3 marzo 2022

Pasolini, Priori, Sartori e Marilù sulla Topolino verde al baracchino sul Po a mangiare salame e parlare di arte e politica. L'amicizia con Montaldi

Pierpaolo Pasolini e Cremona. Abbiamo riportato i ricordi, i luoghi, le emozioni di Pasolini nella nostra città ad un secolo dalla sua nascita il 5 marzo 1922 (leggi l'articolo). Il carissimo professor Gianfranco Taglietti raccolse la testimonianza dello scultore Ercole Priori che ha fatto emergere come tra racconti e osterie lungo il Po, incontrò Montaldi e Pasolini che da tempo si frequentavano e stettero insieme qualche ora. Ecco il racconto di Ercole Priori.

"Avevo parcheggiata la mia verde Topolino e con passo svelto mi dirigevo verso la sede del 'Gruppo Leonardo' nel palazzo dell'Arte. Al centro di piazza Marconi un gruppo di giovani; mi chiamano, noto una bella ragazza accanto ad un tipo magro, non alto, dall'aria di studente in viaggio turistico, con sotto il braccio un libro, una agenda, qualche foglio. Rapide le presentazioni: 'Piacere, Priori' - 'Piacere, Pasolini'. Marilù, la bella ragazza mora, mi traccia un rapido profilo di quel giovane serio, pensieroso, un tantino malinconico. Dall'angolo della piazza viene uno spilungone allampanato, con a tracolla una lunga sciarpa. L'aria è da intellettuale, con un libro dalla copertina rossa e una cartella sotto il braccio. Pasolini e Montaldi si conoscevano da tempo, si stringono la mano, si mettono a parlare di politica e di arte. Danilo lo conoscevo bene: era amico e ammiratore di Renzo Botti, ricercatore sulla 'mala' cremonese, intervistatore di gente umile: facchini e badilanti.... Ascolto senza interesse i discorsi dei due, quando scorgo in arrivo. con passo lento e ..'sornione' due amici 'aduncolati' (=dall'adunco naso entrambi): Mario Balestreri e Iginio Sartori. 

Erano soliti passare ore all'osteria a tracciare disegni e caricature, e a discutere di cose artistiche. 

Il gruppetto, finite le discussioni, si sgretola: Danilo se ne va per una ppuntamento, Balestreri non può stare lontano dal suo torchio di stampa; restiamo in quattro. Ci inscatoliamo nella Topolino; la meta è un baracchino oltre Po, per una mangiatina. 

Marilù parla a ruota libera, Pasolini parla poco: le sue sono idee meditate; conosce bene l'ambiente dell'arte cremonese. Il suo discorso si fa malinconico: ricorda la morte del fratello ucciso dai partigiani di Tito e la madre Susanna straziata dal dolore. 

In quel baracchino d'oltre Po si gusta del buon salame, del culatello di Langhirano con pane bianco del piacentino e vino Gutturnio, che pare un velluto. Siamo seduti su panche; delle 'socche' fanno da tavola. Intorno, il silenzio del fiume. Mi vengono in mente il Piccio, che dal Po fu tradito; Bacchelli e il suo 'Mulino del Po' e ....perfino Peppone e don Camillo; ma soprattutto è il pittore Ligabue al centro del nostro parlare: l'avevo conosciuto e 'scoperto' qualche anno prima a Gualtieri, in occasione del premio Suzzara. Si accenna pure a quel raid Cremona-Venezia su una barca ad otto vogatori: tutti artisti... (o aspiranti tali), in occasione di una Biennale. 

Si fa sera; l'umido dei platani ci consiglia di tornare in città. Quelle ore passate in compagnia di quel giovane dalla appa- renza fragile mi sono rimaste nella memoria, per sempre.

Pasolini, Montaldi, Priori, Balestreri, Iginio Sartori: personaggi della Cremona di un tempo non molto remoto. Meritano tutti di essere fissati nella memoria. 

Nella foto Pasolini, Priori e Montaldi


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commenti


Jim Graziano Maglia

3 marzo 2022 11:35

Grazieee Dirett.Mario!Un 'servizio stampa' di grande pregio.
Una testimonianza sul grande Pierpaolo Pasolini in linea con l'alta qualità giornalistica di Cremona sera.E poi di alcuni ricordi-racconti indelebili (v.il Prof. Taglietti,grande e sempre 'presente' culturalmente parlando).Due servizi preziosi,fini ,altamente culturali e pure formativi che si diversificano con altri locali e che ci alleviano dalla tristezza che ancora in tanti di noi permane per la sua brutale scomparsa e nello stesso tempo ci arricchiscono cuore e spirito per tutta la strairdinaria opera artistico-intellettuale ci ha lasciato in genere ,ma ancor di più in noi cremonesi.Un grande e giovane maestro che nonostante abbia vissuto poco qui a Cremona, tanto ci ha insegnato e sotto sotto lo sentiamo come un nostro amico,uno di noi,che ci porta qulla viva luce di Amore e di Libertà, e di Bellezza ,che ci danno la forza ad andare avanti,soprattutto in questi giorni terribili che paiono a non finire mai tra guerre e pandemie...Grazie ancora.

Marco Tanzi

6 marzo 2022 11:57

Caro Direttore,
sarà un po’ una mania, ma da sempre sto molto attento alle cronologie. In queste celebrazioni cremonesi del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), che abitò in via Platina tra il 1933 al 1935, dagli undici ai tredici anni, riemerge una storia divertente di merende sul piacentino sulla Topolino verde di Ercole Priori (1913-2013: avrà avuto la patente a 15 anni?), con una Marilù, che immagino essere la cara e bellissima Marilù Parolini (1931-2012), che all’epoca poteva avere dai due ai quattro anni; Danilo Montaldi (1929-1975) più grandicello, dai quattro ai sei. Poi due artisti più maturi, Iginio Sartori (1903-1984), 30-35enne; e il mio amico Mario Balestreri, come Priori dai 15 ai 17.
Una gita strana per essere alla metà degli anni trenta: grandi e piccini, salame, culatello e gutturnio; Don Camillo (che sarà pubblicato nel 1948), e un ennesimo scopritore incompreso di Ligabue.
Pasolini – a 11-13 anni – “conosce bene l'ambiente dell'arte cremonese” (eh beh, è l’ombelico del mondo!). Però “Il suo discorso si fa malinconico: ricorda la morte del fratello ucciso dai partigiani di Tito”. Nell'eccidio di Porzûs, certo, lo sappiamo tutti questo strazio crudele della nostra storia: ma nel 1933-1935 non può essere che una profezia, visto che la strage avvenne il 12 giugno 1945.
Frequento artisti o presunti tali fin da quando ero ragazzo, cinquant’anni fa. ATTENZIONE: raccontano un sacco di balle. E i primi a crederci sono loro. Le vecchie generazioni erano impareggiabili. Il problema è che in provincia questi racconti attecchiscono facilmente e fanno alla svelta a diventare storia. Nemmeno sotto tortura, per esempio, rivelerò chi mi confessò che una volta a Parigi, si rivolse all’allora presidente: Càt Mitterand, vedet mìa che piof: vè sòta l’umbrèla!
Cordialmente