Demolire le antiche case di Cremona non ha senso…
Vorrei raccontare una storia ai miei concittadini: la nascita e l’origine della Conservazione dell’Edilizia Storica. Il rapporto tra antico e nuovo. Come si definisce edificio a blocco, il suo presente e il suo futuro. Tutti concetti teorici che a Cremona sarebbe utile applicare per gli edifici realizzati in epoca storica.
Partiamo dalla prima questione. Come mai molte persone hanno dedicato la propria vita, le proprie ore al tema della Conservazione, intesa in architettura e arte. Studiosi, teorici, architetti ma anche filosofi, storici dell’arte si sono arrabattati per molti secoli sulla questione dei valori, delle pratiche e del tema. Questa vicenda si interseca con la stessa essenza delle citta storiche, in particolare delle nostre italiane. Ribadiamo: molti studiosi hanno lottato per salvare l’antico dalla distruzione. Basta citare Ruskin, Boito, Giovannoni, Brandi e tanti altri. Vedremo che c’entra l’Impero Romano, il Rinascimento e il concetto stesso di “Patria”. Sorvoleremo sulle nozioni teoriche ma daremo al lettore un netto quadro di come si è evoluta la materia.
Partiamo: l’uomo ha sempre riutilizzato ciò che ha prodotto nella sua vita. Che siano oggetti, pensieri o case. C’è sempre stata una continuità tra le epoche nell’edilizia (siamo nell'ambito della Cultura Materiale). Questa continuità si basava sulla stessa concezione del costruire, sugli stessi materiali a disposizione, sulle stesse tecniche tramandate per secoli sino all’avvento del Cemento Armato. Si utilizzavano i mattoni in epoca romana, in epoca medioevale, in epoca moderna e per tutto il XIX secolo (a Cremona basta rammentare le storiche fornici, in primis Frazzi e Lucchini). Era una questione economica: la demolizione di un edificio comportava l’utilizzo di parecchie risorse di ore lavoro, spreco di materiale e ricchezza. Per questo motivo, in Antico Regime si demoliva solo in casi realmente necessari. Si demoliva per ampliare una chiesa o edificare un palazzo nobiliare, ma badate bene, se si poteva si teneva tutto il possibile. Tre esempi cremonesi, che pochi conoscono. ci soccorrono: Santa Margherita gioiello del cinquecento, che nei libri e’ datata come “nuova”, mostra sul prospetto di via dei Rustici delle belle murature graffiate del XIII secolo. Ovvero la chiesa antica, medioevale, e’ li davanti a noi, fagocita da quella cinquecentesca. Palazzo Sfrondati in Corso Matteotti, dietro la cortina del XIX secolo si celano ancora le antiche murature del medioevo e quelle coeve al nostro Papa Gregorio XIV. Palazzo Trecchi di Sant'Agata, gioiello del XIX secolo conserva le murature tardo quattrocentesche, in bella vista. Certo le demolizioni nei monumenti capitavano spesso, rispetto all’edilizia storica, ma anche lì venivano preservate molte caratteristiche precedenti. A Roma, in San Clemente (chiesa dove ha operato il nostro concittadino arch. Bettinelli) abbiamo forse la maggiore dimostrazione di questa teoria: una volta che la chiesa tardo antica ha smesso d’ essere utile, questa è stata trasformata in cripta, mentre sopra la stessa ne è stata realizzata una nuova ma identica. Tale era forte il desiderio di conservare l’immagine estetica e storica della prima San Clemente. Nel Rinascimento, a Roma, v’erano tante rovine ancora in ottimo stato. I Papi fino quasi all’anno mille abitavano ancora le stanze del Palatino. Proprio in questi giorni è stata riaperta la Domus Tiberiana adibita nel VII secolo da Papa Giovanni VII a sede pontificia. Stessa sorte capitò a San Giovanni in Laterano dove alcuni arredi antichi furono conservati dall’epoca romana: rammentiamo la porta in bronzo della Curia Iulia, il Senato di Roma, riutilizzata in facciata. Comunque si cercava sempre di conservare il massimo, il possibile. Questo atteggiamento variò durante il cinquecento che rappresentò l’inizio della rovina per gli antichi edifici romani imperiali. I Papi e tutta la Curia Romana fecero a gara per demolire e recuperare del materiale da costruzione. Utilizzando le mine, il piccone e addirittura il traino animale. E come reagirono i contemporanei? Beh sappiamo che molti scrissero lagrimevoli resoconti, che molti chiesero la tutela. Lamenti feroci per tutta l'epoca barocca, basta pensare ai bronzi del Pantheon, rifusi nel Baldacchino del Bernini. Piu si sviluppavano alcune materie umanistiche, come la storia e l’archeologia, maggiore era il desiderio di salvare le opere dei nostri avi. Prima si pose l’attenzione sul monumento in se, sull’edificio simbolo, come il Colosseo e l’Arco di Tito, di cui ricordiamo a inizio ottocento i restauri del Valandier, poi si passo ad estendere la tutela sul resto dei monumenti in primis chiese e palazzi. Perchè? per la questione dei valori, in primis quello storico-artistico.
Facciamo un esempio: tutti voi andate a Venezia e di solito restate affascinati dalla citta antica. Fotografate con gioia i calli, canali, campi, architetture antiche, palazzi, chiese, casette tanto vetuste che mai nessuno si azzarderebbe a demolire. Anzi, sia mai che qualcuno tocchi Venezia facendo un monoblocco commerciale, tanto di moda a Cremona fra i "benpensati". Provate ad immaginare un monoblocco a cavallo di una chiesa, oppure realizzato su un ponte. Si griderebbe allo scandalo, all'Ecomostro! Molti di noi sono presi dalla malinconia quando arrivano nella città della Serenissima e vedendo l'alienante parcheggio multipiano. Anzi aggiungo, se qualcuno demolisse l’antico per fare un bel complesso di vilette a schiera scatterebbe probabilmente una sommossa popolare. Questo perché Venezia è Sacra.
Va bene per la città di San Marco ma non per la nostra Cremona? Quindi, verrebbe da dire non si è mai costruito, del nuovo a Venezia. Non è esatto neanche questo. Si è costruito e tanto. Solo che gli architetti si sono impegnati maggiormente del solito. Hanno lavorato a Venezia Carlo Scarpa e Ignazio Gardella, con risultati ottimi. Quindi "benpensati" cremonesi, conta la qualità dell'edificio, del progetto, se si vuole inserire il nuovo nel tessuto storico. Ciò che l’umanità’ ama di Venezia è il paesaggio, l’insieme armonioso, unico ed irripetibile. Proprio il valore di unicità anima lo spirito dei conservatori (immagino già l'ansia dei "benpensanti" cremonesi). Una volta demolito un edificio antico, questo non è più replicabile, almeno da noi. Il restauro dei volumi, così tanto apprezzato a Cremona, si traduce in una delusione quando si vive l’interno di questi nuovi edifici che mimano l’antico. E in questi casi, l’architettura contemporanea dovrebbe imporsi con la sua poetica. Il nuovo, una volta demolito l’antico, dovrebbe trionfare. Su questo siamo molto d’accordo. Purtroppo in centro è capitato di vedere, anche piacevoli opere nuove, che mimano l’antico. Con archi e colonne, provenienti da chissà dove riposizionate per farle sembrare da sempre lì. Questa è una terza via, sicuramente di qualità ma intellettualmente poco "onesta". Però queste operazioni non possono sempre avvenire. Le ricostruzioni “antichizzate” richiedono costi non sopportabile dall’edilizia “normale”.
In città ultimamente si è visto un esempio assai interessante, una specie di quarta via: nei pressi dell’ex chiesa di Sant’Erasmo una casa antica, probabilmente medioevale e’ stata demolita per essere rimpiazzata da una nuova completamente in legno. Sarà interessante notare come il legno si comporterà con i nostri climi poco favorevoli. Sicuramente il legno è un ritorno al passato, al Mille quando Cremona era tutta di legno. Certo il rapporto tra antico e contemporaneo può esistere e sicuramente è la via del futuro. Per quanto si faccia prima o poi un edificio antico scomparirà, ma il nostro compito è quello di prolungare la sua vita fino al massimo raggiungibile. Per una questione di orgoglio e di “Patria”. Ciò che i nostri antenati hanno costruito merita d’essere visto e vissuto dai nostri nipoti.
In linea teorica si potrebbe fare come in Giappone, dove gli edifici storici sono demoliti e ricostruiti in modo identico, soprattutto i templi. Però quando diciamo identico intendiamo proprio quello, alle travi di legno si sostituisco travi di legno, della stessa fattezza, della stessa cromia: identiche. A Cremona avviene al massimo una vaga imitazione dei volumi.
Un altro argomento interessante da vagliare è la valenza paesaggistica del Centro Storico Consolidato. In questi giorni invito i cremonesi a visitare il Museo Diocesano, perla di Cremona, per la Mostra del Vertua, vedutista del XIX secolo, curata da Raffaella Poltronieri. Ringrazio da subito i privati che hanno avuto così tanta lungimiranza da prestare le opere al Museo. Osservare queste quadri, vere e proprie fotografie, di una Cremona oramai persa ci danno il coraggio per scrivere queste parole: avevamo una città bellissima, piena di chiese, palazzi, edifici civili di pregio e giardini. Una città verde e antica non meno affascinante delle limitrofe. Il paesaggio urbano stratificato è quello che cercano i turisti, ribadiamo, è quello che fermano i turisti per più giorni. In questo la tutela dell’edilizia storica appare fondamentale per sorreggere quell’offerta turistica che potrebbe dar respirare all’economia cittadina. Molto sta cambiando, solo venti anni fa era inimmaginabile poter visitare palazzi privati quali il Calciati, Trecchi oppure Mina Bolzesi.
Infine per non tediare troppo il lettore si vuole parlare del rapporto tra antico e contemporaneo. Spesso i “benpensanti” ritengono che il nuovo a Cremona siano capannoni o altre mostruosità,’ tanto utilizzate in periferia, che vanno calate anche in centro. Avulse dal contesto, come per il monoblocco Snum. Vediamo qualche esempio straniero per porre un utile riflessione: Nimes. In questa città francese del Midi esiste un tempio romano conservato nei secoli, la Maison Carrée, monumento tutelato dal 1840. Alcuni anni fa fu edificato un museo d’arte contemporanea progettato da Norman Foster, il Carrée d’Art. La costruzione è in ferro, acciaio e cemento armato, ha nove piani (quindi non e’ piccolo) di cui cinque interrati. La sua particolarità è che riprende la serialità del tempio classico attraverso un pronao e le linee rette. Riprende in poche parole la proporzione della Maison Carree’ ma con un stile attuale. Quale differenza con i coevi cremonesi? La volontà di Sir Norman Foster è il dialogo estetico con l’esistente non la negazione. Molte opere cremonesi in centro sono spesso avulse dal contesto, sembrano calate dall’alto in spregio a ciò che è esistito, non dico da sempre ma da molto. Un altro esempio significativo è l’opera di Meir a Roma, l’Ara Pacis, intervento contemporaneo che ha dato avvio al recupero dell’Augusteo. Il lettore potrebbe dire: ma sono opere di Archistar. Certo, ma anche Cremona ha le sue Archistar, oppure chiami estranei come il Boeri preso la riqualificazione della Banca d’Italia. Quindi anche in città si possono avere questi esempi virtuosi. Inoltre la qualità dei professionisti cittadini appare ottima. Certo questa qualità deve essere pretesa dai noi cittadini che siamo i veri fruitori dello spazio che ci circonda. Un aspetto poco indagato è certamente la componente estetica, fondamentale per sentirsi bene con se stessi. E’ notorio che vivere in case brutte o fatiscenti non aiuta a vivere meglio. Rammentiamolo sempre.
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commenti
Manuel
6 ottobre 2023 17:12
Grazie, anche se è poco.
Persone così aiuterebbero a vivere meglio, ma sono ignorate, se non derise. Si preferiscono gli esosi, i vanesi, gli ostentatori ed in politica, le mezze calzette o i trafficoni.
Mala tempora currunt... ma da un bel po’.
Mariateresa
7 ottobre 2023 06:51
Grazie dell'articolo, concordo in pieno
Le case "vecchie", che io considero antiche sono parte della nostra storia, del nostro patrimonio di tradizione arte, paesaggio urbano.
Non devono essere lasciate degradarsi altrimenti diventa facile e quasi scontato demolirle.
Secondo va mantenuto il loro impianto architettonico, rinnovando soltanto all'interno gli impianti. Le case nuove diventano vecchie e brutte senza pregi architettonici e artistici.
Ho visitato altre città affini per tipologia a Cremona e la situazione è molto diversa.
Mi fermo qui, senza fare considerazioni sulla politica urbanistica delle amministrazioni comunali, che va avanti da anni, forse decenni
alfredo
7 ottobre 2023 07:46
cndivido pienamente: i cittadini cremonesi dormono e il risveglio è brutale: vedesi ex Snum! Ma nesuno dei residenti si è manifestato quando hanno visto il taglio degli alberi bellissimi di alto fusto all'interno della struttura abbandonata! Credo di ricordare che ci fu un'idea per quell'area: un centro per anziani e giovani con giardino , spazio giardino e spazio gioche , centro per integrare...
Gino
7 ottobre 2023 17:58
È beh lo compravi tu e ci facevi quello che volevi….siamo tutti d accordo che sarebbe stato meglio un giardino….🪴
Librale Stefano
8 ottobre 2023 11:43
Bisogna valorizzare le vecchie strutture,come ad esempio cascine e vecchie case.Sono alla base della nostra cultura.Specialmente le cascine,sono la bellezza della pianura padana.