4 settembre 2022

Ad amare si impara… da Gesù Cristo!

Non è raro incontrare, nel faticoso viaggio che è la vita, delle persone talmente sicure di sé stesse da non ascoltare nessuno, sempre pronte a offrire soluzioni o pareri, compiaciute nel sentire solo la propria voce. Ho conosciuto individui preparatissimi in tutti i campi dello scibile umano: dalla fissione nucleare a come cucinare il caciucco alla livornese. Persone in grado di passare, con nonchalance, da una perfetta disamina della situazione internazionale ai suggerimenti per togliere efficacemente le macchie di unto dalla camicia. Incapaci di ascoltare, sempre pronte ad intervenire!

Questo atteggiamento presuntuoso, che quasi sempre sconfina nel ridicolo e nel patetico, ha trovato un palcoscenico straordinario nei social media: in questi anni abbiamo scoperto una miriade di esperti di virus e vaccini che in poco tempo si sono trasformati in perfetti analisti di politica estera con il conflitto Russia-Ucraina! Per non parlare dei rincari delle bollette di luce e gas, delle fonti di energia alternative, dell’uranio impoverito…

Tutti capaci di spiegare i retroscena, le motivazioni, le implicazioni, ma soprattutto tutti pronti a dare delle soluzioni, con una sicumera decisamente invidiabile! Fossero loro al governo allora che sì che le cose cambierebbero subito e in meglio.

Ormai ci siamo abituati a genitori che ne sanno più degli insegnanti in fatto di istruzione, a pazienti più preparati dei dottori riguardo diagnosi e medicinali, a penitenti più afferrati dei sacerdoti in materia di fede e di peccati. E le fonti sulle quali i pretestuosi saccenti si preparano? La rete internet, che pullula di improbabili e spesso imbarazzanti siti di informazione! Almeno una volta c’era i giornalisti che con rigorosità andavano alla ricerca delle fonti, della loro attendibilità e serietà: pubblicare una notizia imprecisa, parziale o false era considerato un’onta per la carriera e per il prestigio del proprio giornale! Oggi non c’è più – o quasi – questa “mediazione” e ciascuno va alla ricerca delle informazioni a proprio rischio e pericolo!

Una cosa del genere succede anche in un terreno assai delicato e prezioso della vita dell’uomo che sono le relazioni interpersonali e soprattutto l’amore. 

Al giorno d’oggi si ha l’impressione che l’amore sia qualcosa di innato, di spontaneo, di immediato nel cuore dell’uomo per cui non c’è bisogno di imparare niente. Siamo nel tempo delle emozioni scevre da ogni ragione, dell’istinto avulso da ogni progettualità, dall’arbitrio scambiato per libertà. Ciò che uno sente nel cuore è considerato, automaticamente, come qualcosa di autentico, di vero, di bello, da perseguire subito! Non ci si domanda se il cuore è male consigliato da una passione fuggevole, dal fatuo miraggio di una fuga da una realtà faticosa, dalla ricerca egoistica del proprio piacere personale. Arduo interrogarsi sulla qualità del proprio amore e soprattutto ammettere di non sapere amare sul serio! 

Ma è segno di grande sapienza confessare di dover imparare sempre dalla vita, dagli altri, da Dio! La prima lettura di questa domenica, tratta dal Libro della Sapienza (Sap 9, 13-18) è un salutare bagno di realismo sulla nostra fragile condizione umana: “I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo?”.

La volta scorsa parlavamo dell’umiltà come della virtù basilare sulla quale tutte le altre attecchiscono e crescono: senza di essa non ci può essere un uomo maturo e ben piantato! Umiltà è ammettere di avere una personalità continuamente “in fieri”, “in costruzione”, bisognosa incessantemente di maestri e di testimoni che l’aiutino a desiderare, ricercare e perseguire sempre e solo il vero, il bene, il bello. Dobbiamo riconoscere che la nostra inclinazione al male e al peccato - che ci trasciniamo da quando Adamo ed Eva colsero il frutto dall’albero proibito – e la perversa e tenace influenza malefica di Satana tendono continuamente a confonderci, a parcellizzarci, a ripiegarci su noi stessi, dipingendo il prossimo e Dio come dei nemici, degli antagonisti, nocivi avversari della nostra libertà e della nostra felicità.

È quindi molto facile amare in maniera inquinata o illudersi di amare. L’amore può diventare una maschera che cela altri volti, pericolosi e infimi: il desiderio di possesso e di controllo dell’altro, la lussuria, il narcisismo, la paura della solitudine, l’egocentrismo…

Gesù, nel Vangelo di oggi (Lc 14, 25-33), ci mette proprio in guardia da questa autoreferenzialità dell’amore! A prima vista può sembrare che ci chieda di rinunciare ad ogni amore umano per rivolgere il nostro affetto e il nostro pensiero solo a Lui – sembra quasi un Dio geloso! -, in realtà ci sprona ad individuare delle chiare priorità! Ci spinge ad amare prima di tutto Lui perché questa apparente “esclusività” aiuta il credente a capire esattamente il senso e il contenuto dell’amore vero, quello che edifica e non distrugge, quello che dà stabilità, che riempie il cuore, che si nutre di libertà, di progettualità, di oblatività.

Gesù sembra quasi dirci: “Se tu mi metti al primo posto, se ti impegni sul serio a scoprire quanto di amo e come è bello e arricchente amarmi, allora sarai capace di amerai di più e meglio anche le persone che ti stanno accanto. Il rapporto con me non toglie nulla alla tua vita, anzi la rende ancora più autentica, più vera, più leggera, più libera. Amando me, amerai gli altri senza infingimenti!

Ad amare si impara!

 

Claudio Rasoli


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