Contro la voracità umana c'è solo l'Eucarestia
Le vicende di cronaca nera che stanno occupando le prime pagine dei giornali di questi giorni sono sconcertanti e impongono una riflessione seria sull’uomo, sulla sua autocomprensione, sulla sua capacità di relazionarsi con gli altri e sulla sua visione del mondo. Non parlo solo dell’efferato assassinio di Giulia Tramontano a Senago o del duplice omicidio dei due cognati a Sant’Antimo ad opera del suocero o di altri fatti di sangue che sembrano moltiplicarsi a dismisura e che sempre più coinvolgono anche le forze dell’ordine, ma anche di quei tanti episodi, se vogliamo piccoli, ma non da sottovalutare, che hanno come protagonisti dei giovanissimi. È indubbio che la nostra società sia diventata molto più aggressiva e indisciplinata, allergica alle regole – a Milano le auto in sosta vietata sono circa 100.000 nonostante la metropoli abbia il triplo dei parcheggi di Barcellona e Parigi -, sempre più indifferente al bene comune e al rispetto dell’altro.
Sui media locali non è raro leggere di oratori che chiudono temporaneamente – l’ultimo caso è quello di Maleo in provincia e diocesi di Lodi – per l’inciviltà e la maleducazione di ragazzini che a mala pena frequentano le medie; a Spino d’Adda un gruppo di dodicenni è entrato in un parchetto ancora chiuso per manutenzione e si è scolato una bottiglia di Sambuca schiamazzando e obbligando il vicinato a chiamare i Carabinieri; all’istituto Ghisleri di Cremona una ventina di esagitati è entrato con la forza e ha compiuto atti da veri teppisti con professori e bidelli increduli ed inorriditi.
Episodi del genere sono all’ordine del giorno! Anche nella nostra calma e piatta provincia baby gangs stanno cominciando a segnare il territorio: sarò un profeta di sventura, ma con la chiusura delle scuole e l’arrivo dell’estate prevedo un aumento esponenziale di denunce per schiamazzi notturni, danni al patrimonio, atti vandalici.
Qualcuno storcerà il naso nell’equiparazione tra quegli episodi così gravi che hanno un giusto rilievo nazionale e certi fatti di cui sono protagonisti i nostri ragazzi di provincia. Credo, invece, che tutti questi tristi fenomeni abbiano un unico comune denominatore: una visione “voracesca”, direi pure predatoria, della realtà.
Se ci pensiamo bene il primo peccato – che ha introdotto il male nel mondo e nella storia – non è stato forse un atto di voracità? Adamo ed Eva depredando dell’albero proibito – benedetto limite che ci ricorda che non siamo onnipotenti! – danno sfogo a tutta la loro ingordigia, a quell’avidità insaziabile che, in ultima analisi, è unicamente ricerca di sé stessi, del proprio piacere e della propria realizzazione e questo a discapito degli altri che scadono a meri oggetti da usare finché servono e del Creato da sfruttare fino a quando è capace di offrire risorse. I progenitori prendono quello che non spetta loro infischiandosene delle regole e del rapporto che hanno con Dio!
La voracità è un atteggiamento che si impara in tenera età quando tutto è concesso: basta un capriccio, il puntare i piedi e fare il muso e subito si viene accontentati. La voracità si nutre dell’assenza del limite, dell’idea che tutto è a disposizione, che ogni cosa può essere usata e consumata anche se si cagiona un danno agli altri o alla natura.
Che cosa spinge le persone a uccidere se non l’idea che l’altro sia una “cosa” fra tante da utilizzare unicamente per soddisfare il proprio godimento? Che cosa muove dei ragazzi a infrangere le leggi e ad avere comportamenti irrispettosi se non la malsana concezione di essere i soli al centro del mondo, padroni assoluti della realtà che li circonda?
La voracità è un’attitudine che tutti ci portiamo dentro, è il risvolto concreto di quel delirio di onnipotenza che altro non è che la superbia, il grande peccato che ha illuso Satana e che continua ad illuderci di poter diventare i padroni assoluti del mondo.
In questa seconda domenica di giugno, solennità del Corpus Domini, Dio ci offre un rimedio efficace contro la voracità: l’Eucaristia. Se il primo gesto di disobbedienza è stato un atto di voracità, la rivendicazione del proprio arbitrio, la ricerca ambiziosa di un proprio posto nell’universo al pari di Dio, il primo gesto dell’alleanza nuova, che si compie nel Cenacolo, è un atto di donazione, di condivisione, di ringraziamento.
L’Eucaristia è antidoto alla voracità ma anche all’indifferenza, al menefreghismo. Ha spiegato mirabilmente Papa Francesco durante l’omelia del Corpus Domini del 2019: “Quella di Dio è un’onnipotenza umile, fatta solo di amore. E l’amore fa grandi cose con le piccole cose. L’Eucaristia ce lo insegna: lì c’è Dio racchiuso in un pezzetto di pane. Semplice ed essenziale, Pane spezzato e condiviso, l’Eucaristia che riceviamo ci trasmette la mentalità di Dio. E ci porta a dare noi stessi agli altri. È antidoto contro il “mi spiace, ma non mi riguarda”, contro il “non ho tempo, non posso, non è affare mio”, contro il guardare dall’altra parte”.
La mentalità “eucaristica” è l’unica ancora di salvezza per questa nostra società così superficiale, aggressiva, predatoria. La mentalità eucaristica permette di concepire il mondo come un dono da contemplare, con stupore, con meraviglia e non un campo di battaglia da razziare facendo il maggior numero di vittime. La mentalità eucaristica aiuta a capire che l’amore non è ricerca del proprio benessere, la soddisfazione delle proprie pulsioni ed emozioni, ma cammino impegnativo di spossessamento di sé stessi. La mentalità eucaristica spinge a condividere e non ad accumulare, a donare e non a pretendere, a coltivare la compassione e non il disprezzo, a farsi su le maniche e non a voltare la faccia di fronte ai bisogni degli altri!
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commenti
Ivana
11 giugno 2023 05:56
Grazie sempre profondo Ed efficace !!!!
Giuseppina Fieschi
11 giugno 2023 21:41
sempre di grande aiuto