Cannibalizzata la parte esterna di Cremona, nella parte storica ruggine e polvere
Kristine, evidentemente, aveva apprezzato il dipinto eseguito da un architetto su alcune torri della città di Cremona, immagine che mi aveva spedito come copia su mia richiesta. Chi fosse Kristine non mi è dato di saperlo, ciò che sapevo di lei è che lavorava in un archivio in qualche parte del mondo, dico lavorava perché la mail, con in allegato l'immagine, era del 2018. Oggi non saprei se la signora o signorina Kristine svolga la stessa attività professionale di qualche anno fa ma so, rileggendo la mail, che Kristine aveva rotto uno schema. Nella sua mail, dopo le formalità legate alla mia richiesta aveva aggiunto, in fondo al testo, “Beato te che vivi in una città così bella”. E' un passaggio importante perché, di solito, gli addetti delle biblioteche o degli archivi in vari paesi non si lasciano sfuggire commenti personali su ciò che vedono. La professione che svolgono richiede una naturale, e perfettamente condivisibile, freddezza legata a documenti o immagini che appartengono al patrimonio di un qualsiasi ente.
Era una frase che, nel complesso, mi fece piacere, molto personale ed umana ma, ad essere sincero, Kristine non fu l'unica che si aprì con un commento sulla città del Torrazzo. Da una biblioteca inglese lustri fa, Annamary o Annamarie non ricordo esattamente, mi chiese di salutarle la stupenda città di Cremona che aveva visitato durante il suo viaggio di nozze nei primi anni '80. Penso di averlo fatto almeno con la mente, del resto era un piacere nei confronti di una signora che in quei giorni viveva un sogno condiviso con un'altra persona.
Federico Centenari racconta di quella ruggine di Cremona quella la quale, resa più scura dal grigiore del cielo, offre un fermo immagine di una città che si sta evolvendo. Per andare dove non si sa, ma si sta decisamente evolvendo, anche se una evoluzione non porta necessariamente ad un miglioramento, e Cremona ne è la prova. Ha ragione il buon Federico, la ruggine non si ferma mai, così come la polvere, materiale che si sviluppa senza tregua e che, secondo logica, andrebbe tolta per garantire una maggiore vivibilità all'ambiente. Sherlock Holmes lasciava che la polvere si depositasse sui documenti nel suo archivio perché, in questo modo, riusciva a dare una collocazione temporale precisa ad ogni foglio.
A Cremona, evidentemente, si sta seguendo l'empirismo archivistico del famoso investigatore, quasi a conferma che Kristine vedeva una città attraverso i colori di un dipinto che non conosceva né polvere né ruggine. Ciò che più spaventa, in questi casi, non sono i materiali scomodi che sembrano circondare una città e che potrebbero essere tolti con scelte e idee da valorizzare, ma è l'ovatta che la avvolge. L'ovatta non è quella ludica di quando, da bambini, a scuola si facevano dei collage dove la neve era fatta di colla e cotone, collage destinati a finire distrutti dopo poche ore, non è l'ovatta terapeutica che veniva bagnata di alcool o acqua ossigenata per tamponare sbucciature o piccoli tagli quando si giocava o ci si divertiva. Non è quel cotone idrofilo che soddisfava ed aiutava i più piccoli a continuare un gioco nonostante il bruciore o i piccoli zampilli di sangue che erano la conferma di una voglia di giocare e di rimettersi in gioco a prescindere. E' ovatta sentimentale, una sorta di coltre candida e silenziosa che riesce a tamponare e che tenta di far far sparire quella ruggine e quella polvere che oggi sembrano aver sostituito il piacere di quel viaggio di nozze di inizio anni '80. Non è neanche quel cotone protettivo dentro il quale venivano riposti i ricordi più fragili o delicati, è una sorta di immobilismo mentale e materiale che si sta dirigendo sempre di più verso una sorta di abbandono, abbandono che rischia di trasformarsi in uno scontato dato di fatto.
Il percorso che sembra profilarsi per una città è quello di una sorta di svuotamento di ciò che rappresenta il valore intrinseco del piccolo mondo che ci circonda, saranno i tempi moderni ma sembra che la direzione da prendere sia quella di vivere secondo una logica che cannibalizzi la parte più esterna della città lasciando alla parte storica la ruggine e la polvere, in una sorta di visione sempre più agonizzante in materia di crescita della società civile. E' un percorso segnato da una ridotta visione di ogni problema ma anche dall'annullamento di un valore aggiunto, valore che meriterebbe ben più attenzioni. Il candore di quel disegno riempito dai bellissimi colori e alle forme del cotto cremonese avevano colpito Kristine attraverso un monitor come Annamary attraverso i suoi occhi, forse allora l'ovatta non era ancora arrivata, forse allora le scelte erano rivolte con maggiore attenzione al benessere della società civile.
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commenti
Manuel
4 novembre 2023 08:51
Bene gli appelli, le reprimende ed i moniti, ma qualcuno di competenza vada a dare un’occhiata all’inizio di via Cadore, poiché stanno allacciando il futuro supermercato ai servizi sotterranei ed a quanto capisco, qualche “pettinata” a fondamenta l’hanno già regalata.
Ingrid Bergamaschi
4 novembre 2023 19:17
La mia città...la mia povera, bella, piccola, maltrattata città. Con i muri di mattoni rossi e le vie con i buchi. Con i centri commerciali pieni e il centro vuoto. Con il Duomo magnifico ed i giardini pubblici ...così come sono...lì a due passi. Con negozi e trattorie tipiche che chiudono, ed i ristoranti all you con eat che aprono...
Giannina boldrini
5 novembre 2023 17:32
Cremona sempre stata di mentalità paese,i cremonesi nei week end li trovate tutti a Brescia in centri in piazzale Arnaldo ,dappertutto peggio che in estate tutti a Pinzolo. Cremona città sempre morta,messa male scomoda irrecuperabile perché i cremonesi invidiano Brescia piccola città con dinamismo tipico dei bresciani,non c'è nulla da fare, ormai è consuetudine