Cosa offre la politica ai nuovi elettori?
E' una competizione dentro un'altra competizione. Lo sfondo è quello di una pista di atletica leggera, la competizione, ad occhio e croce, parrebbe quella di alcuni campionati scolastici. Un tifoso o un padre o un appassionato, non è chiaro, alza un cartello lasciando agli altri spettatori un messaggio, la foto potrebbe essere stata scattata ieri come decine di anni fa. Il cartello lancia un monito o un appello, dipende dai punti di vista, dove si fa presente che, da quel momento, circa 4 milioni di minorenni diventeranno maggiorenni prima delle elezioni di novembre, diventeranno quindi elettori. Letto così par essere una sorta di promemoria rivolto ai futuri candidati ma potrebbe sembrare anche una forma di ricatto, del tipo sappiate che 4 milioni di nuovi votanti hanno bisogno di un messaggio per votarvi, altrimenti voteranno altri. Ambiguo come messaggio, frase che può proporre approfondimenti differenti, come quello di far sentire abbandonati i nuovi elettori che si sentiranno ignorati nelle loro necessità. Ogni elettore di ogni età ha il diritto di vedersi rappresentato secondo le sue necessità, così come ogni persona eletta dovrebbe avere il dovere di sviluppare quei concetti che ha proposto, ma è strano come si possa capire molto di più di politica e società semplicemente osservando e cercando di capire le richieste, a volte sussurrate a volte esposte pubblicamente, delle persone, è strano perché dove può arrivare un altro elettore sembra non arrivare un candidato.
Quel cartello può raccontare di una gara tutta da giocare e in questo caso il luogo è quello adatto: 8 finalisti, 100 metri, tempi di qualificazione e una finale da correre fino in fondo per una medaglia o per migliorare il proprio record personale. In pratica una qualsiasi competizione elettorale odierna dove, però, l'unica vera vittoria sarebbe quella di portare 4 milioni di futuri elettori al voto; politicamente parlando si dimostrerebbe il risultato migliore per qualsiasi candidato, a prescindere da dove finiranno quei 4 milioni di voti. Gli elettori, ma anche i politici, hanno la memoria di un criceto, si dice spesso, ma il paffuto roditore può essere a corto di memoria ma non è stupido di certo, il suo ceppo originale vive sulla Terra fin da prima dell'uomo evolvendosi di continuo da allora. I vuoti mnemonici sembrano sparire poco prima delle elezioni di qualsiasi livello; in un attimo spuntano idee, collaborazioni, nuove visioni terrene ed ultraterrene che danno origine ad azioni “uniche” per quella società che rappresentano e che verrà scelta dai votanti. Nel giro di qualche settimana si sviluppano così tante cose fatte con atti di “eroismo” auto celebrativo da ridurre Enrico Toti ad un comune cittadino, però a Toti hanno intitolato anche un sommergibile di cremonese memoria, a conferma di quanto ciò che oggi dovrebbe essere considerato eroico tempo fa era quasi un dovere, dovere che Toti e molti altri decisero di compiere fino in fondo. Quel cartello, almeno a livello personale, parla di distacco, lontananza, solitudine, parla di come una società civile sia sempre più vissuta come un atto di separazione tra coloro che decidono e coloro che devono decidere, ben consci che non è un atto eroico il fatto di far quadrare il bilancio di una istituzione ma è eroismo puro quello di una famiglia nel far quadrare i conti legati alla vita quotidiana, conti che vanno fatti, spesso, dovendo affrontare scelte fatte da coloro che vengono a chiedere il voto. La solitudine di un neo elettore o degli elettori in generale è sempre più palpabile, nasce da tanti, troppi, passaggi volutamente o involontariamente mai considerati, ci si sente lasciati soli, in una sorta di limbo da rettificare solo quando le scuole vengono chiuse per ospitare i seggi. Dalla qualità della offerta politica alla mancata conferma di scelte che apparivano come granitiche in campagna elettorale, dalla feroce quotidianità che attanaglia la vita di ognuno di noi al mancato rispetto delle basilari regole d'ingaggio, dalla assenza di confronto all'annullamento del dialogo si assiste sempre più spesso al cedere della fiducia nei confronti del voto come di coloro che lo chiedono.
Vivere in una torre d'avorio serve a poco se non si fa nulla per portare al voto 4 milioni di maggiorenni come farci tornare persone che hanno già visto decine di volte la cabina elettorale.
Il fine ultimo di quei 100 metri è vincere una gara, ma per farlo servono costanza, dedizione, rinunce e molto altro. Serve ascoltare l'allenatore che ti consiglia e ti spiega come correre e serve ascoltare il medico che deve capire se qualcosa può non andare bene nel tuo corpo. Serve convincere una mamma che non tutti i tipi di piatti possono essere idonei ad uno scattista, servono amici che ti aiutano sempre anche se magari non li puoi vedere una sera perché il giorno dopo hai una gara, serve programmare un lavoro e mantenere quelle promesse fatte anni prima a te stesso e alle persone che ti circondano. Fare scelte di questo tipo non è cosa facile, ma non puoi pensare di vincere una gara cercando di onorare le promesse soltanto quando sei ai blocchi di partenza.
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