19 marzo 2023

Cremona irrilevante e incapace di unire. E Crema dialoga con Lodi

Cremona insiste a credersi la principessa sul pisello, quella della fiaba, ma è supponenza e sopravalutazione. Andersen narra di una giovane donna che si rifugia in un castello. Si dichiara principessa, ma nessuno le crede. La notte dorme su un giaciglio di venti materassi sovrapposti, più altrettanti cuscini di piuma.  Sul materasso alla base della pila, la regina nasconde un pisello. Se l’ospite s’accorge del legume, allora possiede quella sensibilità esclusiva delle principesse.  Il mattino successivo la sconosciuta si lamenta per la notte insonne. Qualcosa di duro le ha impedito di dormire, il pisello appunto.  È una vera principessa. Potrà sposare il figlio della regina.

Cremona si picca d’essere la principessa della provincia.  Si comporta come tale, ma non s’accorge della zucchina presente direttamente sul materasso su cui giace e dorme tranquilla. Se gli eventi evidenziano l’intrusa, Cremona starnazza e si lamenta. Frigna. 

Scatta il festival delle recriminazioni, ma nessun generale viene rimosso. Nessuno dei responsabili della Waterloo si dimette di propria iniziativa. Nessuno dei peccatori si sparge la cenere sulla testa. E perché dovrebbero immolarsi? Non c’è motivo per farlo. 

Lo spiega bene La Provincia, quotidiano dell’establishment. «Nelle scorse settimane – scrive il direttore – sia i partiti locali che il mondo delle imprese avevano invocato a gran voce un ‘premio’ al territorio, ma in fondo in fondo, per davvero non ci credeva nessuno che l’aspirazione avrebbe trovato concreta attuazione» (La Provincia, 12 marzo).

Capito? La richiesta di un assessore regionale, che per giorni ha tritato gli zebedei ai cremonesi, l’esibizione di muscoli e l’ambaradan di interviste di supporto erano una finta. Fumo. Prese per il culo. Erano un parlare a vanvera. Dare aria alla bocca.

Ma un politico non dovrebbe misurare le parole? E l’informazione avvertire il lettore che in fondo in fondo le dichiarazioni riportate sono balle spaziali, invece di aspettare a rivelarlo al termine della partita? A nomine effettuate. Forse la colpa è del lettore incapace di intuirlo.

Poche settimane prima, il medesimo quotidiano dei padroni – sia perdonato lo sconfinamento nel vetero linguaggio politicamente scorretto – chiosava: «La provincia di Cremona ha il sacrosanto diritto di essere rappresentata al livello superiore, quello del governo di una regione alla quale contribuisce in termini di storia, economia, progettazione, capacità di leadership» (La Provincia, 19 febbraio).

Anche in questa occasione i lettori hanno sottovalutato un particolare. Un dettaglio sulla capacità di leadership dei politici locali. Un malinteso che ha creato le aspettative poi deluse. Un misunderstanding per quelli che fanno i fighi. Già, il livello superiore era da intendersi un trasloco dal sottoscala al piano terra. 

Politici, partiti, associazioni di categoria e il resto della compagnia cantante – corte dei miracoli o teatrino dell’assurdo non sarebbero definizioni inappropriate – adesso piangono. Invocano per la principessa in disarmo un riconoscimento tardivo. Un risarcimento. Un posticino. Anche d’autista. 

Si accapigliano sulla riconferma del cremonese doc Pier Attilio, per compagni e amici Pippo, Superti, a vicesegretario generale della Regione, ruolo da lui ricoperto nella legislatura da poco conclusa.   Ruolo non politico, ma professionale a cinque stelle e con possibilità concrete di influenzare scelte amministrative. Ruolo, comunque, da dipendente della Regione e da conferire in base alle capacità di svolgere la funzione assegnata e nient’altro.

La domanda è: Pippo Superti ha svolto al meglio, oppure no, il lavoro che la qualifica gli imponeva? Se si, non ci sono problemi per confermarlo. Se no, è giusto sostituirlo, indipendentemente dalla provenienza geografica del successore.  

Se il presidente Attilio Fontana lo ha tenuto fino a ieri significa che Superti è okay, meritevole di ulteriore fiducia.  Lapalissiano.  Ma in politica l’ovvio non funziona. Se si aggiunge che l’uomo non è personaggio anonimo, ma tosto e identificabile e con un pedigree politico di sinistra d’alto profilo, la questione si complica.

Inizio carriera nel Partito di unità proletaria per il comunismo (Pdup), al fianco di Giuseppe Tadioli, pezzo di pregio dei duri e puri degli anni Settanta. Poi trasloco nel Pci, con l’adattamento ai  successivi mutamenti di sigle e di politica del partito. Capogruppo in consiglio comunale a Cremona e poi in quello provinciale, nel suo cursus honorum, non manca l’incarico di segretario provinciale DS. Oggi probabilmente con il cuore nel Pd e, forse, con la tessera.

Con questa ineccepibile storia di sinistra è comprensibile che Fratelli d’Italia abbia arricciato il naso sulla sua riconferma. In un contesto dove lottizzazione e appartenenza di partito determinano le carriere dei dirigenti. Dove l’applicazione del principio dello spoils system è prassi usuale di ogni partito e coalizione senza distinzione di colore. Dove il merito non è determinante. In questo habitat le rimostranze dei Meloni boys appaiono scontate. 

Se un candidato del Pd vincesse una competizione elettorale, il partito accetterebbe per un ruolo di prestigio e di potere la nomina di un professionista ultra bravo e preparato, ma con un passato, mutatis mutandis, nel Movimento sociale italiano, poi nel Movimento sociale italiano-Destra nazionale e in An e  infine simpatizzante dichiarato di Fratelli d’Italia?

Se Fontana riconferma Superti non è uno scandalo. Se quelli di Fratelli d’Italia puntano i piedi non sono da crocifiggere. La saggezza popolare dice: squadra che vince non si cambia.

L’irrilevanza regionale di Cremona ha avviato il tempo delle geremiadi, delle rivendicazioni e delle giustificazioni. Delle arrampicate sui vetri. Dello scaricabarile.  Dei questuanti sgarrupati, cappello in mano, genuflessi e capo inclinato, in giro per le sette chiese a chiedere l’elemosina.  Delle briciole raccolte spacciate al mercato della fuffa per conquiste storiche. E il coro è già partito.

«Il presidente Fontana – ha ricordato l’ex parlamentare Luciano Pizzetti – ha assicurato che il nuovo ospedale con Dea di secondo livello si fa, che l’autostrada Cremona-Mantova si fa, che il raddoppio ferroviario Mantova-Codogno viene completato, che nuovi treni entrano in circolazione». (La Provincia, 12 marzo).  

Quindi se queste opere non si faranno la colpa sarà di Fontana?  Se in questo elenco Cremasco e Casalasco sono dimenticati è colpa di Fontana?  

Pizzetti e le associazioni di categoria cremonesi insistono a pensare al proprio orticello, che per ora ha prodotto solo zucchine. Visione miope e perdente, è senza futuro.

È successo in passato e Mantova s’è presa l’Ats.  Più recentemente, A2a si è pappata Lgh. Montichiari si è mangiata la frisona.  L’altro ieri la Fiera di Parma e quella di Milano (Vittorianozanolli.it, 12 marzo) si sono accordate per coordinare Cibus e Tuttofood, le loro manifestazioni agroalimentari. Per Cremona, brutta addormentata e nessun principe disposto baciarla, solo un ciao, ciao. Tagliata fuori.  La randellata regionale fa ancora male: due assessori in riva al Mincio, zero sotto il Torrazzo. Neanche un sottosegretario. 

Ancora fresca la notizia di Mantova, sempre lei,  che, con i fatti,  ha scippato a Cremona il titolo di capitale del Po. «Il Porto di Valdaro è il più importante centro intermodale della Lombardia Orientale, costituendo di fatto il terminal naturale dell’idrovia Mantova Adriatico». (Cremonasera, 17 marzo).  Basta?

In questo panorama da incubo è sensato che il Cremasco guardi a Lodi o a Treviglio, invece che a Cremona. Inutile polemizzare. 

I primi risultati già si vedono.  La provincia di Lodi e alcuni Comuni cremonesi (Sesto, Cappella Cantone, Spinadesco) hanno aperto una interlocuzione con Consorzio.it, braccio operativo dell’Area omogena cremasca, per una loro partecipazione nella società (Il Nuovo Torrazzo, 18 marzo). Cinque comuni cremonesi (Acquanegra, Grumello, San Bassano, Paderno, Crotta d’Adda), uno lodigiano (Merlino) e uno mantovano (Castel Goffredo) hanno già formalizzato l’interesse per entrare. 

Cremona dovrebbe chiedersi il perché e darsi una risposta. Invece continua a insistere sull’autostrada Cremona-Mantova, mentre il sole dell’avvenire sta nella direzione opposta. Cremona non è una principessa. È molto meno. Un’illusa boriosa. Non si fa amare. Non unisce. Divide. 

Antonio Grassi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Giuseppe Zagheni

19 marzo 2023 08:45

Trovo molto pertinente e chiaro la tua presa di posizione ,ma leggendo anche gli altri articoli scritti prima sembra che non si riesca a sincronizzare le varie aspettative o aspirazioni tra Crema e Cremona. Magari le " colpe " sono un pochino da tutte le parti. Recentemente ho visto, sul canale YouTube di Emilo Marchesi un vecchio documentario su Crema del 1957, bene consiglio a tutti di guardarlo e poi tirare le conclusioni.

CAROLINA Manfredini

20 marzo 2023 12:46

Caspita, un bel problema quello sollevato nel pregevolissimo articolo. Chi lo legge potrebbe, forse, pensare :ma è corretto o vantaggioso...prediligere solo una fetta di popolazione cremonese?