13 dicembre 2025

Clochard in ospedale o in stazione. Ma dove sono la politica e le istituzioni?

Ogni tanto assurgono agli onori della cronaca per un giorno o poco più, giusto il tempo di suscitare qualche riflessione estemporanea per poi tornare nel mondo degli invisibili. Chi sono? I clochard, i senzatetto, gli ultimi della società. 

Ebbene sì anche a Cremona esistono, cercano di passare inosservati e sono così bravi in questo che per lo più ci riescono. Talvolta qualche giornale online o qualche tv locale prova a smuovere l’attenzione e le coscienze ma, diciamocelo, a dicembre le troppe luminarie abbagliano lo sguardo, la città è vestita a festa e a meno che non ci scappi il morto, non si ha tempo per pensare a queste cose.

Le loro povere vite (solo raramente frutto di una scelta, ma più spesso conseguenza di un sistema sociale “ad excludendum”), di giorno si mimetizzano: in stazione dove entrano nello spazio visivo di chi arriva o parte solo per un attimo, o ancora nei parcheggi dei supermercati con un carrello che contiene tutto ciò che posseggono.

 Ma poi arriva la notte e l’oscurità che come fosse una coperta, copre la miseria, è complice dell’emarginazione e chi può cerca un rifugio ove passare le ore più fredde per poi affrontare un altro giorno senza; senza casa, senza cibo, senza un bagno in cui potersi lavare, senza un lavoro, senza soldi.

Raramente ci si sofferma a riflettere sulla giornata tipo di un senzatetto o a immaginare di mettersi nei panni di un clochard. Fa notizia la tenda piantata nel portico dell’ufficio postale in stazione, ci si indigna se troviamo le panchine della sala d’aspetto occupate, si rabbrividisce all’idea che questi poveri disgraziati di notte trovino rifugio negli spazi comuni in ospedale. 

E’ a questo punto che parte la sequela delle considerazioni formulate più con la pancia che con il cervello. Si agita lo spauracchio della sicurezza, si teme di essere aggrediti, spunta persino la visione di coltelli che si allungano sempre più man mano che la notizia passa di bocca in bocca. Ci si scorda che gli episodi di delinquenza per cui è stato scomodato persino l’esercito, sono per lo più da ascriversi al fenomeno delle baby gang che, in misura contenuta rispetto alla media, riguardano anche Cremona. 

Non ho mai letto di un clochard che abbia aggredito passanti, eppure danno fastidio, incutono insicurezza e questo perché, che ci piaccia o no, sono l’altra faccia della nostra società che per sussistere ha bisogno che esistano degli ultimi da sfruttare.

In tutto questo vi è una grande assente: LA POLITICA, il silenzio assordante della mancanza delle istituzioni è davvero stucchevole.

 Una classe politica pronta a saltare sui “treni di soldi che passano” per costruire un faraonico e ospedale, sempre disponibile a stringere la mano e togliersi il cappello dinnanzi ai potenti della città, capace di infatuarsi di qualsiasi progetto finanziato che dia lustro e che appaia più che essere come il tanto incensato “Giovani in centro”, una Giunta in grado allo stesso tempo di liquidare agenda 20-30 e autorizzare nuovi centri logistici pur definendosi green per aver piantumato qua e la qualche arbusto a compensazione dei danni ambientali procurati.

Come si può pensare che una simile classe politica possa in qualche modo avere una consapevolezza dell’esistenza di questo fenomeno, tanto meno un progetto per gestirlo se non in termini di ordine pubblico. 

Gli ultimi non se li fila nessuno nemmeno l’opposizione che avrebbe gioco facile a puntare il dito su servizi sociali che intervengono soltanto quando un caso si trasforma in problema e non fanno nulla per conoscerlo e gestirlo in modo preventivo. Anche loro tacciono riservandosi di alzare la voce e ergersi a difensori della sicurezza dei cittadini solo se accade il fattaccio.

In conclusione quale morale trarre? 

Credo che una società povera dal punto di vista culturale e indifferente davanti a queste miserie, ha ben pochi motivi per definirsi civile; ma ancor più grave è l’assenza della politica e cioè di quella una visione prospettica in grado di leggere le tante sfaccettature e le contraddizioni, che, anche in una piccola e tranquilla città di provincia, si manifestano come un campanello d’ allarme.

Cosa deve accadere perché questo popolo di invisibili riesca ad attirare l’attenzione? Ci deve forse scappare il morto di freddo o di inedia? 

Beh se è questo il prezzo da pagare e in attesa che si individui una iniziativa che nel rispetto della dignità dia risposta almeno al bisogno di ricovero notturno, ben vengano sale d’attesa, tende, atri dell’ospedale con buona pace dei nostri politici.

 

Cinzia Zampini


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