Danilo Toninelli e la svolta antigovernativa
Danilo Toninelli non si smentisce. Era una voce stonata da ministro e continua a steccare anche da semplice deputato. Ha annunciato che voterà ‘no’ al governo Draghi sulla piattaforma Rousseau. Si dissocia dal leader grillino Luigi Di Maio, dal coordinatore Vito Crimi e soprattutto dal fondatore Beppe Grillo che al termine delle consultazioni a Palazzo Chigi ha arruolato il Presidente del Consiglio incaricato nel Movimento e benedetto l’esecutivo nascente. Uno strappo a sorpresa, quello dell’ex ministro alle Infrasttrutture, che nel governo gialloverde si era distinto per le frequenti gaffes, ma che su tutte le partite decisive era sempre stato allineato e coperto. Mai un distinguo da parte sua sui provvedimenti anche più indigesti presi dal tandem Salvini-Di Maio, quali i blocchi degli sbarchi dei profughi. E tanto meno critiche ai capi, dei quali si mostrava convinto ed entusiasta ventriloquo.
Il parlamentare pentastellato cremonese si dissocia dal gruppo dirigente e sposa la linea di Alessandro Di Battista che da un anno contraddice a ogni pie’ sospinto l’ex amico Di Maio pur di uscire dal cono d’ombra nel quale s’è infilato quando ha deciso di non candidarsi al parlamento. La decisione di Toninelli divide i grillini cremonesi che su Facebook manifestano tutto il loro disagio. La svolta anti governativa conferma a posteriori quanto Toninelli fosse inadeguato all’incarico conferitogli dall’allora premier Conte. Si dissocia dalla svolta governativa decisa dai vertici del M5s, sancita anche dal quesito referendario che è un invito capzioso e perentorio a votare ‘sì’. Dimostra l’incapacità del politico di assumersi responsabilità in funzione del bene superiore, quello del Paese, che in questo caso è la possibile salvezza economica dell’Italia in alternativa al baratro. Evidenzia anche incapacità di visione prospettica. I grillini sono a un bivio. Diventare forza di governo a tutti gli effetti o restare fedeli alla vocazione originaria, populista e movimentista. Già al momento dell’alleanza con la Lega il M5s avrebbe dovuto iniziare il processo di metamorfosi che adesso è indifferibile. Si impone una palingenesi che provocherà una probabile perdita di consensi e voti, ma che è l’unica alternativa alla progressiva marginalizzazione e scomparsa finale del Movimento dalla scena politica. Terminata l’attuale legislatura, per Toninelli difficilmente si schiuderanno di nuovo le porte del parlamento. Di lui resteranno gli scivoloni verbali e scampoli di comicità involontaria, su tutti l’idea che il nuovo ponte che avrebbe sostituito quello crollato a Genova sarebbe stato non una semplice struttura viabilistica ma anche un luogo d’aggregazione dove le famiglie si sarebbero riunite e avrebbero portato i bambini a giocare.
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