9 giugno 2021

Cremona,città ferita il cemento ha tamponato il paesaggio. Ex Snum: il Comune ci ripensi

Che abbiamo il privilegio di abitare una città di non comuni bellezze artistiche e ambientali  ogni cremonese lo sa, o almeno dovrebbe. Ma quanto si faccia per preservare e valorizzare  quest’immagine, spesso assediata e oscurata da estemporanee forme di barbarie edilizia, è domanda che non  dobbiamo stancarci di porre.

La questione è vitale anche ai fini di quella risorsa turistica su cui Cremona legittimamente conta come consistente voce del suo prodotto interno. Ma guai a sottovalutare il biglietto da visita con cui si presenta al turista. Tutto è affidato all’impatto visivo iniziale, all’emozione che può suscitare il profilo di un paesaggio urbano o rurale in grado di dire, senza mediazione erudita, l’unicità di un vissuto storico e l’identità di un territorio e della sua gente.

E Cremona è perfettamente in grado di raccontarlo purché restino visibili in prima battuta i suoi colori storici e le sue forme…torri, campanili, antiche stradine, carne viva dei mattoni, resti delle vecchie mura medievali costruite nel XII secolo quando la città conquistò l’autonomia municipale. Parliamo, sia chiaro, di miseri resti delle mura, di quel che il becero scempio dell’edilizia abitativa  non è riuscito a tamponare e tombare.  

Giorgio Balistrocchi, circa cinquant’anni fa, ne scovò, ricostruì e studiò la struttura originaria in una lunga avventura di certosina pazienza, indovinandone la presenza dietro a portoni antichi, crepe sospette di muri di cinta, affioramenti d’incerta natura.

Di certo, Cremona non  è stata valorizzata quanto meritava, a differenza di altre città che su questo genere di reperti, custoditi e tirati a lucido, hanno costruito le loro fortune turistiche. Un esempio: fino a poco tempo fa risalendo da via del Sale si abbracciava una significativa porzione visiva della città storica:  a destra i campi, di fronte il Torrazzo, la facciata del Duomo e di san Pietro. Oggi uno scatolone di cemento alto quanto basta per interporsi fra l’occhio del turista e la città vecchia ha tamponato il paesaggio.  Nessuno ha vigilato, protestato, fermato in tempo l’offesa al buon gusto e al buon senso. L’andazzo dura da parecchio. I primi danni risalgono ai selvaggi e fin troppo vitali anni ’60. Ma fa riflettere che gli interventi di irreparabile gravità siano tutti nei ‘civilissimi’ anni Duemila, a cultura ambientale e conservativa apparentemente imperante ma evidentemente impotente di fronte al complessivo declino qualitativo e culturale delle classi dirigenti.

Perché parlarne? Perché anche in questo caso un’occasione di ravvedimento operoso potrebbe essere dietro l’angolo in forma di riacceso interesse intorno all’area ex Snum. Terminate le ruspe, è al momento una spianata in cerca  d’autore situata nel cuore della vecchia porta Mosa. Fino al secondo dopo guerra, e oltre, l’area presentava una suggestiva integrità paesaggistica: spazio verde a boscaglia che consentiva ampia visione dei resti delle antiche mura, della porta  e dell’innesto del famoso baluardo Caracena. Un perfetto complesso integrato di natura e storia che le prime costruzioni degli anni ’60 disturbarono senza tuttavia compromettere il profilo visivo della città storica, anche grazie alla sensibilizzazione operata da Italia Nostra (presidente Giulio Grasselli) e alla conseguente scelta, negli anni ’70, di vincolare l’area.

L’affondo mortale per l’integrità del complesso e del suo valore paesaggistico venne molto più tardi, quando alle costruzioni già fatte sopra le antiche mura seguirono i nuovi condomini che ricavarono dagli orti di pertinenza delle vecchie case i volumi necessari. Con una violenza cieca, fatta di ignoranza e ingordigia di profitto, si costruì a ridosso delle mura medievali tamponandole e nascondendole alla vista. In un Paese dove si costruisce anche nei letti dei torrenti non si vede perché non farlo sopra  indifese mura medievali.

Oggi si vocifera dell’imminente insediamento nell’area ex Snum di un supermercato.  E’ pur vero però che Cremona ha ormai più supermercati che abitanti e i ricavi potrebbero risultare molto inferiori a quelli del recente passato. Il che rende comprensibili le ipotesi di una titubanza dei diretti interessati e  dunque di nuove incertezze  circa la finale destinazione dell’area.

Ma a questo punto, ecco una domanda che chi ama Cremona non può evitare di porre: perché il Comune non si inserisce nella breccia di queste incertezze piazzando una sua carta vincente? Magari, spigolando fra i vari capitoli dei fondi comunitari o vattelapesca destinati al recupero del patrimonio ambientale, si trovano risorse per acquisire l’area e farne un’infrastruttura strategicamente decisiva ai fini turistici: un parcheggio alberato raggiungibile senza interferire col centro storico ma transitando dagli anelli periferici. I visitatori arriverebbero senza colpo ferire nel cuore della città, a un passo da piazza Duomo, avendo l’immediata conferma visiva di essere là dove volevano, cioè in una città antica che racconta  – nel quieto decoro del circostante contesto abitativo – la plurisecolare storia del vivere in provincia.

La scelta potrebbe rivelarsi una felice doppietta in grado di alleggerire contemporaneamente il traffico sulle direttrici congestionate di viale Trento e Trieste e via Dante, invivibili camere a gas che portano al mega parcheggio turistico di via Dante. Ipotesi fantasiosa o realistica occasione di ulteriore ravvedimento operoso? Chissà.

 

vittorianozanolli.it

Ada Ferrari


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commenti


Pierluigi Monteverdi

10 giugno 2021 07:43

Forse la signora non ha in caricom unauna mamma 86enne autosufficiente per carità ma con una deambulazione limitata. Si parlava di supermercato già 30 e passa anni fa e la gente intanto invecchia e passa. Anzi trapassa .Nella zona esistono rari negozi di prossimità con prezzi proibitivi e se non hai un mezzo a motore spese sostenute per settimane non le puoi fare. Non mi pare scarseggino i parcheggi e tanto meno il verde basta avere il coraggio di attraversare via giordano quindi....