27 marzo 2021

Difendiamo la liuteria cremonese da strumenti contraffatti che circolano sul web


Viva er teatro, dove è tutto finto ma gnente c'è de farzo, e questo è vero”. Così recitava il grande e indimenticato Gigi Proietti.

E nella liuteria? Cosa c’è di “vero”, cosa di “falso” e cosa di “finto”?

Con estrema semplificazione si definisce “vero” uno strumento di liuteria del quale è possibile determinare con precisione la paternità; “falso” uno strumento di liuteria contraffatto ma dichiarato autentico; “finto” la restante parte non classificabile nelle precedenti categorie.

Ciò che oggi crea enorme differenza tra il “vero”, il “falso” e il “finto” è il loro valore economico: si può passare rapidamente dai milioni di euro, alle centinaia di euro, alle decine di euro. Appare dunque chiaro quale possa essere il rischio economico per un collezionista o un musicista che, convinto di acquistare un originale, entri poi in possesso di una “copia” o ancor peggio di un “falso”.

Nel comparto degli strumenti musicali la liuteria rappresenta il settore dove si registra maggiormente e con pervicacia il fenomeno contraffattivo.

Il termine contraffazione, in questo specifico settore, può essere associato tanto alle attività di riproduzione di strumenti musicali di fattura industriale con l’intento di scambiarli commercialmente per artigianali ritraendone maggiori profitti, quanto a tutti quei comportamenti che violano un diritto di proprietà intellettuale (contraffazione di marchi d’impresa e segni distintivi, denominazioni d’origine, indicazioni geografiche, diritti d’autore). La necessità di una maggiore tutela della “liuteria cremonese” nasce dal valore attrattivo in essa incorporato, dalla funzione di “collettore di clientela” che la liuteria cremonese realizza attraverso la semplice apposizione sul prodotto del cosìddetto “made in Cremona”. L’utilizzo del segno “made in Cremona” da parte di un soggetto contraffattore (specie se non opera a Cremona e, per di più, non abbia mai messo piede in Città…), fa venir meno il valore che, attraverso tale marchio, l’acquirente attribuisce ad un determinato bene. Esistono ormai numerosi casi accertati di strumenti moderni e contemporanei “falsi” cremonesi compravenduti per somme pari a dieci/quindici volte il loro effettivo valore di mercato. Rispetto ai decenni passati, nel nuovo millennio, grazie anche alla presenza del web, la circolazione di “falsi” è stata esponenzialmente facilitata, dando origine ad un vero e proprio mercato parallelo.

In ambito liutario, gli strumenti ad arco possono essere definiti come beni posizionali, ovvero come beni la cui utilità non è solo legata al loro uso o alla qualità della fattura. L’aumento sul mercato di prodotti di liuteria cremonese contraffatti mostra da una parte l’esposizione del comparto a continui attacchi da parte di chi intravvede, mediante la contraffazione, la possibilità di realizzare elevati profitti e dall’altro la facilità, grazie alle tecnologie informatiche, di duplicazione di marchi, di simboli distintivi che sono determinanti nella fase d’acquisto di specifici prodotti. La contraffazione in liuteria sta producendo certamente danni alle imprese cremonesi, non solo di natura strettamente economica, attribuibili alle mancate vendite e alla conseguente riduzione del fatturato, ma anche alla perdita di riconoscibilità e di credibilità tra i consumatori fuori dai confini nazionali. La presenza di un circuito di prodotti liutari contraffatti altera il normale funzionamento del mercato attraverso una concorrenza sleale basata su prezzi più bassi, resi possibili dai minori costi di produzione, legati alla minore qualità dei materiali utilizzati e, con molta probabilità, al processo di produzione seguìto. Si tralasciano in questa sede i danni sociali e i danni all’Erario pubblico che la commercializzazione di prodotti contraffatti attraverso un mercato parallelo a quello convenzionale comportano. Fino a poco tempo fa gli unici mezzi per commerciare prodotti contraffatti erano rappresentati da canali distributivi fisici. Oggi è possibile acquistare strumenti di liuteria contraffatti anche tramite il web che rappresenta uno dei canali preferiti grazie anche alla possibilità di anonimato. È frequente, inoltre, il ricorso alle aste online, relativamente alle quali la giurisprudenza si è trovata spesso in disaccordo per quanto riguarda la responsabilità che gli intermediari ricoprono verso i potenziali clienti. Il problema principale del commercio online sta nell’impossibilità fisica di vedere il prodotto; l’acquisto si basa infatti su riproduzioni fotografiche, spesso alterate che non consentono all’utente di capire se il bene sia originale o meno. Questi ed altri temi riguardano da vicino la liuteria cremonese. Riprendere una pubblica e competente riflessione sulla materia significa progettare il futuro, anche alla luce delle gravose questioni che il dopo-pandemia porrà.


Perito e CTU presso il Tribunale di Cremona 

Fabio Perrone


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