17 giugno 2023

Berlusconi, un uomo fuori dal comune

Su Italia 1 alle otto puntualissimi c’erano i Puffi: oggi sembrano un cazzatella ma vi assicuro che per chi è stato bambino negli anni ’80 i Puffi furono una cosa indescrivibile, anche perché la programmazione RAI per i piccoli sembrava quella di Bucarest, col Cipollino di Rodari alle quattro e poco più. Il giovedì sera tutta Italia stava incollata a Tele Mike per vedere se Colla avrebbe vinto un miliardo di lire con le domande sul Genoa e il prosciutto cotto Rovagnati travolgeva il mercato grazie agli spot su Canale 5. La domenica sera toccava all’imperdibile Drive In: una carrellata di personaggi assurdi dalla comicità frescacciona condita dai generosi seni delle ballerine in pattini ma che fece impazzire una generazione: il lunedì mattina a scuola si faceva a gara a fare le imitazioni delle sue macchiette. Per me che venivo da una famiglia milanista da generazioni le urla incontenibili dei tifosi trionfanti che uscivano dalle case l’ultima giornata di campionato per anni e anni di fila sono qualcosa di impossibile da dimenticare. Gli italiani che tornavano dai viaggi in Asia  (e gli asiatici di 40 anni fa non erano certo quelli di oggi) raccontavano che venivano letteralmente inseguiti per strada alla ricerca di una maglia del Milan: era nato il primo “brand” Milano della storia. Quel Milan interstellare non è possibile da descrivere, bisogna aver vissuto cosa volesse dire per gli italiani diventare “intercontinentali” quando il mondo era ancora diviso tra USA e URSS.

Berlusconi, per chi ha vissuto gli anni ’80, non è Storia della Patria, è storia familiare quotidiana. Adesso si sparla di quegli anni come anni vanesi, futili e superficiali, ma ci si dimentica che si veniva dagli anni ’70: io sono nato una settimana dopo l’assassinio di Aldo Moro e prima che arrivassi all’asilo 85 persone morivano nella strage di Bologna. Berlusconi incarnava il sogno di uscire dall’incubo: programmi divertenti, pieni di lustrini e paiettes, di benessere addentabile e di serenità a portata di mano. Ancora oggi ogni volta che inciampo per caso nella sigla de Il Pranzo è servito con Corrado ho un riverbero immediato di benessere, meglio di una endovena di serotonina. Quando decise di “scendere in campo” portò con un entusiasmo mai visto prima in Italia migliaia di giovani a buttarsi in una politica che dopo l’implosione della DC sembrava non esistere al di fuori della Sinistra.

Berlusconi è stato un uomo estremo, e come tutti gli uomini estremi cavava dagli altri solo il meglio o il peggio. In politica ha fatto sembrare cavalli purosangue dei somari patentati. La Sinistra contro di lui ha dato il peggio di sé, esattamente come la Magistratura. E per stessa ammissione di tanti suoi acerrimi nemici in questi giorni di lutto, fu un tragico errore: in effetti la Magistratura è oggi al minimo storico del consenso e al Governo del Paese c’è la prima donna ed è una ex missina, uno scenario inimmaginabile 30 anni fa quando fondò Forza Italia. E in più Berlusconi non è morto in esilio come Craxi (cosa invece di cui ero convinto pure io) né ha messo a ferro e fuoco il Paese come profetizzava Nanni Moretti ne Il Caimano: è morto da Senatore riabilitato, ricco come non mai, e celebrato con un funerale talmente colossale che, ironia della Storia, non si vedeva dai tempi di Enrico Berlinguer. Tutto si può dire di lui, ma nessuno può negare che sia stato un uomo assolutamente fuori dal comune.

Ha ripulito a colpi di marketing geniale la Destra italiana e soprattutto l’ha portata al Centro e nel PPE a colpi di elezioni vinte, colmando il gigantesco vuoto che l’implosione della DC aveva creato. E contemporaneamente (sono parole di D’Alema) ha costretto per competizione inevitabile la Sinistra post-sovietica a farsi europeista, riformista e addirittura tricolore e costituzionalista. E’ il suo vero lascito alla nostra politica interna. 

Aveva capito che l’Europa doveva abbracciare la Russia e ne sarebbe uscita forte e pacificata, e mai come oggi lo vediamo ed era perfino riuscito a convincere gli Americani che aveva ragione: successe a Pratica di Mare nel 2002. Fu il suo vero lascito alla storia della nostra politica estera. E aveva capito che per non trasformare il Mediterraneo in un tragico campo di battaglia occorreva fare accordi con Gheddafi. Ma poi arrivò Obama, a mio giudizio il peggior Presidente di tutta la politica estera statunitense, e decise che la Russia doveva stare lontana dall’Europa e che il Mediterraneo doveva ribollire: perché più l’Europa è debole, più è americana. Fu l’inizio della fine: a colpi di scandali sessuali Berlusconi fu abbattuto con una delle accuse più infamanti, l’odore di pedofilia, anche se con una escort di 17 anni. 

Che a Berlusconi siano piaciute esageratamente (e generosamente)  le donne è fuor di dubbio, e credo sia conclamato che gli piacessero parecchio pure le mignotte, passatemi il termine. E anche se resto convinto che quando sei a Capo di un Paese intero ti devi dare una bella regolata, concordo pienamente con D’Annunzio che “il sesso è uno scandalo solo per gli ipocriti”. Del resto J.F. Kennedy ne ha fatte peggio del Berlusca ma questo non gli ha di certo impedito di venire osannato dal pianeta intero anche a 60 anni dalla morte. Quanto al Bunga Bunga a Ruby Rubacuori, questi due succulenti, perfetti super scandaloni sono troppo improvvidi per un furbone come il Silvio e troppo geniali per la pur finissima stampa scandalistica italiana:  nessuno mi leverà mai dalla testa che sono made in USA in qualche think thank della CIA, esattamente come del Golpe De Lorenzo e della P2 ne sapevano molto più nelle stanze del KBG a Mosca che nelle tronfie redazioni giornalistiche italiane cui venivano servite le polpette avvelenate perfette. Mia convinzione personale, ma oggi supportata da un bel pacco di veline desecretate dei Servizi… Ai tempi servirono ai Russi per screditare i Carabinieri che erano la forza di sicurezza più pericolosa per loro, con Berlusconi sono serviti agli USA per farne un esempio: chi va con Putin finisce sputtanato, che nel mondo di oggi è peggio che finire ammazzato.

Quanto alle accuse di Mafia, perdonatemi ma se non ci ho mai creduto per Andreotti men che meno posso pensarlo per Berlusconi: pensare che un uomo che diventa 7 o 3 volte Presidente del Consiglio sia mafioso è assurdo esattamente come pensare che chi arriva ai vertici di un Paese come il nostro non debba quanto meno far finta di non vedere la Mafia in buona parte degli anfratti in cui alligna. Ma è pur sempre una opinione personale.

Berlusconi ha anche un pesante rovescio della medaglia: è stato il Premier più longevo e potente dopo De Gasperi e non ha fatto mezza riforma che servisse a questo Paese: elettorale, fiscale o giudiziaria. Nessuno potrà mai perdonarglielo, mi spiace. Così come nessuno può negare e perdonare l’uso strumentale che della Politica ha fatto per difendersi dalla Magistratura (seppur marcatamente di parte)  e per fare enormi affari nazionali e internazionali. Nessuno dovrebbe mai perdonargli l’incapacità di trasformare un movimento politico in un vero partito: anzi, come un virus velenoso il suo partito del leader fatto di cerchi concentrici leccapiedisti ha infettato tutta la politica italiana, distruggendo mediazioni carriere e gerarchie legate alla base ( di cui avremmo un disperato bisogno) e costringendo perfino la Sinistra a rincorrere una deludente sequela di stentati leaders per cercare di tenergli testa, perdendo per strada i pezzi di quella che un tempo fu “una straordinaria macchina da guerra” partitica. 

Non sono mai riuscito a spiegarmi come fosse possibile che un genio della comunicazione come lui non riuscisse a capire che nelle sedi internazionali occorreva un impeccabile aplomb invece di quegli inconcepibili atteggiamenti da pizzettaro dei cartoni animati di Walt Disney, che hanno fatto dei danni all’immagine dell’Italia ma certamente molto più alla sua minandone il grandissimo potenziale di incidere, e che l’assenza di tutti i leaders europei ai suoi funerali ha freddamente confermato.

Resta, e resterà nella Storia Patria, quell’incredibile funerale che mi ha lasciato senza parole: una pacificazione nazionale certificata dall’Imprimatur delle parole di Mattarella e dalla totale incredibile assenza di qualsivoglia minimo turbamento in quella stessa piazza in cui da vivo gli piantarono in faccia una statua del Duomo di Milano. Si è un po' discusso sul funerale di Stato, ma resta il fatto che alla sua morte lo Stato è retto da un Governo di sue creature democraticamente eletto, e questo è un altro dato di fatto incontrovertibile. 

Devo ammettere che rispetto a quanto avrei immaginato anni fa, pur avendo maturato un serioso giudizio sul leader politico, mi sono messo a piangere quando l’ho rivisto ricoperto di gloria rossonera in veste di presidente di un Milan surreale che forse è il suo lascito al mondo intero.  

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

Francesco Martelli


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commenti


Manuel

18 giugno 2023 16:49

Che fosse fuori dal comune, parrebbe proprio di sì, giacché il suo nome è già impresso nella storia patria; che il suo percorso abbia ammantato il Paese prevalentemente di aspetti positivi o negativi, sta al singolo esprimere.
Il “nostro eroe” ha usato i politici per suoi interessi, progetti, ambizioni fin che gli è stato consentito, poi ha dovuto appropriarsi direttamente della politica, al fine di continuare il tragitto economico/ideale. È stato un abile pifferaio, capace di captare milioni di voti, ma nella veste di statista ha palesato lacune, difficoltà: sarà che non fosse il suo mestiere?
Oltre alla rivoluzione nel mercato e nell’offerta televisivi, ambito nel quale si ritagliò un posto da oligarca, sdoganò il trivio, dopo Bossi, ma con maggior efficacia e dirompenza, instillando nel popolo sballottato e confuso, dopo la clamorosa caduta della cortina di ferro, diffidenza e discredito nei confronti della cultura.
Per quanto riguarda le sue amicizie e frequentazioni, ci si può anche tuffare placidamente in un lago di ingenuità, ma appunto, giusto perché non si possono calcare i palazzi del potere senza sapere come in Italia s’annidino organizzazioni malavitose potenti, altrettanto auspicabile sarebbe evitare intimità e contatti con personaggi di “dubbia moralità”.
Di certo, anche questa è solo la parziale opinione di un lettore, peraltro non erudito come il professor Martelli.

beppebodini

21 giugno 2023 12:23

Un uomo dissoluto e senza scrupoli, nella vita privata, negli affari, nella politica . Un campione di diseducazione civica.
Non solo i suoi fans, ma anche una pletora di analfabeti hanno inteso come “assolutorie “ le parole pronunciate dall’arcivescovo Delpini…
Io non ho preso parte al lutto.