Da Milano a Cremona, una settimana di arte contemporanea
Questa settimana l’arte contemporanea incrocia Milano e Cremona con due eventi da non perdere.
Il primo è alle Gallerie d’Italia di Milano, che ospitano fino al 6 novembre la mostra “Gabriella Benedini. Athanor” a cura di Paolo Bolpagni, https://www.gallerieditalia.com/it/homepage/milano/mostre-e-iniziative/mostre/2022/09/15/gabriella-benedini--athanor/ un importante omaggio all’artista nata a Cremona ma protagonista della vita culturale milanese fin dall’inizio degli anni sessanta, in cui fu aiutata ad inserirsi da un grande della pittura milanese di quegli anni, Bepi Romagnoni. Morto tragicamente a soli 34 anni era un esponente della corrente che viene chiamata “realismo esistenzialista”, ma che io avrei chiamato “espressionismo milanese”, dato che a me ha sempre ricordato l’espressionismo tedesco di Nolde e americano di Rauschenberg e il cubismo di Braque e Picasso: nei colori forti e dai toni scuri i primi, nelle figure spigolose e squadrate i secondi. E un po' di quella pittura trasuda anche dai lavori della Benedini, nelle tinte forti e nei tratti energici e poco accomodanti dei suoi lavori che sono un misto di pittura e di scultura. L’allestimento nella Sala delle Colonne di Via Manzoni è elegantissimo, e non poteva essere altrimenti con la inconfondibile cifra del responsabile milanese del polo culturale di Banca Intesa, Giovanni Morale.
Ogni artista ha le sue “ossessioni”, degli elementi caratteristici che deve necessariamente dipingere e ridipingere e che si ripetono continuamente e ne fanno la sua cifra, nel senso della riconoscibilità: alcuni sono contingenti, nel senso che durano solo per un periodo, altri si trovano in tutta la sua produzione; alcuni originano da una fissazione del momento, altri vengono dalla terra natìa che ogni artista si tiene addosso tutta la vita. In Gabriella Benedini sono certamente due: le corde di violino e le costellazioni. Le corde di violino non possono che essere la sua Cremona, secoli di storia della più straordinaria liuteria del mondo, che nelle sue opere tornano costantemente, a volte addirittura accompagnate da strisce di spartiti musicali incollati e ridipinti. Per la verità non sono necessariamente corde di violino, sono pezzi di ponti e di corde di strumenti ad arco applicati e impastati coi colori delle tele, ma io che a Cremona sono nato e che scrivo questo pezzo per CremonaSera non ho potuto non identificare immediatamente questi segni con Stradivari e la sua città, benché la Benedini sia più famosa per le sue arpe cosmiche, elegantissimi vascelli di marmo con incise le costellazioni, l’altra sua caratteristica che a me sa tanto di futurissimi viaggi interstellari quanto di antica Grecia, di viaggi mitologici e di navigazione arcaica e che ritorna costante nel blu profondissimo delle sue tele.
E per un pezzo di Cremona esposto a Milano, c’è un pezzo di Milano che espone a Cremona. Stasera alle 18.30 alla galleria il Triangolo di via Stella, inaugura la mostra di Gabriele Colletto “La carne e l’anima”, di cui già si è occupata la nostra redazione https://cremonasera.it/arte/dal-1-ottobre-la-mostra-la-carne-e-l-anima e che è organizzata in collaborazione con Isorropia Homegallery, una giovane realtà milanese no profit, nata solo 6 anni fa, ma in continua crescita ed evoluzione e che vanta ormai trenta importanti soci. Nasce dalla passione per l’arte di Marco Pelligra, noto avvocato milanese, e della moglie greca Zoi Kiriakakou che hanno iniziato a ricevere ed esporre giovani artisti contemporanei nella loro bella casa milanese, per poi organizzare mostre in location insolite e molto particolari, anche all’estero, arrivando oramai ad oltre 30 esposizioni, sempre con la stessa idea: dare spazio gratuitamente ad artisti contemporanei giovani italiani e stranieri ma che abbiano avuto o abbiano un rapporto artistico o umano con la città di Milano. A questo bellissimo e riuscito esperimento d’arte ci siamo affidati in Cittadella degli Archivi per la realizzazione di due cicli del nostro ormai notissimo progetto “Muri d’artista”, ormai prossimo alla quinta edizione, ed è per questo che stasera sarò anche io alla inaugurazione, lieto di tornare a Cremona dopo tanto tempo e anche, spero, lieto di poter incontrare un po' dei nostri affezionati lettori.
Resta, inevitabile, una considerazione già fatta molte altre volte: l’arte contemporanea è una fatica che occorre fare. Occorre anche se abbiamo duemila anni di sconfinato patrimonio culturale, e occorre proprio perché quel patrimonio è frutto di tantissime arti contemporanee che si sono succedute nei secoli e che poi sono diventate stili e correnti “classici”: possiamo veramente immaginare che quello che abbiamo ci basta, e che l’arte creata oggi sia superflua? Se i romani avessero ritenuto l’arte greca sufficiente, non avremmo Roma. E se i fiorentini avessero ritenuto Roma sufficiente, non avremmo avuto il Rinascimento: potrei continuare ma credo che l’antifona sia piuttosto chiara. Di ogni epoca sopravvive soltanto il meglio, e così sarà anche della nostra, ma non c’è il meglio se non c’è il tutto, non c’è la qualità se non c’è stata la quantità, non c’è selezione se non c’è produzione.
Occorre la fatica dell’arte contemporanea anche se non la si capisce: la capiranno benissimo le generazioni che verranno dopo le nostre, come noi ormai capiamo l’arte classica. Eppure, proprio questa arte contemporanea che tanto ci pare difficile, a volte anche un po' ridicola, ci è molto più vicina e simile di quanto non lo sia quella classica. Perché è fatta da uomini e donne del nostro tempo, che vivono i nostri drammi e le nostre gioie, e che sono confusi quanto noi ed emotivi quanto noi nei confronti del tempo che viviamo: questa è la grandezza dell’arte, che rende immediatamente percepibile a chiunque ciò che anche noi sentiamo ma non siamo capaci di esprimere, e cioè la confusione, l’emotività e spesso anche la totale incomprensione che abbiamo verso il nostro tempo e verso al sua arte.
Occorre questa fatica perché ci è regalata, è gratis: ci è regalata dagli artisti, che affrontano le difficoltà dell’esprimere il talento che gli è dato, dai galleristi e collezionisti e dalle istituzioni che con il loro denaro li sostengono, dai curatori e dagli appassionati che creano occasioni di incontro e di condivisione di questi talenti.
Occorre la fatica di andarla a vedere anche se non la capiamo perché in Italia l’arte e gli artisti sono come i fichi: crescono ovunque senza nemmeno piantarli, danno frutti abbondanti e che tutti possono raccogliere e che ci sono, ci piaccia o no.
Vi aspetto più tardi alla Galleria Triangolo!
Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano
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