"Un negozio non è solo un negozio" ma non qui
“Un negozio non è solo un negozio” sembra dirmi, anzi più che dirmelo sembra preferire commentare personalmente questa frase, un amico cremonese che da anni vive lontano dalla sua città natale. Da anni vive non esattamente ad un tiro di fionda dalla città del Torrazzo ma, come tutti coloro che si adattano all'ambiente circostante, è attento alle scelte, in materia di vivere in comunità, del comune in cui risiede. Però è attento anche alle vicende di quella Cremona in cui è nato e cresciuto e nella quale, nonostante anni di lontananza, vede ancora quel cordone ombelicale che lo lega ad un territorio e alle sue persone. “Un negozio non è solo un negozio” non è una sua frase ma un progetto, già avviato da anni, che il suo comune di residenza sta portando avanti, ampliandolo con altre iniziative, per il rilancio del settore del commercio di prossimità e per poter ritornare ad occupare spazi nelle zone cittadine centrali.
Il progetto è articolato ma tanto vale spiegare il nocciolo della questione con il concetto di fondo: il comune si fa carico di finanziare, a fondo perduto, l'apertura di nuove attività commerciali di prossimità aiutando i piccoli imprenditori, non solo economicamente, a ridare luce a quegli occhi di vetrina dove le luci sono spente e la polvere è onnipresente. L'impegno di quel comune, con altre facilitazioni, è fondamentalmente quello di sostegno concreto alla apertura di negozi, mentre da parte loro, dato che nel commercio l'equilibrio è fondamentale, i neo imprenditori aderenti si impegnano a sviluppare una serie di attività, da soli o con una rete di colleghi, di stampo culturale, sociale o di interesse pubblico che portino alla rinascita di quelle aree finite in sofferenza soprattutto, ma non solo, per gli avvenimenti degli ultimi anni. Pensandoci bene è un passo gigantesco nella definizione di un processo commerciale, gigantesco perché non è il classico progetto in cui i negozi vengono chiamati a “fare rete” in vista di un evento o altro, ma pone il problema, e cerca di trovare una soluzione, al concetto di base: il ritorno ad una struttura commerciale diffusa e il più capillare possibile che sia rivolta alle persone e alla vivibilità cittadina.
Non ho idea se questo progetto sia stato proposto anche in altri comuni, magari sono scelte che investono tutto il territorio nazionale, ma di certo pone l'accento su quel concetto di collaborazione tra istituzioni e piccola imprenditoria che, come fine ultimo, può offrire una risposta validissima al degrado socio-urbanistico che di solito accompagna la chiusura del commercio di prossimità. La scelta delle istituzioni con “Un negozio non è solo un negozio” sembra aver ottenuto riscontri decisamente positivi tanto che viene proposta da almeno un paio di anni, offrendo un punto di partenza – ma anche di sviluppo – alle amministrazioni successive, un progetto che guarda a ciò che è una città e a come mantenerla viva, al contrario di quegli amministratori in giro per l'Italia i quali, in una sorta di tristezza infinita, negli ultimi 6 mesi prima delle elezioni cercano di fare tutto il possibile mai fatto prima. Poi gridano al miracolo organizzativo e documentano pubblicizzando grandi opere le quali, in realtà, dovevano far parte della ordinaria amministrazione. Il motto “Un negozio non è solo un negozio” è funzionale e diretto per far capire l'importanza di un percorso di sviluppo del commercio cittadino, quel “non” racchiude il concetto base di un modo diverso di vedere le cose, quel “non” è la parola chiave di un percorso volto alle ai cittadini e al bene collettivo.
Un motto semplice, pulito, immediato, senza slide e sorrisi di circostanza o quella anglofonia pacchiana che tanto piace oggi ad alcuni, una frase che racconta molto di più della frase stessa, perché la varietà di colori, aromi e luci che si trovano nelle vetrine sono ciò che riavvicina le persone ad un percorso di aggregazione e di riscoperta della loro città. Dietro tutte quelle differenze vi sono nuove possibilità culturali, storiche, di valorizzazione del lavoro delle persone e di collaborazione con le istituzioni, dove il fine ultimo è quello di uscire da una spirale che porterà soltanto a parlare di un tempo perduto e di occasioni mai sfruttate.
Di certo quel progetto non sarà rose e fiori, non tutti avranno la possibilità di continuare, le leggi del mercato sono sempre più feroci, ma mette sul piatto una possibilità che è molto di più di quella legata alle scelte, personali o del portafoglio, dei clienti, mette sul piatto scelte che, in futuro, si dimostreranno lungimiranti. E' vero, un negozio non è solo un negozio, è un piccolo mondo che a volte ci interessa o meno, accessibile economicamente o meno, gestito da persone piacevoli o meno, ma è sempre una parte integrante di un percorso che va ben oltre le scelte quotidiane, va oltre perché è parte della vita di un sistema sociale che punta a recuperare e valorizzare il bene collettivo.
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commenti
Patrizia Signorini
3 dicembre 2023 21:40
Qualsiasi progetto idealmente valido si infrange contro alcune realtà di base: la preparazione culturale e professionale degli imprenditori, le leggi fiscali, il contesto e le relazioni interpersonali.
Il concetto è bellissimo, vorrei fosse anche attualizzabile
Manuel
4 dicembre 2023 17:13
Si potrebbe aggiungere altro, ma già così risulta efficace.
Applausi!