31 marzo 2021

Dieci anni dopo, accordo con Tamoil in gran parte disatteso

Nella notte fra l'1 e il 2 aprile 2011, a seguito della cessazione dell'attività di raffinazione a Cremona da parte del colosso libico Tamoil, viene sottoscritto presso il Ministero dello sviluppo economico un importante accordo fra l'azienda petrolifera, i responsabili delle istituzioni locali e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali. L'accordo prevede una parte relativa al “piano sociale-occupazionale”, una parte relativa alla bonifica delle aree interne ed esterne e una parte relativa a nuove iniziative produttive a favore del territorio.

A dieci anni di distanza è possibile affermare che, fatta eccezione per la gestione positiva della problematica occupazionale, gli impegni assunti dalla società Tamoil sono stati in gran parte disattesi. Evidente è il contrasto fra le iniziative previste nell'accordo e quelle effettivamente intraprese. Vediamole in dettaglio.

1- “Tamoil si impegna a bonificare suolo, sottosuolo e acque sotterranee impattate dall'attività industriale condotta sul sito della raffineria”. La scelta di trasformare la raffineria in deposito, con proseguimento di una marginale attività produttiva, ha consentito all'azienda di non effettuare alcuna bonifica del proprio sito, nonostante il cosiddetto polo logistico occupi solo una parte ridotta dei circa 750 mila mq dell'intera area.

2- “Tamoil continuerà nelle opere di ripristino ambientale nelle aree rivierasche a sud del confine del proprio sito”. La persistente contaminazione delle matrici ambientali dell’area occupata dalla canottieri Bissolati dimostra che gli obiettivi di ripristino ambientale previsti dall'attuale procedimento amministrativo si sono rivelati nel tempo inadeguati e poco incisivi, anche a causa delle carenze strutturali della barriera idraulica. L'avvenuta individuazione del responsabile dell'inquinamento rende oltremodo necessaria una revisione di tale procedimento al fine di implementare e migliorare gli interventi di ripristino ambientale attualmente in opera.

3- “Tamoil si impegna a favorire il riutilizzo produttivo delle aree dismesse e non utilizzate per le attività di deposito”. Fino ad oggi l'azienda non ha mai presentato alcun progetto industriale non ritenendosi vincolata alla bonifica delle aree esterne al polo logistico.

4- “Tamoil si impegna a collaborare ad un progetto di reindustrializzazione di un'area produttiva sul territorio cremonese sviluppando proprie iniziative industriali allo scopo di recuperare in tempi brevi le potenzialità lavorative perse”. Ahimè, anche questo impegno è rimasto nel libro dei sogni.

Alla luce di questo bilancio largamente deficitario, ritengo che l'intero sistema politico-istituzionale cremonese debba avviare una seria riflessione sugli obiettivi non realizzati e sulle iniziative assunte in ambito ambientale che si sono rivelate nel tempo del tutto insufficienti. Dopo la sentenza di condanna per disastro ambientale non sono più comprensibili atteggiamenti di sudditanza o di semplice prudenza nei confronti della società Tamoil. Sulle rive del Po “l'argentea città dalle torri metalliche” non esiste più, il “ricatto occupazionale” è venuto meno e il fiume di denaro libico riversato sulla città, attraverso le tante sponsorizzazioni, si è interrotto da tempo. E' ora di voltare pagina.

consigliere generale del Partito Radicale,

autore dei libri “Gheddafi a Cremona”,

“Morire di petrolio” e “l'Epilogo"

 

Sergio Ravelli


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