in seguito alle leggendarie vittorie di Bartali al Tour de France, il protagonista di un romanzo di Giovanni Testori che, in gara, arriva - pur di soddisfare la sua sete di riscatto sociale - a provocare deliberatamente la caduta di un gregario-rivale.
Troviamo le bellezze naturalistiche nonché le stesse bellezze create dall’uomo (anche la bellezza della musica) da esplorare nei tanti itinerari che offre il nostro territorio, il vero e proprio luogo di culto che è diventata Crema in seguito al film di Luca Guadagnino “Call me by your name”, i non pochi cenni dedicati ad altri Paesi europei (dove sono nati i primi prototipi e dove oggi collezionisti appassionati come la famiglia Azzini di Soresina scambiano esemplari con altri collezionisti, perfino della Lituania).
E troviamo, naturalmente, le nostre glorie ciclistiche locali (tappe del Giro d’Italia vinte, la conquista seppur per un giorno della maglia rosa…), le stesse glorie del mai dimenticato pittore Rosario Folcini.
Un libro che non trascura nulla, neppure il fenomeno dei ciclofattorini, neppure il guizzo filosofico di Marc Augé: è la bici che procura al soggetto una nuova percezione dello spazio e del tempo, percezione che lo avvicina al concetto di eterno.
Una perla del saggio? L’uso terapeutico/inclusivo della bicicletta a favore di ragazzi che registrano deficit mentali.
Limiti?
Non mancano delle ripetizioni, ma questo è pressoché inevitabile in presenza di più autori (quasi una ventina) e, comunque, non stonano anche perché fanno riferimento a fonti diverse.
Io, poi, mi sarei atteso un capitolo sulle esperienze avanzate dei paesi del Nord Europa che da decenni rappresentano un modello di circolazione rispettosa dell’ambiente oltre che della salute.
Un consiglio?
Assaporare il libro per poi programmare in primavera alcuni degli itinerari qui indicati alla scoperta delle bellezze del nostro territorio: paesaggi, fontanili, rogge, città murate, chiese, santelle...
Un libro da leggere e da... vivere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti