Area Tamoil, una proposta provocatoria (ma fino a un certo punto) per il recupero: "Cittadella degli studi e parco fotovoltaico. Perché non pensarci?"
Provocatorio, ma fino a un certo punto. Perché il tema c'è. Il punto, semmai è come affrontarlo. Che fare dell'area Tamoil in un futuro nemmeno troppo lontano, laddove l'ex raffineria lasciasse definitivamente Cremona? Sul futuro di questo comparto della città si è già cominciato ad aprire qualche ragionamento. Ad esempio, non troppo tempo fa con un articolato intervento dell'ex senatore Marco Pezzoni (qui l'articolo). Gli stessi rappresentanti della raffineria, nell'ultima conferenza dei servizi, hanno accennato ad un progetto di conversione con tanto di parco fotovoltaico, ma i punti fermi, ad oggi, sono pochi.
Registriamo allora la proposta - appunto provocatoria ma fino ad un certo punto - di Ruggero Poli, concittadino che da almeno 30 anni opera nel mondo scolastico, ricercatore, autore di diversi volumi, e che nell'intervento che pubblichiamo qui di seguito articola una serie di riflessioni sulla possibile riconversione di questa enorme area (circa 800 mila metri quadrati) a Sud della città. Condivisibile o meno, la proposta ha indubbiamente un primo merito: quello di cominciare a far discutere di questo importante tema per la città.
Egregio Direttore, la disturbo per esternare a Lei e ai suoi lettori un mio pensiero (provocatorio e nel contempo utopico, ma non troppo!) in merito all’area Tamoil.
In 161 anni, vale a dire dall’unità d’Italia - e forse anche da prima - ad oggi, in Italia (e quindi anche a Cremona) almeno il 98% degli edifici scolastici di ogni ordine e grado sono stati realizzati trasformando e adeguando di volta in volta, in modo più o meno forzoso, edifici storici già esistenti, per lo più antiche dimore nobiliari oppure, in rari casi, anche edifici che precedentemente avevano finalità diverse, quali ospedali o uffici pubblici di varia natura.
Queste scelte per nulla lungimiranti si sono da subito e sempre rivelate: anacronistiche, poco pratiche, per nulla efficienti, pericolose, insalubri, costosissime per i continui onerosi costi di gestione e di messa a norma e in sicurezza (statica per i criteri antisismici, impianti elettrici, antincendio, riscaldamento, manutenzione in generale). Purtroppo, per forza di cose, questo andazzo perdura tutt’ora costringendo, in un circolo vizioso, gli enti proprietari di quegli immobili e l’utenza a un continuo esborso di soldi.
Queste mie esternazioni non vogliono essere e tantomeno sono una boutade da bar o da sprovveduto. Da trent’anni lavoro in questo settore e, cosa non secondaria, in passato ho intrapreso delle ricerche storiche che hanno coinvolto anche l’evoluzione dell’edilizia scolastica pubblica cremonese dal suo nascere, vale a dire già a partire dai primi documenti risalenti agli inizi dell’Ottocento. Dalla prima “Cittadella degli Studi” pensata nel breve periodo Napoleonico di inizio Ottocento e poi concretizzatasi con l’unità d’Italia nell’ex complesso del soppresso collegio dei Gesuiti nell’attuale Via Cavallotti e la contigua via Plasio; alla seconda parziale “Cittadella” di Via San Lorenzo del primo ventennio del secolo scorso e l’ultima e attuale degli anni Sessanta, del medesimo secolo, di via Palestro. Il sottoscritto e tutti gli addetti ai lavori sono consapevoli delle grandi e gravi inadeguatezze di varia natura che hanno tutte queste strutture modificate o costruite ex novo nei vari periodi storici.
Ora a Cremona si presenta un’opportunità unica per risolvere una volta per tutte il problema dell’edilizia scolastica e, nel contempo, riqualificare in un’ottica ambientalista e nel rispetto della Natura e della Salute un’area che per troppo tempo ha ospitato un’attività per sua natura molto inquinante.
Immaginiamo per un attimo che gli enti preposti (Comune, Provincia, Regione e Governo) e gli attuali proprietari deponessero “l’ascia di guerra” e, di comune accordo, decidessero di investire risorse economiche e progettuali in tal senso nell’area ex Tamoil. Gli errori sono stati fatti e indietro non si può più tornare, ma su quegli errori si può e si deve ripartire, accantonando per sempre accuse, rivalità e campanilismi di ogni sorta. Tutto per un Bene più grande e per un Riscatto etico e umano di tutti i soggetti coinvolti. Immaginiamo quindi di trovarci nella situazione di avere tutta quella superficie di circa 800.000 metri quadrati già bonificata.
Perché allora non immaginare di riqualificarla in tre grandi aree tematiche:
- Localizzazione di una nuova “Cittadella degli Studi”, nella quale verrebbero realizzati tutti gli edifici scolastici (magari escludendo le elementari e le università) necessari alla nostra città. Immagino edifici autosufficienti dal punto di vista energetico, saranno modulabili, cioè in cui i volumi abitativi si potranno modificare con poca spesa in funzione del numero degli studenti e degli spazi richiesti e necessari di volta in volta. Saranno edifici che rispetteranno tutte le più stringenti norme sulla sicurezza e sul risparmio energetico. Edifici che sfrutterebbero le più innovative tecniche per il riscaldamento, il raffrescamento e il riciclo dell’aria dei vari ambienti. A questi nuovi edifici scolastici si potrebbe integrare l’attuale palazzo che ospita l’Istituto Stanga, confinante a nord ovest con l’area in questione, magari con un’altra destinazione d’uso (museo, provveditorato, palazzo di rappresentanza …)
- Una parte dell’immensa area potrebbe ospitare un parco fotovoltaico abbinato ad altri sistemi per produrre energia elettrica “pulita” che possano garantire anche l’autonomia energetica dei plessi scolastici.
- Un’altra parte della stessa, opportunamente localizzata, potrebbe ospitare un parco con molti alberi e prati che cingerebbero ad anello i vari padiglioni scolastici isolandoli in questo modo dalla tangenziale. Nello stesso parco potrebbe essere realizzato un grande anfiteatro (per 3000/5000 posti a sedere) per ospitare eventi sia di natura scolastica che eventi aperti al pubblico. Altre aree verdi con altri piccoli anfiteatri potrebbero essere messi a disposizione per lezioni all’aperto.
- Opportunamente dislocate ci potrebbero essere delle “torri” per bonificare l’aria (così come proposto dagli studenti del Politecnico).
- Non da ultimo le contigue Società canottieri rivierasche potrebbero essere un’enorme risorsa per le attività ginniche dei vari studenti e a loro volta questi ultimi per le stesse Società.
Il lato sud l’area presenta già tre enormi parcheggi. Una volta riorganizzate e potenziate le infrastrutture viabilistiche veicolari, ciclabili e pedonali di quella parte della città sarebbe un gioco arrivarci. Inoltre per arrivare alla nuova “Cittadella degli Studi” e al “Parco degli Studi e dello Svago”, si potrebbe realizzare un percorso su rotaia dove molte navette elettriche automatizzate, dedicate anche non solo a questa funzione, farebbero la spola dalle stazioni ferroviaria e dei bus, magari con fermate corrispondenti a più varchi realizzati ad hoc per accedere al parco.
Io sono convinto che tutto questo si possa realizzare: non mancano né le “intelligenze” tantomeno le risorse economiche.
Ci vorrebbe solo tanta buona volontà e lungimiranza dei vari soggetti ora coinvolti in questa infinita querelle che con le modalità fin ora intraprese, come la nostra storia italiana insegna, non avrà e non porterà mai a una fine certa e, ancor peggio, non si addiverrà mai a una soluzione che accontenterà tutte le parti in causa!
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti