12 maggio 2025

Oggi la giornata dell'infermiere. "Quel lavoro che sceglierei ancora oggi". Impagabile vedere un paziente allettato, tornare a casa sulle sue gambe. L'Asst di Cremona può contare su 1250 infermieri

Cura, pratica clinica, educazione e relazione. La professione infermieristica è molto cambiata nel tempo, si è evoluta diventando sempre più specialistica. Oggi l'infermiere non è più – e non è solo – l'esecutore di procedure assistenziali, ma è un punto di riferimento per il medico, il paziente e i suoi familiari; è la figura che accompagna, ascolta, pianifica e costruisce percorsi di cura. La sua presenza è sempre più richiesta non solo dentro l'ospedale, ma anche nei servizi territoriali e domiciliari per l'assistenza ai pazienti cronici e fragili.

«La Giornata internazionale dell'Infermiere che si celebra ogni 12 maggio (data di nascita di Florence Nightingale fondatrice delle scienze infermieristiche) quest'anno assume un significato maggiore, la specificità della professione e la sua integrazione del sistema socio sanitario è un valore per tutti i percorsi di cura» – spiega Alberto Silla (Direttore Daps) - «Ciò accade a fronte di una difficoltà sempre maggiore a reclutare professionisti». Secondo il Gruppo Italiano per la Medicina basata sulle Evidenze(GIMBE), infatti, l'Italia perde 10 mila infermieri l'anno nonostante un bisogno in costante crescita, soprattutto in proporzione all'invecchiamento della popolazione che a tendere avrà necessità assistenziali importanti.

L'INFERMIERE CHE PRENDE IN CARICO IL PAZIENTE

Per celebrare questa giornata speciale l'Asst di Cremona ha raccolto la testimonianza di parte dell'équipe infermieristica dell'Ospedale di Comunità di Cremona, una struttura gestita nella quasi totalità da nove infermieri più la coordinatrice. Sino a qualche anno fa pensare a un modello assistenziale di questo tipo era quasi impossibile, anche per cultura. A confermarlo è la coordinatrice Rosa Esposito: «Entrare a far parte di questa realtà è stato per me un grande cambiamento. Qui l'infermiere è davvero al centro dell'organizzazione: intreccia competenze, collabora con medici, fisioterapisti, assistenti sociali, ma soprattutto si prende cura del paziente nel suo insieme». 

Ogni paziente ha un infermiere di riferimento, un "case manager" che coordina il percorso di cura - aggiunge Gianmario Pedretti, dirigente delle professioni sanitarie del Polo territoriale, «l'infermiere si occupa di tutto: educa all'uso corretto dei farmaci, segue la riabilitazione, insegna l'utilizzo dei dispositivi medici al domicilio. È un lavoro complesso, ma centrale nella presa in carico».

LA RELAZIONE È PARTE DELLA CURA

Melissa Paduraru, infermiera all'OdC sin dai primi mesi di apertura, lo dice con chiarezza: «Qui il paziente lo segui nella sua totalità. Non solo curi, ma lo educhi alla cura, lo accompagni nel rientro a casa anche attivando i servizi domiciliari che servono. Stando al suo fianco per giorni o settimane, crei relazioni vere, anche con le famiglie. E poi vedere un paziente che arriva allettato e torna a casa sulle sue gambe è una soddisfazione impagabile».

Tania Iaria, con alle spalle trent'anni di professione, racconta una passione rimasta intatta: «All'Ospedale di Comunità facciamo sentire al paziente che non è solo. Lo aiutiamo a riacquisire la propria autonomia. È un lavoro faticoso, certo – tra turni e burocrazia – ma se potessi tornare indietro lo sceglierei ancora. Questo posto, per me, è come una casa».

Anche per chi ha già sperimentato contesti diversi, l'OdC rappresenta qualcosa di nuovo. Milena Cappalunga, dopo aver lavorato come infermiera in medicina e al pronto soccorso, spiega: «All'interno dell'Ospedale di Comunità, la componente relazionale è molto forte. Nei reparti di urgenza devi agire subito, qui, invece, ascolti, costruisci fiducia. E anche nei momenti di fatica, sai che c'è qualcosa di nobile in quello che fai».

«IL PIÙ BEL LAVORACCIO DEL MONDO»

Sara, 31 anni, è stata in diversi reparti prima di approdare all'OdC. «È un lavoro che ha una tensione altissima – racconta. Suonano tre campanelli alla volta, ma tu devi restare concentrata, perché non puoi sbagliare. Eppure, la gratificazione la trovi sempre nel rapporto con i pazienti, nella fiducia che riesci a costruire».

Chi ha iniziato da poco, come Marsida Kercuku, 24 anni, sa già che quella dell'infermiere è molto più di una professione: «È una scelta di vita. Vengo da una famiglia dove si respira questa vocazione, ma viverla in prima persona è tutta un'altra cosa. Aiutare gli altri dà un senso alla mia giornata. È un lavoro che ti insegna il dolore, richiede pazienza, attenzione, costanza. Ma ti restituisce tantissimo. Il mio tutor diceva sempre: "È il più bel lavoraccio del mondo". Aveva ragione».

UNA STRUTTURA CHE FUNZIONA, LO DICONO I PAZIENTI

L'Ospedale di Comunità è un tassello chiave della sanità del futuro. Unisce ospedale e territorio, accompagna il paziente in una fase delicata, rafforza il legame con i servizi e promuove l'autonomia. La sua efficacia si misura non solo nei numeri, ma nelle storie delle persone.

«Ero stata ricoverata in cardiologia per uno scompenso – racconta Rosa, 75 anni – ma non potevo ancora rientrare a casa. All'OdC ho trovato tutto: cura, attenzione, spiegazioni. Ora mi sento pronta a tornare alla mia vita». Lo stesso vale per Luisa (nome di fantasia), 79 anni: «Vivo da sola, e il pensiero del rientro mi spaventava. Ora sto meglio, mi sento sicura. E non mi sento abbandonata: so che avrò un infermiere a domicilio che verrà a controllare come sto».

L'OSPEDALE DI COMUNITÀ: UNA NUOVA REALTÀ TERRITORIALE

L'Ospedale di Comunità, aperto nel dicembre 2023, è entrato in attività a pieno regime lo scorso anno. Si trova nel padiglione 8 dell'Ospedale di Cremona ed è nato per accogliere pazienti fragili in fase di stabilizzazione clinica dopo un ricovero per un episodio acuto; ossia quando la degenza ospedaliera non è più necessaria ma il rientro a casa in sicurezza non è ancora possibile. Con 20 posti letto, l'OdC è un anello fondamentale della rete territoriale: solo nel 2024 ha accolto 297 persone.

Il servizio, accessibile su indicazione dello specialista ospedaliero attraverso la Centrale Operativa Territoriale (COT), ha un'organizzazione unica: «Il nostro obiettivo – spiega Cristiano Crotti (medico geriatra referente OdC) – è creare le migliori condizioni possibili per il rientro del paziente al domicilio, grazie a una dimissione pianificata e all'integrazione con i servizi sociosanitari del territorio».

Nelle foto parte dell'équipe infermieristica dell'Ospedale di Comunità di Cremona e alcune immagini delle attività di assistenza e relazione.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti