Cosa bere in estate: il Gin
Terzo e ultimo editoriale sulle frivolezze estive del bere, che è più una piccola appendice dato che come alcuni lettori mi hanno già fatto notare, non ho mai parlato del Gin Tonic.
Dell'acqua tonica abbiamo detto, che nasce come bibitone antimalarico delle truppe coloniali inglesi: zucchero e acqua di seltz per ingurgitare l'amarissimo chinino furono una scoperta formidabile.
Pare però che furono gli Olandesi i primi a pensare che aggiungere del Gin al bibitone coloniale fosse una buona idea, anche perché proprio agli Olandesi si deve l'affinamento di quelle sperimentazioni tutte italiane che i monaci cellieri del Sud Italia avevano realizzato cercando di insaporire i distillati con le bacche di ginepro, da cui in nome Gin…Insomma anche stavolta gira e rigira noi italiani ci abbiamo messo lo zampino e anche per primi.
Tuttavia per tutti noi il Gin è una scoperta tutta inglese, e questo perché sotto il regno della Regina Vittoria era la bevanda dei bassifondi dei Docks di Londra, quei moli portuali del Tamigi accoliti da nebbie mefitiche e resi immortali da tanti romanzi intramontabili.
Da Sherlock Holmes a Dorian Grey passando per Oliver Twist le tozze bottiglie in ceramica del Gin, che si beveva rigorosamente liscio e senza ghiaccio, erano l'oblio di prostitute e biscazzieri e il fascino dell'avventura dei rampolli aristocratici in cerca di emozioni forti e di evasioni dalla rigida etichetta inglese che imponeva ai gentiluomini di bere soltanto lo Sherry, dopo cena tra i soli uomini e versando ognuno da sé la propria dose in rigorosissimo senso orario, e guai a chi sbagliava. Del resto Winston Churchill ammetteva non senza un certo doveroso imbarazzo di aver abbandonato da giovane lo Sherry per il Whisky e di non essere più tornato indietro, anche se per 60 anni non si fece mai mancare una intera bottiglia di champagne Paul Roger ad ogni pasto.
Ma con buona pace di Sir Winston, anche lo Sherry così come il Porto meriterebbero un po' più di attenzione: dimenticati dai più, rimangono un squisita e nobilissima alternativa ai proletarissimi amari dopo pasto ed hanno una caratteristica invidiabile; invecchiano anche in bottiglia e non vanno mai a male e più passa il tempo e più il loro sapore diviene liscio e raffinato.
Ma torniamo al Gin, che come l' Aperol Spritz, vive oggi una stagione di fama e diffusione senza precedenti: ricordo benissimo che quando ero adolescente l'unico gin in circolazione era il terribile Gordon's, col suo cinghiale sulla bottiglia era buono giusto per accendere il barbecue, mentre alzando il livello si trovava al massimo il Beefeater, che almeno sulla etichetta mostrava la splendida uniforme dei guardiani della Torre di Londra.
Io stesso, proprio per questa scarsissima scelta, ho per anni rifiutato con profondo sdegno il Gin Tonic a favore della Vodka, magari un po' volgare ma che offriva una qualità decisamente migliore grazie alla indimenticabile Stolichnaya, magari allungata con succo d'arancia nel notissimo Screwdriver americano, quello che in Scent of a Woman fa perdere il controllo e anche la vista al Tenente Colonnello Frank Slade...
Oggi il Gin Tonic si è invece meritato il primo posto nelle mie scelte serali: la sua progressiva diffusione ha prodotto una varietà incredibile di gin superbi che lasciano veramente stupiti: dai nuovi gin giapponesi di Kinobi agli squisiti gin colorati e piemontesi di Malfy con tanto di acque toniche aromatizzate nei modi più assurdi, oggi il Gin Tonic è veramente una goduria.
L'altra sera ne ho perfino assaggiato uno nero prodotto in Nuova Zelanda, che una volta allungato con la tonica diventa di uno splendido viola scuro.
Il migliore mai bevuto? Certamente quello prodotto da Cillario & Marazzi per Alessandro Manzoni: una indimenticabile serata a casa del grande scrittore in cui ci fu servito da una bottiglia che recava serigrafata proprio la casa di via Morone, e che proprio con le bacche di gelso morone era stato prodotto su misura dai migliori sarti italiani del Gin, un ex avvocato e un ex ingegnere che oggi producono nel lecchese i gin più richiesti dai più grandi ristoranti d'Italia: e ve li fanno proprio su misura seguendo i vostri gusti, massima chiccheria.
E dopo tutti questi eccessi alcolici, non mi resta che chiudere ricordando quanto è buona l'acqua fresca: "àriston mén üdór" scriveva il grande Pindaro, ottima è l'acqua, come il Vate D'Annunzio fece incidere al Vittoriale per i suoi commensali a ricordo del suo essere completamente astemio, ed i effetti anche per il sottoscritto un bicchiere di Perrier super gassata è un piacere quotidiano, del resto se l'era comprata anche Gianni Agnelli, tutta la fabbrica ovviamente, non una bottiglia…
(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)
Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti