9 aprile 2023

Dio non si è ancora stancato dell’uomo! E l’uomo si è stancato di Dio?

“Tu credi che Dio si sia stancato dell’uomo?”. La domanda a bruciapelo di un amico, che simpaticamente si definisce “cristiano pensoso”, con il quale ogni tanto mi diletto a ragionare di “fede”, non mi ha lasciato particolarmente sorpreso. Diciamo che questo pensiero mi ha attraversato la mente parecchie volte. Di fronte al male del mondo che ogni giorno si ingigantisce sempre di più, di fronte all’indifferenza che domina i nostri cuori ormai così troppo avvezzi al dolore degli innocenti e allo strazio dei bambini violati, di fronte ai miliardi di dollari spesi per le armi invece che per sfamare i popoli dell’indigenza che continuano a gridare disperati ai popoli dell’opulenza, di fronte alla violenza e all’arroganza che regnano negli animi di tanti, anche a me è venuto da domandarmi: “Dio si è pentito di averci creato? Dio si è stancato di noi?”.

Mentre ragiono tra me e me guardo dalla finestra i rami degli alberi che si stagliano nella piazza del Comune di Castelverde: fino a ieri erano spogli, simili a braccia scarne e nodose che si alzano al Cielo per implorare aiuto, oggi sono già pieni di piccole foglioline verdi che trasmettono un senso profondo di vitalità e di speranza. La primavera, con i suoi colori e i suoi primi tepori, mi dice, che nonostante il cuore marcio dell’uomo, nonostante l’odio regni sovrano, nonostante quest’epoca barbara e rozza, la vita non si ferma, ma continua a germogliare. La vita ha una forza irrefrenabile ed è capace di insinuarsi perfino tra le fessure dell’asfalto.

In fondo anche la primavera è un messaggio di Dio: la vita, anche quando appare sopita se non addirittura morta, torna sempre a germogliare. Dio non si stanca mai di noi, non si pente di averci generati all’esistenza: può forse una madre pentirsi di aver dato alla luce un bambino? Può forse un padre stancarsi di crescere un figlio? Dio resta sempre e comunque un innamorato dell’uomo, un ammiratore di questa sua creatura che si distingue da ogni altro essere vivente per due cose che lo rendono così simile a Lui: la libertà e l’amore!

In realtà dovremmo domandarci se siamo noi che ci siamo stancati di Dio, delle sue promesse, delle sue proposte, dei suoi sogni, delle sue parole che spesso appaiono così esigenti ed incomprensibili, ma allo stesso tempo così affascinanti e vere. Se ci siamo stancati di guardarci dentro e di combattere quel male che comunque resta “nostro compagno di viaggio” fino alla fine di questa vita terrena, se ci siamo stancati di credere nell’amore che tutto offre senza chiedere nulla in cambio, se ci siamo stancati di sperare in questo tempo cupo dove incombe solo l’angoscia e il nichilismo, se ci siamo stancati di chiedere perdono perché tanto non cambia niente in noi, se ci siamo stancanti di pregare perché tanto Dio non ci ascolta, se ci siamo stancati di credere perché è più facile e comodo affidarsi solo a ciò che si vede, si calcola, si tocca, se ci stiamo stancati di guardare con speranza al futuro, di osare mete alte, di dare avvio a progetti ambiziosi!

Non siamo tanto differenti dalle donne che al mattino vanno al sepolcro per imbalsamare un cadavere o tanto diversi dai discepoli che stanno rintanati nel Cenacolo, disperati e spaventati, per timore dei giudei. Anche loro si sono stancati di credere e di sperare.

Ma Dio continua a raggiungerci proprio nei luoghi più reconditi del nostro cuore, negli abissi oscuri del nostro peccato, nei fallimenti che ci umiliano, nelle menzogne che ci mortificano, nelle ipocrisie che inaridiscono il nostro cuore, nelle paure che ci paralizzano. Dio ci raggiunge sempre e dove c’è morte fa rifiorire la vita, dove c’è disperazione fa germogliare la speranza, dove c’è paura fa sbocciare il coraggio, l’ardore, la passione!

La risurrezione, che è il fondamento della nostra fede, non è una teoria, una dottrina, una filosofia. La risurrezione è un fatto, un evento incontrovertibile: Gesù è morto, è stato posto nel sepolcro e dopo tre giorni è risorto!

D’altra parte cosa o chi avrebbe spinto gli undici apostoli ad uscire dal loro rifugio e, senza temere le conseguenze, cominciare ad annunciare il Vangelo di Gesù a quegli stessi uomini che fino a poco prima temevano grandemente? In chi o che cosa hanno trovato il coraggio di rendere pubblica la loro fede se non grazie ad una esperienza reale con il Risorto?

Dove oggi possono trovare i segni della Risurrezione così da ritornare a credere?

Nella testimonianza dei discepoli di Gesù che hanno fatto esperienza diretta del Signore: anzitutto gli apostoli che, grazie al dono dello Spirito, hanno trovato il coraggio di continuare l’opera di Cristo raggiungendo tutti i popoli della terra.  E poi nelle migliaia di martiri che hanno arricchito la storia della Chiesa: uomini e donne così certi della presenza di Cristo vivo da testimoniarlo gioiosamente fino all’effusione del loro sangue. Anche oggi Dio ci dona anime elette che testimoniano con la loro vita la fede nella risurrezione: come non ricordare don Pino Puglisi, che ha dedicato il suo ministero a combattere il male che si chiama mafia e che affrontò i suoi carnefici con il sorriso? Chi gli ha dato la forza di vivere e morire così, se non la fede in un Dio che ha vinto la morte e proprio per questo spinge a combattere l’ingiustizia?

O come dimenticare il giovanissimo Carlo Acutis che è morto sereno a soli 15 anni per una leucemia fulminante offrendo tutte le sue sofferenze per il Papa e la Chiesa? Chi a questo giovane innamorato dell’Eucaristia ha dato il coraggio di guardare con occhi di sfida la morte se non la fede in un Dio vivo che assicura un’eternità felice a chi segue la sua Parola?

O come tacere la bella testimonianza dell’ambasciatore d’Italia in Congo, Luca Attanasio, trucidato per amore dell’Africa e degli Africani due anni fa. Chi lo ha spinto a servire e ad amare queste terre rese aride dall’egoismo dell’uomo più che dalla natura? Chi ha messo nel suo animo il desiderio di operare per la pace, la giustizia e la concordia tra i popoli se non Cristo vivo e risorto? 

A ben vedere segni di risurrezione possiamo trovarne dappertutto: giovani che ancora scommettono la loro esistenza nel sacerdozio, nella vita religiosa, nel matrimonio e che non hanno paura di quel “per sempre” che è la condizione prima dell’amore autentico; sposi che nonostante crisi e litigi mantengono salda la loro unione perché credono nella santità del matrimonio e nel potere sanante del perdono; genitori che vivono con profonda serietà il loro impegno educativo nei confronti dei figli; uomini e donne che lavorano onestamente non solo per riscuotere lo stipendio a fine mese, ma perché vivono la loro professione come una vera e propria vocazione e desiderano dare il loro contributo per la costruzione del bene comune; persone che donano tempo ed energie per gli altri gratuitamente nel grande mondo del volontariato perché sono convinti che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

Segni di risurrezione, di rinascita, di speranza ci sono ovunque! Lo Spirito Santo continua a seminare nel cuore degli uomini questa certezza: Cristo è risorto, è vivo, cammina accanto noi, agisce con noi, ma non senza di noi! Lui non si è stancato dell’uomo, e noi, cristiani del terzo millennio, seppur fragili e intimoriti di fronte a tanto male e tanta violenza, oggi, in questo giorno solenne di Pasqua, vogliamo dirgli che non ci siamo stancati di Lui, anzi Lui, oggi come non mai, ci è indispensabile. Cristo tu ci sei necessario per capire chi siamo, cosa vogliamo, quale strada intraprendere per essere felici e compiuti. “Signore da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna!

BUONA PASQUA!

 

Claudio Rasoli


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