7 marzo 2021

Cultura? Offriamo opportunità locali, facciamo conoscere ai cremonesi quello che abbiamo

“Cultura”: parolina oggi di gran moda utilizzata nelle più svariate occasioni, quasi una panacea in grado di risolvere i tanti e numerosi problemi del paese.

Parolina che è assurta agli onori di un Ministero, che troppe volte nei suoi quarantacinque anni di vita (nacque infatti nel dicembre 1975 dalla lungimiranza di un grande politico quale fu il senatore Spadolini) ha cambiato denominazione, come se il cambio del nome (con l’aggiunta di settori diversi dallo sport al turismo, allo spettacolo) potesse dare vigore ad un settore perennemente in affanno nonostante il valore dell’Italia. Nel progetto spadoliniano per la prima volta venivano accolti sotto un’unica bandiera settori e competenze fino ad allora completamente separati (e che comunque faticheranno sempre a colloquiare specie a livello centrale): gli Archivi di Stato provenienti dal Ministero dell’Interno (e quindi con una formazione ben specifica), le Biblioteche e le Arti e l’Archeologia dal Ministero della Pubblica Istruzione. Ancora: chi si ricorda i nomi dei ministri che vorticosamente si sono succeduti in questi quarantacinque anni? Cosa hanno lasciato? Direi nulla (fatta eccezione per uno/due forse). Anonimi erano e nell’anonimato sono ritornati. Nonostante tutto il poco personale (o meglio il personale mal distribuito nei vari Istituti culturali – tanti al sud, pochi al nord) ha cercato di trasmettere ai cittadini una sensibilità, una passione per il patrimonio italiano che doveva essere gestito secondo le fantasie del ministro del momento.

Già “Patrimonio”: termine aborrito dal prof. Salvatore Settis che criticò aspramente in un libello Italia S.p.A. L'assalto del patrimonio culturale specie quando si paventò per la prima volta la possibilità di un partenariato pubblico/privato. “Privato”: termine quasi demoniaco per alcuni funzionari, risorsa se gestito con correttezza e con rispetto delle competenze di ognuno, come stanno dimostrando i direttori (per lo più stranieri) dei grandi Poli museali italiani.

Tutto ciò però come può influire sul termine “Cultura” di un territorio dove a gestire un bene non è lo Stato ma un Ente locale? ​Direi moltissimo perché comunque il patrimonio culturale di un territorio è sottoposto a vincoli e controlli da parte dei funzionari ministeriali.

Diverso è il discorso della progettualità dove ogni attore (pubblico o privato) può (e deve) agire in piena autonomia. C’è fame di conoscenza (lo dimostrano le varie pagine Facebook che pubblicano immagini di Cremona, lo dimostrano le affollate partecipazioni alle conferenze della Società Storica Cremonese anche da remoto), di sentire

raccontare la storia del proprio territorio (secondo criteri scientifici, racconti basati su materiale documentario reale e non sui soliti banali racconti antichi). Largo a quei giovani che con coraggio, e forse incoscienza, organizzano in totale autonomia incontri serali su temi artistici o fanno conoscere personaggi di rilievo del mondo culturale

italiano.

Occorrono quindi coraggio, originalità, specie in questi tempi di chiusura dei luoghi d’arte (musei in primo luogo). Occorre sapersi spogliare delle paludate vesti di studiosi (e a Cremona lo fanno alcuni, seppur pochissimi, funzionari del mondo culturale) e sapersi contaminare, perché il grande studioso è colui che sa trasmettere con parole adatte a tutti le grandi conoscenze che detiene.

Ovviamente si obietterà che tutto ciò è un bel sogno viste le scarse risorse economiche. Non sempre la trasmissione della cultura ha per forza di cose costi astronomici: basta mega mostre, basta opere d’arte che girano come trottole per l’Italia e per il mondo. Offriamo ai concittadini opportunità locali, facciamo amare ciò che abbiamo; facciamo conoscere ciò che la maggior parte di loro non conosce.

Oggi anche coloro con più anni si stanno divertendo con le nuove tecnologie, facciamo in modo che questi momenti difficili siano l’orticello in cui seminare per i frutti di domani.

Certo vedere un quadro, un monumento dal vivo è un’emozione diversa, ma poiché non si può occorre quindi cercare di portare a casa di ognuno il quadro, il libro, il documento.


Presidente Società Storica Cremonese e già Direttore

Archivio di Stato di Cremona

Angela Bellardi


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commenti


Floriana

24 gennaio 2022 21:06

Sono interessata a conoscere le vostre iniziative. Tenetemi informata. Grazie

michele de crecchio

20 febbraio 2022 21:45

Il massimo del cattivo gusto lo raggiunse un certo ministro, assai amante delle discoteche, della brillantina e della pallacanestro, che credendo di convincere i politici suoi contemporanei del valore dei beni culturali italiani, ebbe il cattivo gusto di definire tali beni come "il nostro petrolio"! Incredibile a dirsi, l'osceno paragone ebbe un tale successo che anche a me, dopo tanti anni , capita ancora di ricordarlo, soprattutto quando mi capita di avere notizia di certi disgustosi o comunque impropri sfruttamenti dei nostri veri e raffinatissimi beni culturali!