22 agosto 2021

Cristo, tu ci sei necessario. Da soli non bastiamo!

Vengo da una zona, quella del Viadanese, particolarmente vivace dal punto di vista economico ed imprenditoriale. Ci sono aziende di alto livello con un respiro nazionale e internazionale. Di soldi, ma anche di successi dal punto di vista dei prodotti e dell’innovazione, ce ne sono stati tanti. Il centro cittadino pullula di banche. La crisi economica ha indubbiamente intaccato anche questa porzione di territorio, ma non certamente la voglia di fare della gente! 

Dietro, però, a tanto denaro e tanti traguardi tagliati si può nascondere un’insidia frequente: pensare di basta a sé stessi! Quante volte, nella mia giovinezza tra “l’argine il bosco” ho sentito persone affermare “Mi sono fatto da solo!” oppure “Quello che oggi ho è merito dalla mia intelligenza e della mia forza di volontà”! Tutte cose giuste: c’è chi dal nulla ha costruito un impero economico e a tutt’oggi dà lavoro a tanti padri di famiglia. Chapeau! Questo atteggiamento di autocompiacimento spesso però nasconde un fondo di superbia che, se non controllata, è capace di sfociare nell’arroganza e nel disprezzo. Ci si sente quasi dei “semi-dei” che niente e nessuno potrà scalfire e si è portati a sentirsi onnipotenti e autorizzati a giudicare gli altri, soprattutto se “inferiori”. Sono atteggiamenti che possono colpire anche il sapiente, l’artista geniale, il musicista poliedrico, lo sportivo pluridecorato… non è raro che il successo obnubili il cuore e la mente e renda cinici e insensibili. Lapidario a tal proposito il salmo 49: “L’uomo nella prosperità non comprende è come gli animali che periscono”. 

Un bagno di umiltà forse renderebbe meno ridicoli, meno tronfi, meno altezzosi e magari un po’ più realistici e, perché no, un po’ più simpatici.

Nessuno può dire di essersi fatto da solo: ci sono contesti – familiare, sociale, educativo… - che certamente sono stati favorevoli (se lo stesso imprenditore fosse nato in Africa col cavolo che avrebbe raggiunto certi livelli!), ci sono infrastrutture che coadiuvano e semplificano certi processi… per non per non parlare, poi, dell’intelligenza, dell’intraprendenza, della ferrea volontà di arrivare a certe mete: per il discepolo di Gesù sono veri e propri talenti, doni di Dio. Il cristiano, dunque, non oserebbe mai dire “Mi sono fatto da solo”. Quello che siamo è frutto dell’amore di Dio e della relazione continua con gli altri: non siamo monadi, non siamo isole sperdute nell’oceano. Siamo esseri-in-relazione, che si edificano giorno dopo giorno, nell’incontro con l’Altro e con gli altri! In realtà dovremmo sentirci continuamente debitori verso chi ci ha preceduto!

Gesù, nel Vangelo, è lapidario: “Senza di me non potete fare nulla”. Egli non solo ammonisce la nostra superbia e vanagloria, ma ci offre uno spiraglio di libertà e anche di leggerezza. Quanta gente cade in depressione e si accartoccia in sé stessa perché non riesce a raggiungere certi traguardi che la nostra società impone per essere qualcuno? Quanti soffrono di ansia da prestazione? Quanti si sentono scartati e disprezzati? Sant’Ignazio risponderebbe: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio». L’atteggiamento più bello per un cristiano è proprio quello di metterci tutto sé stesso nelle cose che fa, consegnando però a Dio il risultato della sua opera. Quando ci si rende conto di non essere gli unici attori sul palcoscenico della vita, tutto diventa più… lieve!

Lo ha capito Pietro che di fronte alla domanda accorata e terribile di un Dio mendicante di amore che vede allontanare i suoi  – “Volete andarvene anche voi?” – risponde con tutto il suo carico di affetto e commozione: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Il principe degli Apostoli ha intuito che solo restando con Cristo può vincere la subdola tentazione di conquistare il mondo perdendo però la propria anima.

Senza Cristo ci sentiamo soli e spaesati e soprattutto percepiamo sulle nostre spalle tutto il carico della nostra esistenza, a volte insopportabile. C’è una preghiera di Paolo VI che mi accompagna da molti anni, che mi è cara e che recito spesso: “Tu ci sei necessario, o solo vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo”. Sì, Cristo ci è necessario per riconoscere chi siamo, dove andiamo, perché viviamo e soprattutto ci è necessario per scoprire il volto vero dell’amore e per avere la forza e la tenacia per individuare, isolare e schiacciare il male che ci illude di “bastare a noi stessi”!

Claudio Rasoli


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