Dimenticare Messina Denaro
Matteo Messina Denaro, il criminale che era noto anche con le sue sole iniziali MMD, è stato sepolto in solitudine a Castelvetrano. Dopo aver passato gli ultimi mesi curato, chissà se ci ha pensato, dagli uomini delle istituzioni che odiava e che tante volte ha fatto uccidere.
Ora basta parlarne. Il più grande favore postumo che si può tributargli è continuare a evocarlo. Per quel criminale egotico la vera pena è l’oblio.
Lo Stato ha inferto colpi durissimi alla mafia. Certo non con il processo Stato -mafia che era destinato, come è avvenuto, a naufragare dopo aver profuso energie che, con minor enfasi e clamore, avrebbero potuto essere meglio impiegate in altre direzioni. Lo ha fatto con l’intelligente lavoro degli investigatori che negli ultimi anni ha reso definitiva la scomparsa almeno della capacità di spargere terrore di una organizzazione criminale, che in tempi per fortuna lontani, sembrava diventata un contro- Stato. Certo l’impegno dev’essere ancora lungo. Il tessuto economico-sociale è ancora impregnato da una mafia meno sanguinaria ma più subdola, che fa affari, altera la vita economica, realizza con fatture fittizie evasioni tributarie gigantesche, si accaparra fondi europei e appalti, gioca sul tavolo insinuante della protezione- estorsione nei confronti degli imprenditori e ricicla le masse di denaro che provengono dai suoi tradizionali affari illeciti nel campo del narcotraffico nell’economia legale. E tutto questo non risparmia anche il Nord Italia, anzi, per il suo dinamismo economico, è il miglior terreno di caccia.
Ma il pieno controllo su intere comunità siciliane la mafia, quella dei tempi della Cupola, da anni non lo ha più. Questo è l’insegnamento che non dobbiamo dimenticare anche per rispetto a quelle tante realtà della società civile che si sono organizzate e ribellate.
Certo gli inquirenti, che in questi anni non hanno inseguito teoremi ma hanno lavorato sul campo, continueranno a indagare sugli episodi atroci di cui Matteo Messina Denaro è stato protagonista. Ma per favore di questo criminale narcisista che vestiva elegante e non da villano e che vantava di leggere libri ma li sfogliava con le mani grondanti di sangue di uomini, donne e anche bambini, sui mass-media non si parli più.
Messina Denaro ha perso la sua sfida, quella che voleva vincere ad ogni costo. Concludere la sua vita da latitante senza volto mascherando il suo declino fisico, che, immaginiamo la rabbia, lo rendeva simile al resto degli umani e diventando una specie di leggenda. Non c’è riuscito. Ora dimentichiamolo.
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