13 maggio 2023

Da Tuttofood, grazie a Coldiretti, un’alleanza tra agricoltori e industriali contro carne e latte sintetici

Abbiamo alle spalle le quattro giornate - intense e particolarmente significative - vissute a TuttoFood Milano. Per Coldiretti è stata una nuova importante occasione per accendere i riflettori su quello che oggi è il tema più sensibile per l’agroalimentare italiano e non solo: la minaccia che viene dai cibi sintetici, e dagli imponenti interessi economici che accompagnano questa vicenda. Convinti come siamo che l’impatto devastante dei prodotti alimentari realizzati in laboratorio non si limiti alla filiera, ma coinvolge il sistema economico e sociale del nostro Paese e dell’Unione europea, da TuttoFood Milano abbiamo dato vita a una grande alleanza tra agricoltori, allevatori, pescatori, industria alimentare, cittadini, politici e scienziati per alzare una barriera e impedire così l’ingresso in Italia del cibo sintetico. Che poi cibo non è, ma un prodotto molto più simile ai farmaci.

Coldiretti, che da anni ha ingaggiato una battaglia contro questi nuovi alimenti, ha compiuto un ulteriore passo in avanti e ha affidato la partita a luminari della medicina e professori universitari. Ne abbiamo parlato, nella prima giornata, al partecipatissimo convegno “I rischi del cibo artificiale”. Con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, e alla presenza del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, sono intervenuti il professor Felice Adinolfi della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, Pier Sandro Cocconcelli, prorettore vicario e ordinario di Microbiologia agraria presso la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Alberto Villani pediatra del Bambino Gesù di Roma, Antonio Gasbarrini, direttore della UOC Medicina Interna e Gastroenterologia e della Uoc Cemad - Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs.

Al fianco della Coldiretti si è schierata anche l’industria agroalimentare nazionale. Perché il cibo artificiale rappresenta un attacco al modello europeo dell’agroindustria che fa della distintività il driver, ma colpisce in particolar modo l’Italia portabandiera della distintività e della capacità dell’industria di valorizzare la tipicità della produzione nazionale.

Il segretario generale di Coldiretti ha evidenziato come questa deriva arrivi da lontano, da una serie di interventi messi in campo dalla Commissione europea per preparare la strada ai prodotti in provetta.

Basti pensare al paradosso del Nutriscore, che promuove cibi processati e boccia quelli naturali a partire dall’olio di oliva. Una vera e propria anticamera ai cibi artificiali. E non chiamiamoli cibi coltivati, perché il bioreattore da cui nascono non coltiva nulla: il rapporto simbiotico tra natura, animali e trasformatori è l’agricoltura vera, da cui nascono i cibi. 

Sappiamo bene che la battaglia sarà durissima. Perché dietro le manovre a favore dei cibi sintetici ci sono le multinazionali, alle cui spalle operano i nuovi oligarchi proprietari dell’hi tech e della farmaceutica e che  ora puntano a impossessarsi del cibo. Chi gestisce questo business miliardario è pronto a mettere in campo consistenti risorse finanziarie per investire in particolare sul marketing. 

Coldiretti ha promosso questa alleanza - che va dagli agricoltori agli industriali, dai cittadini agli scienziati - perché siamo convinti che questa battaglia “o si vince tutti insieme o si perde tutti insieme”. Per questo abbiamo raccolto quasi un milione di firme, abbiamo incassato il sostegno di più di 3mila comuni, di 19 regioni, di politici di tutti gli schieramenti e dalla società nel suo complesso. Il passo ulteriore è stato quello di aver affidato la partita agli scienziati. I professori universitari, sia sul fronte economico che medico, hanno evidenziato i rischi di prodotti che proprio perché più vicini ai farmaci che al cibo hanno bisogno di attente e lunghe verifiche (anche 15 anni) prima di arrivare sulle tavole. La conclusione di tutti è che ad oggi ci sono zero parametri della sicurezza. Insomma, alle condizioni attuali, questi prodotti sono da respingere.

Abbiamo apprezzato le parole del ministro Lollobrigida, che ha ribadito l’impegno a tutelare esclusivamente il benessere dei cittadini, garantendo il cibo a tutti, ma di qualità. Ha assicurato che si batterà nell’Unione europea perché arrivi lo stop al cibo realizzato in laboratorio nell’interesse dei cittadini. Si è dichiarato contrario alla procedura utilizzata per i novel food, evidenziano che per quelli “bisogna passare al processo di verifica dei farmaci”. Lollobrigida ha difeso il decreto legge varato a seguito della raccolta firme della Coldiretti; un decreto che nasce dalla volontà del popolo”, come hanno dimostrato la nostra petizione e posizione assunta da Comuni e Regioni. 

Decisamente e convintamente schierati sul fronte di Coldiretti e Filiera Italia sono stati i rappresentanti delle principali filiere agroalimentari, Nicola Bertinelli, presidente del Parmigiano Reggiano, Paolo Zanetti, presidente di Assolatte, Renato Zaghini del Consorzio Tutela del Grana Padano, Antonio Forlini, predente di Unaitalia, Ruggero Lenti, presidente di Assica e Serafino Cremonini neo presidente di Assocarni. Sono alleanze preziose e importanti. Come sottolineato dall’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, questa è la  prima alleanza italiana di filiera contro il cibo sintetico, un prodotto che metterebbe a rischio la filiera zootecnica che vale 55 miliardi e conta 550mila addetti.

Tutti insieme noi ribadiamo la priorità della precauzione. Al primo punto ci sono la sicurezza e la salute dei cittadini di fronte a prodotti che, per dichiarazione della scienza, ad oggi non garantiscono i parametri di sicurezza. Nel contempo, non abbiamo paura di dire che la nostra è anche una battaglia economica: perché rappresentiamo il valore della filiera, che è di 580 miliardi, un quarto del Pil del Paese e 4 milioni di occupati. 

La Coldiretti è dunque pronta e determinata a contrastare in tutti i modi la deriva degli alimenti in provetta, perché non solo costituiscono una minaccia per i cittadini, ma mettono a rischio la tenuta economica di un settore che tutto il mondo invidia all’Italia. Si va a minare la storia, la cultura e le tradizioni del nostro Paese, cancellando anche un’attrazione fondamentale del turismo.

Credo sia giusto concludere questa riflessione attingendo alle parole del nostro Segretario generale: “noi non siamo oscurantismi. Siamo quelli che, per primi, hanno acceso la luce” su un tema che rappresenta un pericolo serio e vero. Siamo quelli che dicono no al cibo sintetico, così come diciamo no al pensiero sintetico.

Direttore Coldiretti Cremona

Paola Bono


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