4 luglio 2021

Cristiani fai da te!

Qual è la cosa più difficile nella nostra vita spirituale? Ce ne sono tante, certo, ma credo che una delle prime sia purificare continuamente la nostra idea su Dio! Una delle tentazioni più grandi è, infatti, quella di crearci un Dio su misura, un Dio che soddisfa il nostro modo di vedere il mondo, gli altri, la vita… un Dio che appaghi le nostre aspettative. C’è chi concepisce Dio come un giudice severo e inflessibile, una sorta di cecchino pronto a sparare ogni volta che commettiamo un errore, un implacabile giustiziere che non ammette eccezioni di sorta. Viceversa c’è chi intende Dio come una sorta di nonnetto bonaccione, sempre pronto a chiudere gli occhi di fronte alle marachelle dei propri figli, così buono da apparire come un ingenuo tontolone, così tollerante da sembrare indifferente di fronte agli errori dei suoi figli. In mezzo a questi due “estremi” ci sono tante sfaccettature… per cui molti parlano e testimoniano un Dio che non è quello cristiano, ma quello della propria sensibilità, magari influenzate da credenze orientali sempre più diffuse. E anche del Vangelo si preferiscono alcune pagine rispetto alle altre, alcuni discorsi rispetto agli altri. Chi auspica un Dio terribile cita l’ira di Gesù con i mercanti del tempio, chi parteggia per un Dio “baci e abbracci” “sciorina” le suggestive parabole della misericordia di Luca…

L’individualismo esasperato che rifiuta l’inserimento in una comunità e il relativismo imperante che eleva l’opinione personale a verità assoluta non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Cristiani “fai da te” tanto per usare uno slogan trito e ritrito. Ne sono riprova due ricerche, una del sociologo Franco Garelli “Gente di poca fede” edita da “Il Mulino” e l’altra “L’incerta fede” di Roberto Cipriani dell’università Roma Tre edito da “Franco Angeli”. Se il primo testo poggia su un rigoroso studio su numeri importanti, il secondo raccoglie libere interviste. I risultati sono sconcertanti: solo il 28% degli intervistati crede nella vita dopo la morte, eppure la risurrezione di Cristo è l’evento centrale dell’esperienza cristiana, è il fondamento della speranza! San Paolo direbbe: “Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede!”.

Allora la fatica è quella della fedeltà ad una Rivelazione! La fatica è quella di convertire il proprio modo di intendere Dio a come lui si è voluto manifestare e non come noi lo vorremmo. La fatica è quella di elevarci sempre più al suo livello e non quella di abbassarlo alle nostre pretese. Un Dio così non serve a nulla, perché invece che pungolarci nelle nostre meschine visioni e nei nostri miseri compromessi morali ci accarezza, ci consola… ci liscia il pelo, ci conforta nelle nostre certezze. Invece io ho bisogno di un Dio che continuamente mi “agiti”, mi metta in discussione, mi aiuti ad essere severissimo con me stesso e comprensivo con gli altri, misericordioso con chi pecca, ma inflessibile nel condannare il peccato, rigoroso nel difendere la verità, ma paziente con chi fatica ad accettarla. Un Dio che perdona sempre e comunque, ma che pone di fronte alle proprie responsabilità – “Va’ e non peccare più” dice all’adultera scampata alla lapidazione -, un Dio che chiede di mettere a frutto il suo perdono, che vuole che ci ricordiamo che siamo stati “comprati a caro prezzo”, e il prezzo è la morte di Cristo in Croce! Non ci accada come gli uomini e le donne di Nazareth che, chiusi nei loro pregiudizi e nei loro schemi mentali, non riescono a intravedere Dio in quel Gesù che fino a ieri era il falegname, figlio di Giuseppe. 

Claudio Rasoli


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