"Buca, sasso, buca con acqua, buca con fango", se Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi) viaggiasse oggi a Cremona
Primo Arcovazzi era nato a Cremona nel mese di luglio, guidava il sidecar con a fianco un prigioniero di guerra, il professor Emilio Bonafè, e sognava di diventare un federale. Che Primo fosse nato a Cremona è fuori discussione, un po' per l'accento, un po' perché era nato veramente a Cremona ma soprattutto, a conferma granitica sul suo luogo di nascita, per la tranquillità con la quale riusciva a guidare il sidecar su una strada martoriata dalle buche. “Buca”, “sasso”, “buca con acqua”, “buca con fango”, sono frasi che ricordano, più che un film del 1961 dove un sidecar corre su strade secondarie in Abruzzo durante la Seconda guerra mondiale, la Cremona del 2024. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, la situazione del manto stradale in città è quella che ogni giorno si può osservare, sia nelle zone centrali come in periferia o sulla tangenziale. Le segnalazioni sono continue e facilmente confermabili, basta azzardarsi a guidare o camminare in città, per incrociare i “reperti”, a volte molto pericolosi, che dovrebbero essere d'aiuto per raggiungere una qualsiasi meta. Le strade di Cremona fanno acqua, o la raccolgono in maniera impropria, da tutte le parti, per cui dopo averla raccolta e trattenuta per troppo tempo la propongono come una forma d'arte che, da troppo tempo, determina lo stato di salute di molte zone. Oltre al pericolo derivante dai cedimenti del bitume, fatto spesso inopinatamente sottovalutato, le strade cremonesi possono offrire, nelle giornate di pioggia o in quelle successive, nuove forme di espressione artistica in materia di moda. Le scintillanti passerelle di tutto il mondo potranno notare come gli abiti dei pedoni cremonesi possano acquistare, a titolo gratuito e senza un particolare talento con aghi e forbici, sfumature tra il color fanghiglia e un grigio difficilmente definibile; un passaggio cromatico che, se presentato nel migliore dei modi, potrà offrire rivoluzionarie e redditizie scelte in materia di linee autunno-inverno ma anche primavera-estate. Insomma, vi sarà la garanzia che per tutto l'anno, con poche gocce d'acqua, si potrà vedere il proprio vestito trasformato in qualcosa di diverso e, magari non troppo però, invidiato nel mondo della moda. Se lo stato delle strade di una città può fungere come biglietto di presentazione per coloro che decidano di percorrerle, a Cremona quel biglietto sembra un po' ingiallito, troppo usurato, come quelli dimenticati nella tasca di un capo d'abbigliamento lasciato in un armadio per anni, insieme alla canfora per tenere lontane le tarme. I riferimenti di quel cartoncino da visita sembrano avere un sapore ben diverso quando quel pezzetto di carta ricorda qualcosa di usurato e dimenticato, perché dopo molto tempo l'interesse che si poteva avere verso la persona descritta dal biglietto è praticamente sparito, inglobato da necessità più urgenti che mal si sposano con nomi o numeri di telefono di anni fa. Il fatto di offrire grandi e modernissimi servizi di mobilità, che spesso in altre occasioni si sono dimostrati tutt'altro che utili, su strade quasi perennemente disastrate non toglie la patina di vecchiume e fragilità a quel pezzo di carta, non solleva gli automobilisti dai danni creati ai veicoli, non aiuta i pedoni per la ricerca di una passerella di moda dove mettere in mostra quelle nuove concezioni forti di sfumature uniche, non rende più morbide le cadute o gli inciampi. In pratica non migliora la vivibilità quotidiana, cerca solo di sostituirsi ad un problema che sta diventando strutturale. Nel periodo pre-elettorale è giusto non parlare dello stato delle strade, è giusto perché, di solito, i lavori per il mantenimento o la riparazione del manto stradale si susseguono e si accavallano in una sorta di rincorsa per ridurre o limitare quei problemi che si erano venuti a creare negli anni. E' giusto non parlare del rifacimento delle strade da parte per la prossima tornata elettorale, è giusto non affrontare il problema perché lo stato delle asfaltature non deve essere oggetto di campagna elettorale: è semplicemente la normalità in capo di ogni amministrazione il dover mantenere un decoro nelle strade cittadine, sia per la città che per coloro che la vivono. Dovrebbe essere una cosa assodata, certa, senza dover sentire il bisogno di discuterne. Si dà per scontato che le cose, in questo caso, debbano funzionare con un automatismo logico e organizzato nel tempo e non perché ci sono le elezioni o perché i cittadini protestano continuamente. Una città vive su una programmazione logica e sostenibile e le strade spesso sono lo specchio di quella programmazione.
“Buca”, “sasso”, “buca con acqua”, “buca con fango”; caro Ugo, almeno allora vi erano giustificazioni plausibili, dato che l'ambientazione di quelle immagini era durante una guerra ma oggi, per fortuna, quelle giustificazioni non ci sono.
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