Centro storico, salta il porfido e si sistema alla buona con il cemento. Soluzione veloce, pessimo risultato. E l'effetto “pois” è garantito
“Una zebra a pois” cantava Mina nel 1960, facendo il verso alla trasgressiva “Lucille” di Little Richard (1957). Dovesse tornare in città per una delle sue celebri toccata e fuga, la Tigre di Cremona potrebbe pensare a un remake, magari in featuring con l'amico Celentano. Le basterebbe traversare il centro storico e chissà, le verrebbe in mente d'incidere “Una città a pois” (tattaaa-ta, il response degli ottoni sul quattro quarti rock'n'roll).
Già perché da piazza della Pace, percorrendo via Gonfalonieri per affacciarsi su piazza del Duomo, l'effetto è quello: un pointillisme urbano che alterna il bruno ruggine del porfido alle pezze grigio chiaro del cemento in uso ormai da anni per sistemare la pavimentazione di pregio quando, causa neve, ghiaccio, usura, i cubetti si staccano o si crepano. Verrebbe da dire: massimo risultato col minimo sforzo, non fosse che il risultato è pessimo e sotto il profilo estetico è uno sfregio a uno dei centri più belli in Italia.
Ma tant'è, il tema non è nuovo, peccato solo che il trend non si inverta. Da anni, ormai, si usa “sistemare” la pavimentazione in cubetti di porfido con innesti di comune cemento, con l'esito che sotto il solleone piazza della Pace, piazza del Duomo e diverse vie limitrofe compresa piazza S. Maria Zaccaria, dietro il Battistero, rimandano un'immagine impietosa, un contrasto tra antico e nuovo, tra bello e sciatto che la città non merita. Certo, il perfido porfido costa, e sostituire i cubetti incassandoli a colpi di mazzuola e scalpello uno a uno è un lavoraccio d'altri tempi. Vuoi mettere un paio di cazzuole di cemento? Con una manciata di euro ne porti a casa un sacco da 25 chili e tempo 5 minuti e il lavoro è fatto.
Ma il Comune va per le spicce, che vuoi che sia la pavimentazione a venti metri dal Torrazzo? Penserai mica che un turista, per una città che mena gran vanto della sua vocazione turistica indotta da arte e cultura, se ne accorga? Tanto i nasi sono tutti in su, a mirare il Torrazzo e la facciata della Cattedrale, chi vuoi che guardi a terra e s'accorga di quell'effetto “macchia di leopardo” che col tempo sembra destinato ad ampliarsi e diventare la normalità?
E che non si tratti di soluzione provvisoria è d'altra parte fuori discussione: il modus operandi (a dirla con terminologia da criminologo) è questo. Via Ala Ponzone non fa eccezione e via Tibaldi, allo sbocco su piazza Marconi, sede dell'altro richiamo di cui ci si mena gran vanto, il Museo del Violino, non è da meno. L'unica differenza è che qui la pavimentazione non è in perfido porfido ma in vile acciottolato. E quando un ciottolo salta, ecco pronta la colata di economico e ultraveloce cemento (a presa rapida, senza dubbio). Basti scorrere le foto scattate stamattina e l'effetto “pois” o “macchia di leopardo” ammicca in tutto il suo grigiore, per dirla con un ossimoro.
Scegliessero la strategia del rattoppo a strisce, ossia tigrato anziché a macchia di leopardo, la si potrebbe pur sempre far passare per intenzionale. Un omaggio alla Tigre di Cremona, insomma, e un invito a un remake-tributo alla sua città: “Una città a pois” (tattaaa-ta!).
Ecco nella serie di foto come si presenta la pavimentazione della città: piazza della Pace dall'alto, poi la zona ditero il Battistero, diverse immagini di piazza della Pace, piazza Duomo e via Gonfalonieri e l'acciottolato smosso di via Tibaldi
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commenti
Gianluigi Stagnati
26 agosto 2021 14:21
Il vero problema è che i cubetti di porfido li posano con la sabbia che si incastra tra gli interstizi e li blocca.
Poi, però, ci passano con la spazzatrice che funziona come un grosso aspirapolvere e la sabbia sparisce alla svelta.
I cubetti cominciano a ballare e poi saltano fuori dalla loro sede.
Esistono in commercio prodotti adeguati per evitare questo problema, sia estetico che funzionale.
Ma costa meno il muratore con l'apecar e la cazzuolata di cemento!
Annamaria
26 agosto 2021 17:12
Vero, però in via Decia, ad esempio, il porfido è stato posato in modo "definitivo" dopo i lavori per i vari sottoservizi diversi anni fa, peccato che il traffico, anche quello pesante (ho diverse foto che possono testimoniare) col tempo abbia scalzato comunque un certo numero di cubetti che a volte "vagano" per giorni ai lati della via. Per non parlare dei cedimenti della sede stradale che contribuisce a rendere ancora più rumoroso (oltre che pericoloso per cicli e motocicli) il transito dei veicoli (magari un controllino sulla velocità ogni tanto, visto che c'è pure una scuola?). Anche qui si alternano toppe di catrame, provvisorie, a ripristino dei cubetti nella loro sede (fatto e rifatto più volte sempre negli stessi punti, certi mestieri bisogna saperli fare a regola d'arte...)
Gianluigi Stagnati
27 agosto 2021 09:03
La posa con la sabbia e ghiaietto è "elastica" e permette di resistere meglio alle sollecitazioni; la posa con il calcestruzzo è "rigida" e resiste meno alle sollecitazioni.
Fanno le pavimentazioni di pregio ma poi non fanno una adeguata manutenzione.
Concordo con lei.
Io non sono un professionista; certamente sono aumentati i SUV e furgoni e via Decia è particolarmente trafficata, ma gli interventi fatti in maniera inadeguata costano e poi non risolvono il problema!
François
26 agosto 2021 20:56
In extremis si può sempre ripiegare sulle onde blu...
Michele de Crecchio
28 agosto 2021 00:47
Certi "disastri" amministrativi e tecnici si sono cominciati a manifestare da quando la amministrazione comunale ha, contro ogni ragione di "buon senso", iniziato a ridimensionare progressivamente il personale direttamente impegnato nella manutenzione, di strade, giardini, impianti ed altri simili piccoli lavori prevalentemente manuali. Il risultato pratico di tale scelta si è rapidamente manifestato nei ritardi manutentivi, nella disaffezione degli operai ai lavori loro affidati, nella perdita di memoria sul miglior modo di fare certi lavori. L'avvento della informatizzazione avrebbe dovuto, in teoria, ridurre i lavori di concetto. In realtà il Comune si è limitato a risparmiare sui lavori manuali che, in realtà, non possono essere compressi oltre certi limiti.