8 giugno 2025

Con il dono dello Spirito

Nei discorsi di addio che si trovano nel Vangelo secondo Giovanni, per cinque volte Gesù ci presenta delle affermazioni che riguardano lo Spirito Santo. In questa domenica ascoltiamo i primi due di questi passaggi, affiancati l’uno all’altro quasi ad offrire una specie di “ritratto” dello Spirito che Gesù promette ai discepoli. Le virgolette sono d’obbligo, poiché non c’è niente di meno raffigurabile dello Spirito, anche se da secoli si è provato a farlo attraverso modi molteplici quali la colomba, le fiammelle di fuoco o un profeta come nelle catacombe di Priscilla a Roma.

Lontano dalla volontà di offrirci una rappresentazione visiva, il racconto di Giovanni ci descrive lo Spirito Santo attraverso la sua azione in favore dei credenti. Nel testo che oggi leggiamo, incontriamo tre azioni che lo Spirito compie, azioni che ci dicono chi Egli è attraverso quello che Egli fa. Prima di prendere in considerazione queste tre azioni, è bene non dimenticare un quarto verbo che coinvolge lo Spirito, un verbo che pur non comunicando una sua azione, non è meno prezioso per capire chi lo Spirito è: questo verbo è l’azione compiuta dal Padre che “manda” lo Spirito. 

Lo Spirito Santo è il Dono di Dio rivolto all’umanità. È lo Spirito di Dio che tiene in vita il mondo secondo l’espressione del versetto 29 del Salmo 103 che si legge in questa domenica. È il Padre che mediante l’intercessione del Figlio effonde sui credenti lo Spirito Santo, chiamato spesso, per questo motivo, Spirito del Padre e Spirito del Figlio o Spirito del Risorto. 

Non si può vivere dello Spirito se non lo si invoca costantemente dal Padre che solo può donarcelo. Non è un caso che Luca nel racconto degli Atti in cui si narra la Pentecoste, parli dell’effusione dello Spirito, richiamando quella comunione e concordia nella preghiera dei discepoli uniti a Maria con cui si conclude il brano dell’Ascensione (cfr. At 1,14). 

Lo Spirito è mandato dal Padre, ed è mandato se dal credente è atteso, voluto, invocato, desiderato. Non si tratta di porre una condizione alla volontà di Dio, bensì di riconoscere che, come per ogni dono, solo la disponibilità ad accoglierlo rende vero il dono, perché senza l’accoglienza di chi lo riceve, il dono, anche il più prezioso e importante, è sprecato.  

Lo Spirito Santo è il dono del Padre alla Chiesa che ama, il dono delle nozze della Chiesa con il Figlio, la dote che il Padre ci offre perché possiamo unirci in una vita rinnovata al suo Figlio Gesù. E lo Spirito, come dice Gesù nel testo che oggi leggiamo, è un dono che “rimane con noi per sempre”.

È questa la prima azione che lo Spirito compie in nostro favore. Egli è mandato dal Padre affinché non restiamo soli nel cammino e nell’esperienza della fede e della vita; con la sua azione lo Spirito continua, in modo differente, ma non meno vero, la presenza del Figlio nella storia del mondo. 

Avendo con noi, in noi, la dote spirituale che viene dallo Spirito Santo, da Lui accompagnati, noi siamo da Lui guidati per vivere il Vangelo che Gesù ha annunciato. La presenza costante dello Spirito è garanzia per non cadere di fronte alle prove della vita quando divengono tentazioni, la presenza dello Spirito è garanzia per poterci rialzare quando siamo caduti. È lo Spirito che ci permette di stare davanti alla vita con una forza più grande di noi, con la Sua forza che ci sostiene e ci accompagna, ci perdona e ci consola, ci difende e ci custodisce, assicurandoci che il Padre che ci ha voluti suoi figli e fratelli del Suo Figlio, sempre ci ama, anche quando non ci sentiamo amabili per quello che abbiamo fatto, per come ci vediamo guardando noi stessi. 

Ci sono poi altre due azioni che lo Spirito compie, affinché nelle diverse epoche della vita della Chiesa e della nostra fede personale possiamo restare uniti al Vangelo di Gesù, senza che ne facciamo un cimelio da custodire come oggetto intoccabile, ma anche senza che ce ne sentiamo padroni o possessori disponendone a nostro piacimento mediante una irrispettosa arbitrarietà. Salito al cielo il Signore Gesù, è lo Spirito Santo che ci guida ricordandoci la parola che il Signore ha detto, ma anche insegnandoci per giungere ad una sempre più profonda comprensione di quello che ci è stato detto, perché non ci fermiamo ad una semplice prima sensazione delle parole ascoltate da Gesù, imparando piuttosto a coglierne il senso profondo dentro la sempre mutevole situazione della vita del mondo in cui ci troviamo, senza che per questo si faccia diventare mutevole l’insegnamento del Vangelo. 

Con la sua doppia azione di ricordo e di insegnamento, lo Spirito ci offre di vivere nel tempo della storia equidistanti dal pericolo di allontanarci della fonte del nostro essere discepoli che è il Signore Gesù, ma anche dal pericolo di non compire quell’aggiornamento sempre necessario che ci consente di essere testimoni del Risorto nella concreta situazione storica in cui ci troviamo. Con le sue parole oggi il Gesù ci ricorda di quanto la Chiesa necessiti di vivere dei prodigi della Pentecoste, poiché solo la presenza dello Spirito nel corso dei secoli garantisce che la Chiesa tutta e ogni credente nella sua esperienza quotidiana, siano creativamente fedeli al dono della vita nuova che Gesù è venuto a portarci. 

Francesco Cortellini


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