Cremona, la città dei pianoforti. Perché dimenticarlo?
Era una calda sera di luglio del 2018. Chi era presente nella piazza del Duomo di Cremona ha potuto udire queste testuali parole pronunciate da Antonello Venditti dal palco dove stava tenendo il suo concerto cremonese: «Cosa c’entra Cremona nella mia vita? Il caso vuole che la maggior parte delle mie canzoni io le abbia scritte su un pianoforte che è la mia vita: il pianoforte è un Anelli, prodotto qui a Cremona, uno dei più bei pianoforti mai creati e che io tengo come un oracolo, pieno di segni di sigaretta. È uno strumento che ha un’anima: per questo porto Cremona sempre con me, dalla prima canzone scritta. Se il mio Anelli verticale non ci fosse stato, non ci sarei stato io. Il mio presente e il mio futuro è legato a voi».
E da quel 9 luglio 2018 si arriva al 15 ottobre 2022 con un’altra dichiarazione. Forte. Questa volta fatta da Vinicio Capossela dal palco dell’Auditorium Arvedi ricordando un altro grande attore della “storia dei pianoforti di Cremona”, Gino Nazzari, al quale il polistrumentista ha dedicato un ricordo speciale che ha accompagnato l’esecuzione de “I pianoforti di Lubecca”. Gino Nazzari, dopo una vita trascorsa all’Anelli ricoprendo tutti i ruoli tecnici fino a quello di direttore di produzione, fondò il suo laboratorio producendo alcuni pianoforti a marchio “Nazzari” e circa 500 pianoforti a marchio ARP (Artigiani Riuniti Pianoforti). Pochi gli strumenti presenti a Cremona che testimoniano questo glorioso passato industriale e tecnico del pianoforte: 4 strumenti in tutto e nessun luogo “della memoria” dove raccontare la storia dello strumento inventato dal padovano Bartolomeo Cristofori nel ‘700 e che anche sotto il Torrazzo ha avuto una produzione di oltre 50.000 strumenti arricchendo la storia dei tasti bianchi e neri di brevetti, innovazioni tecniche e tanta voglia di fare e fare bene.
Esclusi i 4 pianoforti presenti nelle istituzioni cittadine (1 pianoforte ARP e 1 pianoforte Anelli presso la Collezione del Dipartimento di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia, 1 pianoforte Anelli in Prefettura e 1 Verticoda Anelli donato lo scorso anno alla Caserma della Guardia di Finanza “Dino Campagnoli” che fu la sede storica, dagli anni ‘20 al Dopoguerra, della Ditta Anelli Pianoforti Cremona), non esistono altre testimonianze di questo “legame” tra Cremona e il pianoforte. Dunque un sentito grazie ai cantatutori Venditti e Capossela che, transitando da Cremona, hanno ricordato ancora una volta alla Città quanto sia stata importante nel settore della produzione e “messa a punto” dei pianoforti. I ricordi sono intangibili e a volte difficili da rappresentare e descrivere con la potenza con cui si presentano in noi, quando sollecitati. Sabato scorso, durante il suo concerto, Vinicio Capossela ha rappresentato il ricordo di Gino Nazzari con una potenza meravigliosa che ha, ancora una volta sollecitato l’azione, il voler dar seguito, in qualche modo, non solo al mero ricordo di un grande artigiano del pianoforte, ma soprattutto evitare l’oblio di una competenza che Cremona ha avuto nel passato e che oggi – esclusi gli ultimi attori operanti sul territorio nel settore dei pianoforti ovvero Luciano Nazzari, Marco e Massimo Tamagni – rischia irrimediabilmente di perdere.
Analizzare il valore del ricordo, la necessità di “conservare” i pianoforti legati alla storia di Cremona, i documenti legati alla loro produzione e soprattutto di tramandare l’arte, significa fermarsi un secondo a riflettere sul meccanismo che può trasformare i “pezzi di passato” in “pezzi di futuro” creando i presupposti per un nuovo sviluppo delle competenze e, soprattutto, offrendo nuove possibilità di impiego per i giovani. Imparare dal passato è facile a dirsi ma difficile a farsi, e ci viene chiesto sia nella nostra vita di individui, sia come parte della collettività. E la vicenda dell’Anelli e di tutte quelle maestranze che in questa realtà industriale si sono formate costituiscono, ancora oggi, l’impronta che da una parte richiama e conserva la memoria di un “fatto” storico, dall’altra ci “sprona” a non disperdere quanto ci è stato tramandato nella città che da sempre ama definirsi “Città della Musica”.
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commenti
Elisabetta
22 ottobre 2022 21:19
Bellissimo articolo, auspico davvero che non cada nell' oblio questa grande competenza cremonese. Posseggo fortunatamente un pianoforte ARP , donatomi da mio padre nel 1972. E ricordo la vitalità e competenza di Gino Nazzari, l'entusiasmo che infondeva quando veniva ad accordare il suo strumento.
Davvero questa tradizione sarebbe un peccato: grazie a Fabio Perrone .
Martelli
31 ottobre 2022 09:22
Bellissimo articolo !