Dai Corpi Santi milanesi al Catasto Teresiano: una grande rivoluzione made in Lombardy
I fuochi fatui sono fiammelle blu o verdi prodotte dai gas dei corpi in decomposizione, idrogeno e fosforo che si infiammano appena entrano in contatto con l’ossigeno dell’aria: quando i corpi non venivano sigillati nelle bare di zinco questo frequente fenomeno estivo e notturno nei cimiteri ha dato origine a fior di leggende e modi di dire, tra cui “corpi santi”. La massiccia presenza di sepolture non proprio ortodosse attorno alla cinta muraria della città di Milano ha dato il nome di Corpi Santi a quell’enorme agglomerato di case, ostelli, stalle, commerci vari, chiesupole e cimiterietti che crebbero lenti ma inarrestabili per quattro secoli dai tempi dei Visconti fino a divenire una città attorno alla città nel secolo dei Lumi. Vantavano tra essi alcuni quartieri oggi notissimi come Porta Venezia e vennero definitivamente aggregati al comune di Milano nel 1873, smantellando l’assetto austriaco che invece ne aveva fatto un vero e proprio comune autonomo, con tanto di sindaco e consiglieri, e chiamato appunto Comune dei Corpi Santi.
Il motivo per cui per ben due secoli gli austriaci non vollero sentire ragioni di aggregare queste entità alla città facendone un unico comune è duplice: in parte non volevano una Milano troppo grande e troppo difficile da gestire, in un rapporto che era tutt’altro che facile. Ma la ragione principale era di carattere “fondiario”: per gli austriaci le amministrazioni comunali dovevano coincidere con quelle fondiarie, vigeva cioè il sistema dei comuni catastali, in base al quale alla identificazione “mappale” di un comune doveva corrispondere anche la identificazione amministrativa. Milano era perciò identificata come entro le proprie mura e ciò che stava fuori da esse doveva avere identità amministrativa separata, un altro comune quindi, anche se attaccato o addirittura “accerchiante” un altro come nel caso in oggetto.
Questo inflessibile impianto amministrativo che ha retto per anni uno dei più grandi imperi d’Europa si deve proprio alla nostra Lombardia, che fece da “test” per uno dei più straordinari miracoli amministrativi della Storia. Nel 1718 Carlo VI d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero Arciduca d’Austria Re d’Ungheria etc , lasciò letteralmente sbigottiti i suoi ministri con una idea rivoluzionaria e senza precedenti: nel suo regno si sarebbero pagate le tasse non per censo ma per proprietà e reddittività dei beni. Tradotto, in netta controtendenza con tutto il resto d’Europa, i nobili e il clero avrebbero dovuto pagare le tasse con il medesimo criterio dei contadini e non in base alla posizione sociale che occupavano. Una rivoluzione epocale non solo in termini fiscali ma anche sociali e che di certo non sarebbe piaciuta alle classi privilegiate.
E il campo di prova di questa rivoluzione copernicana fu proprio la Lombardia: al matematico friulano Giovanni Marinoni venne dato il compito per primo di “misurare” il territorio milanese e lombardo suddividendolo per terreni e case specificandone proprietà e redditività. Nacque così il Mailander Kataster, redatto tra il 1718 e il 1760 quando Carlo VI era ormai defunto e regnava potentissima la figlia Maria Teresa, che diede perciò il nome di Catasto Teresiano a questo fondo che è oggi custodito presso l’Archivio di Stato di Milano e che ha fatto da apripista ad una operazione incredibile durata 150 anni e che i catastali austriaci consegnarono finita a Francesco Giuseppe nel 1861, proprio l’anno in cui la Lombardia che per prima fu censita era perduta e divenuta italiana. Da quando Carlo VI diede il via all’operazione gli inflessibili operosi austriaci misurarono 300.000 metri quadrati di terre e contarono oltre 50 milioni di particelle catastali, il tutto a dorso di mulo con catene da 20 metri esatti e le famose pertiche viennesi, le note aste ripieghevoli lunghe 190 cm, da cui il detto “sei una pertica” ai ragazzi alti di una volta… Altro che GPS e Google Maps (più ci penso e più i giganti del web al confronto mi paiono dei rubagalline…).
L’operazione è molto più geniale di quanto possiamo immaginare e va ben oltre la questione fiscale o estimatoria. Anzitutto fu una straordinaria operazione di strategia militare: conoscere metro per metro tutto il proprio territorio, dislivelli compresi, equivale ad avere un vantaggio enorme su qualsiasi invasore o nemico interno: basti pensare che ancora oggi nella guerra in Ucraina l’uso dei GPS americani ha decretato buona parte dei successi ucraini contro i russi.
Ma il catasto fu anche una straordinaria opera sociologica ed economica: sapere esattamente cosa si coltivava e dove e con quale grado di rendimento consentiva una mappatura geo economica del territorio che poteva efficientare al massimo le coltivazioni. E inoltre, consentiva di sapere chi possedeva cosa e da cosa traeva il maggior reddito e quanto ci guadagnava, il che equivale ad una rete informativa a dir poco eccezionale, paragonabile in tutto alle banche dati informatiche della nostra era supertecnologica.
A dare a questa operazione la sua straordinaria struttura definitiva fu un altro grande sovrano austriaco, Francesco I, che nel 1817 decise di estendere l’esperimento lombardo a tutto il Regno, sostenendo che non ci poteva essere riforma fiscale senza riforma catastale: quando si parla di governanti illuminati c’è un motivo ben preciso mi pare... Sotto il suo regno si stabilì di osservare per tre anni le cascine di media redditività, in base ai rispettivi territori che hanno diverse redditività e coltivazioni, stabilendo così nell’arco di un triennio di siccità inondazioni geli invernali e accidenti vari quanto poteva rendere la terra: nascono così il reddito domenicale che spettava al padrone e il reddito agrario che spettava ai mezzadri che lavoravano le terre, ed in base a questi si pagavano le tasse.
Oggi quando pensiamo al Catastato immaginiamo un ufficio polveroso e poco aggiornato dove non si trova più nulla di veramente utile, e quando pensiamo a Vienna tutto al più ci viene in mente la torta Sacher e il concerto di Capodanno, mentre quando usiamo Google Maps sul cellulare per capire dove girare con la macchina ci pare di possedere uno strumento senza precedenti merito del progresso made in USA. Beh, la verità è che tutto si deve agli austriaci e alla nostra Lombardia che 300 anni fa fece da “pilota” per questo incredibile pezzo di storia.
Buona Pasqua!
(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)
Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano
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commenti
michele de crecchio
15 aprile 2023 10:40
Veramente ottima questa sintesi divulgativa di una parte del "buon governo" austriaco della Lombardia, buon governo che nella "vulgata risorgimentale" venne spesso (e ancora oggi) interpretato come solo come tirannide dispotica e affamata di quattrini da "spillare" ai lombardi. Considerando l'attuale disastrosa situazione amministrativa della nostra regione mi domando spesso se non sarebbe il caso di "resuscitare" Giuseppe II e Maria Teresa e affidare alla loro saggezza amministrativa il governo del territorio lombardo. Forse basterebbe a loro un lustro di governo per recuperare i veri e propri disastri amministrativi compiuti negli ultimi trenta anni!
martelli
22 aprile 2023 21:03
Grazie come sempre per l'attenzione !