6 agosto 2021

Covid, informare l'opinione pubblica o frastornarla con messaggi destabilizzanti?

Pietà. Alziamo bandiera bianca e ci dichiariamo vinti per sfinimento. Purché burattini e burattinai della giostra mediatica che ha eletto covid e green pass a superstar dell’estate 2021 concedano a noi, esausti ostaggi  del sistema informativo, il minimo sindacale di una tregua ferragostana. Sto per caso rinunciando al supremo bene democratico di conoscere sempre e comunque la cosiddetta verità? Se anche fosse la colpa sarebbe ampiamente riscattata dal sacrosanto bisogno di uscire mentalmente incolume da un tormentone senza prevedibile fine.

Ma c’è altro: dubitiamo che la produzione a getto continuo di ipotesi, di sentito dire e di personalissime opinioni che da un anno e mezzo ci tiene sotto tiro abbia realmente a che fare con la verità intorno alla natura passata, presente e futura di un virus inedito, probabilmente artificiale, tanto cangiante e beffardo da fingersi morto per nuovamente sorprenderci più vivo che mai. Siamo sinceri: come concedere a cuor leggero patenti di  affidabilità e trasparenza a informazioni  inevitabilmente passate attraverso tutti i filtri selettivi, distorsivi e mistificatori  connessi ai conflitti  plurimi che si stanno consumando sul campo di battaglia della pandemia in corso? C’è la guerra geopolitica, quella fra multinazionali farmaceutiche, quella fra sanità pubblica e privata, quella fra schieramenti politici che pur di riuscire graditi ai rispettivi elettorati non esitano a lanciare spudorate sfide al principio stesso di realtà. Né manca la gara fra potentati accademici e scientifici, ciascuno portatore, platonicamente parlando, di un proprio ‘sistema di pensiero’ e, concretamente parlando, di più umani appetiti come visibilità, prestigio, conseguenti finanziamenti alla ricerca e così via.  Come non bastasse, sono spesso partecipi di cordate politiche, il che moltiplica le ragioni di perplessità.

Come mai le verità scientifiche del professor Galli, austero ex sessantottino di rito sinistro, sono sempre opposte a  quelle del professor Zangrillo, che invece è un berlusconiano di più allegre inclinazioni esistenziali? E se ci stessimo tutti sbagliando? Se non si trattasse di confronto fra uomini di scienza bensì di un simpatico derby fra Gaudenti e Flagellanti? Fateci caso. Quando il virus molla la presa ecco che ’s’ode a Destra uno squillo di tromba’ e la scienza ‘affine’ dichiara che il virus letteralmente non c’è più e forse non è mai esistito. Fu una creazione di fantasia…come la strega di Biancaneve. Ma ecco che, se la curva dei contagi s’impenna, le quotazioni dei flagellanti risalgono e il professor Galli, pensoso quanto un ‘Memento mori’, dice la sua circa i colpevoli nessi fra comportamenti goderecci (la lingua batte dove il dente duole) e ripresa del virus. A tutto si aggiunge la specifica modalità con cui ogni organo di stampa, televisione o altra piattaforma mediatica cucina e ci racconta di minuto in minuto lo psicodramma in corso: le divergenze sono tali che, a seconda della fonte seguita, puoi pensare d’essere alla vigilia dell’Apocalisse o nel mezzo di una tenace epidemia influenzale.  Proviamo a dirlo con benevola eleganza: non sempre quel che i virologi dicono a noi, volgo profano in difficile transito verso l’agognata salvezza, è quello di cui avremmo veramente bisogno. Ci offrano un semplice e convincente punto di riferimento per orientarci nel concreto delle scelte e non ulteriori spinte verso il labirinto di irrisolvibili dubbi e conseguenti patemi. Momentaneo detentore del primato in materia è per l’appunto il professor Galli che in una recente esternazione di dubbia opportunità ha pubblicamente confidato che sì, personalmente vaccinerebbe ‘tutti e di più’ ma, dopo che la variante Delta ha scombinato le carte, preferirebbe farlo con qualcosa di meglio e più nuovo degli attuali ‘fondi di magazzino’. Ecco un prezioso toccasana psicologico. D’ora in poi offrendo il braccio all’ago, oltre all’ansia di sentirci cavie con le relative incognite, avremo pure il sospetto di beccarci un inefficace ‘fondo di magazzino’. Vogliamo definirla un’operazione di coraggio informativo? Ci pare, piuttosto, una discutibile manifestazione di narcisismo televisivo.

Si pone dunque, più che mai, il problema di trovare un ragionevole punto di equilibrio fra la necessità di informare l’opinione pubblica  su quel che conta sapere e l’inopportunità di frastornarla sotto il bombardamento di divergenti e destabilizzanti messaggi. Non tutte le democrazie seguono la nostra strada. Negli Usa, per esempio, si affidano in linea di massima a un unico portavoce , di inattaccabile prestigio scientifico, col ruolo di dire quel che serve, di dirlo nel modo giusto e col minor tasso di equivocità possibile. La scienza deve ovviamente continuare a dibattere le sue ipotesi, i suoi dubbi e i suoi sospetti: ne ha il dovere, posto che solo coi tempi lunghi dell’osservazione sperimentale e l’applicazione di un sano dubbio metodico può arrivare a qualche certezza. Ma decidiamoci ad articolare meglio i livelli comunicativi: altro è parlare di ‘fondi di magazzino’ fra addetti ai lavori, altro è rovesciare il sospetto su milioni di sconcertati telespettatori.  Sia almeno la scienza, che si suppone portatrice di cervello, a usarlo, visto la politica, a destra quanto a sinistra, sta incappando in strafalcioni che sarà dura dimenticare.  Ma per fortuna ha trovato il suo Draghi che, pregevole esempio di autocensura verbale, lavora sodo e comunica lo stretto necessario. Trovi, in fine, il suo Draghi anche la scienza. Si abbassino i riflettori, la giostra mediatica rallenti e , se Dio vuole, ci faccia scendere.

 

 

vittorianozanolli-it

Ada Ferrari


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