Come per "Operazione sottoveste" solo la magia o l'esorcista potrebbero ridare vita ai convogli di Trenord
‘Operazione sottoveste’: celebre film dei lontani anni ’50 con mattatori del calibro di Cary Grant e Tony Curtis. Protagonista un disastrato sommergibile, reduce da bombardamento aereo e tuttavia destinato dall’eroica tenacia del comandate a nuove missioni sul fronte del Pacifico. Il fatto è che la povera carcassa, nonostante il consulto di fior di meccanici, proprio non dà segno di vita. Che fare? In effetti una soluzione ci sarebbe, ma molto imbarazzante per alti gradi militari: ricorrere alla magia nera. Ma il tempo stringe e ogni riserva è vinta: ecco dunque convocato da remota tribù indigena uno stregone saltellante e ululante in perfetta tenuta da esorcista. Dopo pittoresca esibizione e oscure formule propiziatorie, sotto gli occhi sbalorditi di comandante e truppa, la carcassa tossicchia, si scuote e prodigiosamente riparte.
Rivista per caso tempo fa la spassosa commedia, l’analogia fra il coma profondo del sottomarino e la disperata situazione attuale di ferrovie Trenord mi è apparsa di tanto plastica evidenza da suggerirmi, complice il clima natalizio, un gesto di carità cristiana. Indirizzo dunque all’infelice Azienda un amichevole suggerimento. Invece di inabissare soldi pubblici nella fantasiosa prospettiva di convertire a idrogeno la leggendaria linea Brescia-Edolo, perché non scritturare per direttissima e con minor investimento economico un ottimo esorcista, di livello adeguato alla portata dell’impresa, affinché compia il miracolo vanamente atteso da anni da legioni di utenti: trasformare convogli impropriamente definiti treni in vagoni che, trainati da un locomotore, riescano nella spettacolare impresa di partire in orario da una stazione e raggiungere la destinazione con accettabile approssimazione oraria rispetto all’ufficiale tabella di marcia. La linea Brescia-Edolo, maglia nera dell’Azienda ma vitale collegamento col comparto industriale e turistico della Valcamonica, versa da un paio d’anni in una situazione che è generoso definire vergognosa. Su ventiquattro mesi la linea è stata interamente percorribile per non più di una ventina di giorni, per giunta discontinui e travagliati dal sadico depistaggio informativo messo in campo dalla Compagnia. Mai un pugno di chilometri, privi di particolari criticità del territorio, è stato bombardato da così sinistro accanimento di eventi naturali ed errori umani: frane, smottamenti, alluvioni, deragliamenti per traversini marci mai controllati, mezzi pesanti precipitati sulla sede dei binari e altri incidenti di varia natura. Un’Odissea di cui l’Azienda scarica gli effetti sugli utenti con imperturbabile indifferenza circa quel che comunemente s’intende per ‘servizio pubblico’. E cominciamo pure dal famoso numero verde premurosamente sbandierato: chiamateci e a ogni domanda sarà data risposta. Forse, ma meglio non metterne alla prova l’esistenza. Consigliabile desistere se non si dispone di molto, moltissimo tempo libero. Ma è quasi peggio se l’impresa d’agganciare il fantomatico call center riesce. Dev’essere infatti dislocato per imperscrutabile strategia aziendale in lontananze siderali, forse addirittura fuori dal sistema solare. Il che spiegherebbe il candido sconcerto con cui i presunti ‘informatori’ reagiscono a richieste inevitabilmente attinenti il traffico ferroviario di quel comparto lombardo della cui geografia, ed esistenza, non sembrano aver mai avuto il più vago sentore. Quanto a gentilezza invece gli va riconosciuto l’ottimo addestramento aziendale: la loro partecipazione alle ansie e ai dubbi dei viaggiatori può addirittura spingersi fino all’uso delle più classiche bugie pietose. Tipo la lieta -ma infondata- novella che certi eterni lavori in corso sono magicamente finiti e,a cantiere rimosso, quella certa linea è ripristinata. L’utente gioisce, ringrazia e la telefonata si conclude con reciproca soddisfazione. Ben altra musica, invece, direttamente presentandosi nelle biglietterie di stazione e interpellando personale addestrato a ben più prudente linguaggio. Non appena ci si avventura nell’impertinente richiesta circa questo o quel treno, ecco l’interlocutore mettersi sulla difensiva. “Teoricamente il treno dovrebbe esserci” oppure “In teoria dovrebbe partire”. E l’inquietante ricorso alla teoria, che spesso dista anni luce dalla realtà, basta a consegnare il viaggiatore alle sabbie mobili della più nera incertezza. Quanto potrebbe durare l’attesa del fantomatico treno? Minuti, magari ore forse destinate a concludersi con la lapidaria sentenza che non ammette repliche: treno cancellato. Al riguardo la casistica è di pregevole fantasia spaziando dalla ‘mancanza di materiale rotabile’ al marginale inconveniente della sparizione del macchinista: perle di ialianissimo umorismo nero. Ma Trenord ha da qualche tempo superato se stessa e fatto dono all’utenza di un’ulteriore comodità. Decretata la fine dei vecchi biglietti da obliterare sta distribuendo tessere magnetiche di lunga durata da caricare ad ogni viaggio. Motivazione ufficiale:risparmio di carta. Motivo reale: porre fine alla pratica dei troppi portoghesi, per lo più straneri irregolari, che per anni hanno viaggiato utilizzando infinite volte lo stesso biglietto. Clamoroso autogol: nessun risparmio di carta, anzi raddoppio. Caricata la tessera viene infatti consegnato al viaggiatore anche il biglietto cartaceo a conferma dell’avvenuto pagamento. Quanto alla messa in riga dei portoghesi, pia illusione visto che la loro capacità di gabbare i controllori è miniera inesauribile. Il presidente della regione Lombardia,Attilio Fontana, in un momento di incauta esaltazione definì Ferrovie Trenord ‘fiore all’occhiello del modello lombardo’. Che dire? No comment.
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commenti
Giuseppe Zagheni
19 novembre 2023 10:47
Mai Commento fu più appropriato.
Danilo Codazzi
19 novembre 2023 17:17
Benvenuta nello sparuto gruppo di coloro che da decenni "cantano LE LODI "....a Trenord !!