Torricella del Pizzo nel nuovo libro "Torri, campane e orologi. Archivio fotografico dello stato dei campanili del Ducato" di Luca Grandinetti
C’è anche il piccolo ma suggestivo borgo fluviale di Torricella del Pizzo, con una storia pressoché inedita, nel nuovo libro “Torri, campane e orologi – Archivio fotografico dello stato dei campanili del Ducato” di Luca Grandinetti. "Un’opera artistica, in una edizione limitata di appena cento esemplari – spiega l’ “Eremita del Po” Paolo Panni che ne ha curato la prefazione - resa possibile grazie al fondamentale sostegno dell’associazione Vicus Petiatus di San Secondo”. Grandinetti è fondatore del progetto Consorteria Dimore Storiche Minori e del Museo Uomo Tempo di Medesano (Parma).
“Con questo volume il primo di una collana che vuole col tempo coprire tutto il Parmense e non solo – evidenzia ancora l’ “Eremita del Po” Paolo Panni - viene posta l’attenzione sui campanili e sulle torri del territorio, specie per quanto riguarda il loro interno, sconosciuto naturalmente ai più trattandosi di luoghi normalmente non aperti al pubblico. Ho personalmente condiviso, con l’amico Luca, alcune delle esperienze che ci hanno portato alla scoperta dei segreti, della storia, delle particolarità e delle peculiarità di diverse torri campanarie. Un’avventura ed una esperienza bella ed importante che ha permesso di giungere rispolverare e riscoprire pezzi di storia rilevanti, talvolta inediti, dei nostri territori di fiume”.
“Il campanile – spiega quindi lo stesso autore Luca Grandinetti – è un mondo a parte, sebbene scandisca il tempo all’esterno. All’interno è come se tutto fosse fermo, come se il tempo fosse trattenuto e rilasciato lentamente; i muri presentano spesso iscrizioni, graffiti, pitture mai toccate, dando l’impressione affascinante di scoprire un mondo per la prima volta, un mondo battuto un tempo solo dai campanari e dagli orologiai che salivano, organizzavano gli spazi e progettavano gli orologi che avrebbero servito le comunità”. Luca Grandinetti, cultore e riparatore di orologi antichi, è andato alla scoperta di tutto quello che un campanile può “raccontare”, con particolare riferimento ovviamente agli orologi o a ciò che ne è rimasto. In questo primo volume spiccano, in particolare, i campanili di diverse chiese e castelli della Bassa Parmense ma c’è anche tutto un capitolo legato a Torricella del Pizzo e al suo antico orologio conservato al Museo Galileo di Firenze. Si tratta di un orologio risalente al periodo compreso tra il XV ed il XVI secolo che apparteneva al vecchio convento del paese ed era parte integrante della collezione di Giancarlo Del Vecchio. All’importante museo toscano è stato donato da Patrizia Del Vecchio e, come rimarca Grandinetti, ci sono significative connessioni tra l’orologio da torre della Rocca dei Terzi di Sissa (PR) e l’orologio da torre del Convento di Torricella del Pizzo evidenziando che “Pressochè sconosciuta è la produzione di una tipologia di orologi da torre con caratteristiche affini che investe l’area parmense tra la metà del ‘400 e la metà del ‘500. Sono macchine che presentano elementi talmente ricorrenti da ricondurli ad una vera e propria corrente o scuola. Parlo dell’orologio del mastio della Rocca dei Terzi di Sissa in provincia di Parma, e dell’orologio da torre del convento di Torricella del Pizzo, luogo in linea d’aria poco distante dal presidio parmense e già con esso gemellato nel corso del ‘900”. Ci sono diversi elementi che accomunano i due orologi mentre “le specifiche differenze tra i due meccanismi in esame vanno rintracciate nella completezza e nella presenza dei vari elementi e nel sistema di scappamento. L’orologio di Sissa, rintracciato come rottame negli anni ’90 – sottolinea Grandinetti - venne consegnato al maestro Alberto Gorla di Cividale di Rivarolo Mantovano, che ne curò il restauro andando a sostituire gli elementi compromessi e restituendo una macchina con scappamento a caterina, verga e bilanciere e un nuovo freno coerente con tutto il sistema. Tale impostazione viene storicamente compresa tra la nascita dell’orologeria meccanica e la metà del ‘600. L’orologio del convento di Torricella del Pizzo invece pare presentare tutti i pezzi originali ma con scappamento a caterina e ragionevolmente verga e pendolo, questi due ultimi mancanti. Va ricordato che lo scappamento a pendolo viene introdotto dopo la metà del ‘600 in una forma di transizione composta da verga, caterina e pendolo, successivamente la verga e la caterina verranno sostituite dall’ancora e dalla ruota di scappamento con denti radiali, quindi è corretto pensare che la macchina cremonese sia stata aggiornata con il nuovo scappamento nella seconda metà del sec. XVII. Nell’orologio di Torricella del Pizzo manca anche il sistema di freno della suoneria, il leveraggio mobilitante il martello sulla campana e la ruota a cuore/ellisse. Oggi – ricorda l’esperto - l’orologio della Rocca dei Terzi è esposto, funzionante all’interno del mastio, mentre quello di Torricella del Pizzo si trova nel museo Galileo di Firenze donato da Patrizia Del Vecchio, inventario n. 3932. Accanto a questi due orologi ne esistono almeno altri due affini, uno conservato in una collezione privata in Svizzera e un altro presso il Museo Arte Tempo di Clusone (BG) il quale riporta sul telaio una incisione trecentesca considerata però apocrifa legata al Maestro Rolando Rogolli, “casualmente” parmigiano”.
Di queste scoperte storiche, e di tanto altro, si parlerà in occasione della serata di presentazione fissata per lunedì 10 marzo, alle 20.30, nella sala conferenze della sede Avis di San Secondo Parmense. La serata sarà la prima di quattro conferenze messe in programma dall’associazione “Vicus Petiatus” per i mesi di marzo e aprile.
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