24 gennaio 2024

Anche il commercio può rinascere, l'esempio di Norcia

"Le luci e la vitalità che queste attività hanno restituito alle nostre vite e alle nostre piazze dopo oltre sette anni dai terremoti del 2016 sono un segnale importante di vera rinascita economica dopo tante sofferenze"

Il sindaco di Norcia, Giuliano Boccanera, racconta con semplicità di un ritorno alla vita, un ritorno che parte da lontano, da quel devastante 30 ottobre 2016 quando la terra tra le provincie di Rieti, Perugia e Macerata distrusse interi paesi lasciando dietro di sé centinaia di morti. Il sisma aveva colpito con una intensità spaventosa alcuni comuni di quell'area originando svariati danni in buona parte del centro Italia; le immagini della tragedia nelle località di Amatrice o Arquata, oltre che in altre aree, rendevano chiara, forse solo parzialmente, la devastazione subita dalle strutture e la portata della distruzione, degli edifici come delle vite umane, che quelle scosse avevano lasciato. Il comune di Norcia, piccola perla incastonata nel mezzo dell'Appennino umbro-marchigiano, viene colpita in pieno con danni enormi al centro storico e a molti edifici della zona. Il sisma aveva creato lesioni profonde che rendevano il centro storico del paese perugino inadatto alla ripresa delle attività commerciali tra le mura che contavano centinaia di anni. Nel 2016, in pratica, buona parte delle piccole attività commerciali, o negozi di quartiere, di Norcia aveva chiuso i battenti a causa di un fenomeno che, dal punto di vista umano e sociale, lascia solo distruzione e paura.

La ricostruzione di un paese italiano non viaggia con la stessa velocità con la quale si ricostruiscono le città giapponesi dopo un terremoto, poco ma sicuro, del resto le strutture nipponiche non raccontano di un Medioevo in mattoni o di affreschi del Rinascimento, il lavoro su strutture moderne è di certo meno complicato che su edifici secolari. Dentro i ryokan o in alcuni alberghi i cartelli ti avvertono che una moderna struttura può resistere a determinate sollecitazioni, ma la parte più importante sono le comunità che convergono con una determinazione eccezionale per la ricostruzione, la tutela del patrimonio storico converge con il bisogno di proteggerlo, per distruggerlo ci pensano già i fenomeni tellurici o gli tsunami, le comunità, invece, fanno di tutto per tutelarlo anche dopo un disastro. Cincischiare con le parole e le attribuzioni di responsabilità non serve a nulla, un problema comune richiama tutti, dai bambini con i caschetti di sicurezza legati allo zaino che tornano a scuola in fila indiana agli operai che lavorano senza sosta con le luci fotoelettriche per riattivare strade, ponti o rotaie. La cosa fondamentale è ripartire, i servizi essenziali per primi, ospedali e scuole compresi, i negozi subito dopo, il commercio al minuto significa cercare un ritorno alla vita dopo una catastrofe naturale, a Tokyo come a Kyoto o a Miyakojima. Quel 30 ottobre le luci del commercio a Norcia si erano spente insieme a quelle vite rimaste sotto le macerie, ripartire è difficile, le strutture vanno rimesse in sicurezza, le persone devono trovare motivazioni che vadano oltre quei minuti in cui tutto si era fermato. La pandemia non ha di certo aiutato il ritorno di quelle luci nel centro di Norcia, un altro ostacolo che non ha di certo facilitato il progetto di ripartenza per il comune umbro ma, da Natale del 2023, come spiega il primo cittadino, una decina di attività di prossimità avevano riacceso le luci per tornare a rendere nuova vita al commercio al minuto. Onore al merito di coloro che, dopo ben 7 anni, stanno riprovando a riprendere in mano un percorso interrotto da un dramma, un plauso una comunità che cerca di superare i problemi legati al lavoro ritrovando fiducia nei piccoli occhi di vetrina inseriti tra le strutture secolari. Dopo anni di sofferenze le persone che vivono il paese di Norcia, da cittadini o da turisti, e che fanno di tutto per continuare a farlo vivere hanno visto nascere il perno di un percorso che in altri luoghi sembra essere dimenticato, anche senza i drammi vissuti dalla popolazione.

Una visione unitaria che superi quella spesso determinata, a volte, da contestabili scelte politiche fa rinascere percorsi e valori che sembrano essere più forti dei drammi peggiori, il bisogno di riaccendere quelle luci, o di non farle mai spegnere, si accompagna all'importanza di trovare fiducia nelle persone e nelle scelte rivolte a coloro che una città la vivono anche se in maniera diversa. Le luci che si riaccendono a Norcia o in altre città non sono solo un motivo di orgoglio per coloro, commercianti o clienti, che hanno contribuito a far ripartire un paese, ma rappresentano la capacità di guardare oltre i limiti – proposti o imposti – di una comunità che vuole ritrovarsi e non essere lasciata sola. E' vitalità che fa crescere un paese così come diventa una base per investire sul futuro, per offrire a nuove generazioni valori, magari non sempre condivisi, ma che hanno un comune punto di arrivo, quello di tornare a vivere e far vivere ciò che le circonda.

Marco Bragazzi


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